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Al Direttore | 28 giugno 2020, 10:39

1528. Ventimiglia e la Liguria tra un'epidemia di peste e le fortune di Andrea Doria

Casalino ci racconta gli eventi di una nuova terribile epidemia di peste che colpì il ponente intorno al 1500 e ciò che accadde nel day after

Andrea Doria

Andrea Doria

Con descrizioni simili a quelle del Boccaccio e del Machiavelli in occasione della peste di Firenze del 1348 e del 1522/1523, le cronache della Liguria del 1528 ci raccontano gli eventi di una nuova terribile epidemia di peste e del day after che la seguì. Morti ovunque, attività sospese, compresa quella della amministrazione della giustizia, la mancanza totale di solidarietà sociale e famigliare, sbandati e straccioni vaganti per le strade, furti ed omicidi, saccheggi e confusione tra il tragico e talora il comico di episodi fondati soprattutto sull'istinto di sopravvivenza. Quel periodo storico era già segnato da avvenimenti politici straordinari. La Liguria, sotto assedio e ridotta alla fame dal blocco navale filo francese imposto da Andrea Doria, che, da uomo d'armi di Papa Clemente VII, era passato al servizio del Re di Francia, venne colpita da una delle peggiori epidemie della sua storia.

Il morbo giunse da Napoli alla fine del 1527, assediata dai Francesi e dagli uomini di Andrea Doria. “...nelle città e nei borghi costieri ad ogni passo scorgevasi cadaveri” anche perché la popolazione era indebolita dalla carestia. Fu quello, comunque, uno degli ultimi spaventosi attacchi di peste, prima di quella finale del 1749, data che segnerà la scomparsa definitiva di tale genere di male dall'Europa occidentale. I riflessi della situazione politica internazionale, nella circostanza, si fecero pesantemente e specialmente sentire a Ventimiglia, che dall'inizio del XVI secolo viveva una fase difficile. La peste del 1528 non fece che aggravarne gli effetti, se pur la città disponesse di ottime capacità di difesa dal contagio.

Ventimiglia, il cui territorio era collocato tra i Feudi di Monaco, Tenda, Dolceacqua e del Ducato Sabaudo, subiva, invece, le interferenze continue di tali potentati, con l'inevitabile sorgere di contese intestine. Nel 1501i Lascaris di Tenda avevano stretto un'alleanza con i Savoia, a seguito del matrimonio tra Anna Lascaris e Roberto, figlio spurio, poi riconosciuto, di Filippo Bresse, Duca di Savoia. Le ingerenze sabaude nel territorio intemelio si fecero più pressanti. Nel frattempo, Ventimiglia, divenuta nel 1505 possedimento genovese, venne ceduta al Banco di San Giorgio, che a causa della verificarsi della eccedenza del grano dell'Annona locale, ne decise la vendita di una parte, provocando dissapori su larga scala nella città e nel Capitanato. In quel tempo, Andrea Doria, esule da Genova, caduta sotto il governo dell'Adorno e degli spagnoli, operava da Monaco e ordiva trame per contrastare gli avversari, mirando anche al recupero del potere centrale.

Le vicende del Doria, rimasto in possesso solo del castello di Lerici a Levante, mentre contava sempre di ingenti forze a Ponente e particolarmente sul mare, grazie al supporto francese, si intrecciarono sensibilmente con i destini di Ventimiglia E in grande con quelli della Spagna. Andrea Doria organizzò, infatti, l'assassinio di Luciano Grimaldi, principe di Monaco, tramite lo scellerato di lui nipote Bartolomeo, e sguinzagliò i suoi fedeli nel centro intemelio per condizionarne le sorti. Agostino Grimaldi, vescovo di Grasse ed abate di Lerins accusò Ventimiglia di ospitare gli assassini e i seguaci del Doria, chiedendo perentoriamente la consegna dei colpevoli.

Il tutto quando, con un'abile  e fortunata scelta strategica, Andrea Doria rovesciò a sorpresa le alleanze, passando sotto il vessillo della Spagna. Non è un caso, infatti, che Carlo V di Spagna invase in quei giorni la Francia meridionale e trasformò  Monaco in un protettorato spagnolo. Il Doria riprese il controllo di Genova e iniziò per lui, per la Superba e per la Liguria la più gloriosa stagione della loro storia. Quando la successiva ondata di peste del 1579 divampò in Liguria (solo a Ponente fece 50mila morti), il Doria era già morto e anche la sua amata e natia Oneglia era stata ceduta dalla Superba al Duca di Savoia. Ma l'eredità dell'Ammiraglio genovese continuò ancora a lungo a produrre i suoi importanti frutti.

Pierluigi Casalino

Redazione

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