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Politica | 30 settembre 2020, 11:26

Spese pazze in regione, Saso: "Condannato per pranzi e cene politico-istituzionali, comportamenti di altri hanno danneggiato la categoria"

“C'è chi ha fatto passare acquisti come spese di rappresentanza, quando invece erano prettamente personali”

Spese pazze in regione, Saso: "Condannato per pranzi e cene politico-istituzionali, comportamenti di altri hanno danneggiato la categoria"


“Certi comportamenti, da parte di miei ex colleghi nei consigli regionali, in Liguria, ma anche nel resto d'Italia, hanno gettato un'onta su tutti noi che ha condizionato l'opinione pubblica”. Alessio Saso, ex consigliere regionale, si sfoga dopo la sentenza di ieri che lo ha condannato a un anno e undici mesi per le cosiddette 'spese pazze' in regione Liguria.

A Saso sono contestati circa 300 tra pranzi, cene e aperitivi svolti tra il 2005 e il 2010. “Tutte attività politico-istituzionali, che era legittimo svolgere”, sostiene l'ex consigliere, ma la spiegazione non ha convinto la procura, né il tribunale che ieri lo ha condannato insieme ad altri diciotto ex colleghi.

“Si è ribaltato l'onere della prova, non è stata la procura a dover dimostrare che quei pranzi e quelle cene erano illegittime, ma il sottoscritto a cui è stato chiesto di dimostrare l'indimostrabile, perché come si fa a distanza di così tanti anni a portare le giustificazioni delle attività elettorali svolte sul territorio?”.

All'epoca la legge regionale, nel frattempo abrogata dagli stessi consiglieri inquisiti, prevedeva i rimborsi spese per le attività elettorali dei consiglieri. Alcuni, come Saso, li hanno spesi per pranzi, cene e aperitivi, attività elettorali per Saso che al processo ha portato cinquanta testimoni, tra cui ufficiali dei carabinieri. Ad altri erano state contestate spese difficilmente attribuibili ad attività politiche, come l'acquisto di biancheria intima.

“C'è chi ha fatto passare acquisti di quel genere come spese di rappresentanza, quando invece erano prettamente personali. Questo e altri comportamenti, anche in altre regioni, danneggiano tutta la categoria”.

Saso non si arrende e andrà avanti in appello, anche per l'altra condanna, quella relativa ai rimborsi, sempre di pranzi e cene, per le attività svolte tra il 2010 e il 2012. “Ci sono sentenze in appello e cassazione che ribaltano l'onere della prova, stabilendo che debba essere a carico della procura”, conclude l'ex consigliere.

Francesco Li Noce

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