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Economia | 20 gennaio 2021, 07:11

Da fine marzo stop al blocco dei licenziamenti, che cosa accadrà in provincia di Imperia?

Abbiamo analizzato la situazione della provincia di Imperia con Fulvio Fellegara, segretario generale di CGIL Imperia.

Fulvio Fellegara

Fulvio Fellegara

“Se non si creano percorsi alternativi rischiamo di avere un gravissimo problema di natura sociale”: E’ l’allarme lanciato da Fulvio Fellegara, segretario generale di CGIL Imperia di fronte all’avvicinarsi della fine del blocco dei licenziamenti dal 31 marzo. Sono molti i lavoratori che guardano con apprensione a quel momento. “Nessuno può avere realmente idea di che cosa accadrà con la fine del blocco dei licenziamenti e quale sarà la reale incidenza sulla provincia di Imperia” - ammette il rappresentante della camera dei lavoratori. 

La nostra è una realtà lavorativa fatta di tante aziende, in particolare piccole imprese che operano nel campo del turismo e della ristorazione, settori già provati dalla crisi legata al Covid nell'anno appena passato e che guardano al 2021 con ulteriore incertezza. “Certo, questi ambiti sono stati messi a dura prova ed è difficile immaginare cosa accadrà quando le aziende potranno tornare a licenziare ma non dimentichiamoci anche dei negozi di vicinato che a loro volta pagheranno un prezzo molto alto. Non c’è un solo settore che non abbia sofferto dall’inizio della pandemia. Pensiamo ad esempio anche ai lavoratori stagionali. Loro non vengono toccati dal blocco dei licenziamenti ma si tratta di tantissime persone nella riviera dei fiori - sottolinea Fellegara - Sono stati davvero pochi i lavoratori richiamati con la fine del lockdown e l’allentamento delle misure restrittive la scorsa estate. Per loro la situazione era critica già nel 2020 e rimarrà così ancora per molto tempo”. 

Qual è la soluzione prospettata dalla CGIL? “Lo stato di crisi è stato posticipato al 30 aprile ed è fondamentale che venga prolungato anche il blocco dei licenziamenti. - risponde Fellegara - Questo di pari passo con ulteriori strumenti da affiancare. Per questo abbiamo chiesto al Governo di aprire un confronto che porti a una riforma degli ammortizzatori sociali affinché coprano indistintamente tutto il mondo del lavoro, in modo universale. Infine il terzo elemento fondamentale è iniziare a lavorare per lo sviluppo del territorio e del lavoro. A partire dal ‘recovery fund’ si può incentivare il settore dell'edilizia, noi diciamo 'costruire su costruito', con interventi su infrastrutture e puntando sulla messa in sicurezza"

Quali sono gli interventi di sviluppo importanti per la provincia di Imperia? “Da alcuni anni con gli altri sindacati abbiamo avviato una piattaforma di proposte. Abbiamo siglato accordi con Ventimiglia, Sanremo, Imperia, Vallecrosia e stiamo chiudendo con Taggia. Quindi, i maggiori comuni  costieri hanno condiviso un percorso dove indichiamo quelle che a nostro avviso debbano essere le linee guida di sviluppo. Pensiamo ad esempio al proseguimento dell’Aurelia Bis da Sanremo a Ospedaletti e il raddoppio ferroviario, così come gli interventi di messa in sicurezza sulle scuole. Interventi che potrebbero creare posti di lavoro immediati dando una mano al comparto dell’edilizia. Prima del Covid, i lavoratori iscritti alla cassa edile erano 1600 ma negli anni d'oro erano almeno 6mila. Migliorando le vie di collegamento e quindi rendendo la nostra provincia più facilmente raggiungibile, si possono incentivare i futuri flussi turistici verso la nostra zona".

"Infine, non bisogna dimenticare le scuole. La nostra provincia ha la media più alta del nord Italia quando si parla di abbandono scolastico (dati 2019 ndr): circa 22%, mentre la media regionale è di circa l'11%. Bisogna investire nell’edilizia scolastica, mettendo in sicurezza i nostri plessi ma anche puntare a un immediato ritorno in aula in sicurezza. Non abbiamo idea dei danni che la Didattica a Distanza sta causando ai nostri ragazzi mettendo a rischio il loro futuro”. 

Quindi la vostra fotografia sulla provincia di Imperia, prima del Covid era tutt'altro che positiva? "E' questo il punto. Tornare a come era prima del Covid non risolverà i problemi che il nostro territorio aveva. La situazione non era idilliaca già prima dell’arrivo di questo virus. In Liguria, eravamo la provincia con il tasso di disoccupazione più alto e quello di occupazione più basso. Nel 2019, contavamo circa 79mila occupati, quindi circa 6mila lavoratori in meno rispetto al 2014. Bisogna pensare che gli indici peggioreranno ulteriormente rispetto a quelli negativi che avevamo già visto nell’era pre-Covid. Oggi, ragionare su come fare sviluppo del territorio e quindi incrementare il lavoro, diventa una questione di sopravvivenza" - conclude Fellegara.

Stefano Michero

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