Tra storia e ricordi - 17 gennaio 2021, 11:00

'I racconti di Libereso: la Strada di San Giovanni'. La seconda parte dello storico documentario

Nella rubrica 'Tra Storia e Ricordi' di Roberto Pecchinino

'Tra Storia e Ricordi', la rubrica curata dal regista e documentarista Roberto Pecchinino, oggi con la 106ª puntata, si conclude il viaggio del documentario "I racconti di Libereso: la Strada di San Giovanni", che ci ha portati a scoprire la famosa "Strada di San Giovanni". Tra i protagonisti di questa storia è la dott.ssa Paola Forneris, che mi ha coinvolto in questo importante progetto, che tra tutti i reportage o documentari su Libereso Guglielmi, questo è forse l'unico che testimonia non solo la storia della strada di San Giovanni, tanto cara a Italo Calvino, ma anche uno dei personaggi tanto amati e straordinari della nostra città, l'indimenticabile Libereso Guglielmi il giardiniere di Calvino.

Questo documentario - racconta la dott.ssa Paola Forneris - risale agli anni in cui ero incaricata della direzione della Biblioteca Civica(2007) e nacque dal preciso intento di fornire una testimonianza visiva di “un angolo di mondo”, importante sotto il profilo letterario ed ambientale prima che potesse sparire definitivamente.

Era il 2007. Con Loretta Marchi ci eravamo dedicate ad un operazione di riordino del Fondo Mario ed Eva Mameli Calvino, donato per volontà del figlio, lo scrittore Italo Calvino alla Biblioteca Civica che aveva prodotto due risultati significativi: la pubblicazione del libro Il giardino segreto dei Calvino e la realizzazione della Mostra Calvino e le sue radici.

Portammo così alla luce il meraviglioso Archivio Fotografico del Fondo pubblicando le immagini dei genitori di Italo Calvino e quelle dello scrittore ritratto bambino a Cuba e poi a Sanremo.

Libereso, quasi coetaneo, di Calvino, che era stato allievo del prof. Mario Calvino nella Stazione Sperimentale di Villa Meridiana, condividendo la vita della famiglia Calvino, poteva rappresentare, anzi era l’anello di congiunzione tra il passato che non esisteva più se non nelle sbiadite fotografie in bianco e nero che ci erano pervenute con il lascito e il presente.

Ci spingeva la curiosità di verificare sul posto che cosa era rimasto della Strada di San Giovanni, se ancora si potevano vedere i luoghi descritti dalla penna di Italo Calvino o se erano stati consumati e travolti dal tempo e dall’incuria degli uomini.

Fu cosi che prese forma il progetto di realizzare il documentario, ne parlai con il regista Roberto Pecchinino che fu subito entusiasta,

Il documentario è, in sintesi, la traduzione in immagini dei luoghi che sono i protagonisti del racconto di Italo Calvino, La strada di San Giovanni, luoghi peraltro già mutati con il passare del tempo da quelli descritti nel racconto, ma che tornano, tuttavia, grazie alla testimonianza preziosa di Libereso , a rivivere.

 In certe sequenze, soprattutto all’inizio si richiede un grande sforzo di immaginazione per ricreare il paesaggio di un tempo escludendo dalla vista le costruzioni recenti, ma man mano che si prosegue verso la campagna di San Giovanni lasciandosi indietro la strada asfaltata e i rumori della città, si compie un incantesimo.

Quel mondo fatto di vegetazione, laghetti, beodi, piante spontanee che sembrava irrimediabilmente perduto, torna ad affiorare. 

Il documentario viene ad essere un percorso alla conoscenza delle piante spontanee del ponente ligure, piante confinate allora come ora nelle zone del territorio più lontane dalla costa e sopravvissute magicamente alla invasione del cemento

 Ma si arricchisce anche di un altro significato. Quello di consegnarci un ritratto a tutto tondo di Libereso che da quei lontani anni trascorsi alla Stazione Sperimentale diretta da Mario Calvino, ha compiuto un lungo cammino che lo ha portato a diventare un giardiniere di fama internazionale.

Libereso una volta mi disse: vedi Mario Calvino ebbe tanti allievi ma dei tanti che impararono da lui, solo io ho fatto tesoro dei suoi insegnamenti

Questo vedere del mondo le piante e ciò che ha attinenza con le piante, questa passione di conoscere il mondo vegetale scoprendone la varietà, questa curiosità per il mondo naturale sentendolo alleato e non ostile, sono tutti caratteri acquisiti da Libereso in quei lontani anni ed erano diventati la sua nota distintiva.

Quella capacità che ha avuto Libereso nel trasmettere il suo insegnamento in modo diretto, senza mai porsi su di un piedistallo, riusciva ad entrare immediatamente in sintonia con il suo interlocutore. Lo si può riscontrare in alcune sequenze, là dove si mette a conversare con un passante sul ponte che si affaccia sul laghetto di Tasciaire, rievocando episodi della fanciullezza o quando improvvisa una piccola lezioncina mentre percorriamo il beodo di San Giovanni.

Ci auguriamo dunque che questo documentario venga acquisito dagli Istituti scolastici, fatto vedere agli studenti e considerato un ausilio didattico importante, sia per conoscere meglio Italo Calvino, e sia per rendere omaggio a chi ha portato avanti sino all'età di 90 anni il messaggio del grande scienziato e botanico sanremese Mario Calvino.

Redazione