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Economia | 26 giugno 2020, 12:21

Bankitalia: in Liguria conseguenze "significative" della pandemia, ma il sistema ha affrontato la crisi "meglio" rispetto al passato

Presentato stamani il rapporto sulle economie regionali. Tra i dati: il 70% in più di ore autorizzate di Cig. Restano "solidi" le condizioni finanziarie delle famiglie e il reddito pro capite è al di sopra della media italiana

Bankitalia: in Liguria conseguenze "significative" della pandemia, ma il sistema ha affrontato la crisi "meglio" rispetto al passato

“Effetti negativi pervasivi”: questo il dato che emerge dal rapporto denominato "l'economia della Liguria" a cura della sede di Genova della Banca d'Italia. Una fotografia degli effetti e dei risvolti della crisi economica dettata dalla pandemia, dovuta al contagio da covid-19, presentata stamani in video conferenza da Marina Avallone, a capo della sede genovese, e da Alessandro Fabbrini, coordinatore del rapporto. Si è tratto di un vero e proprio “shock economico” che la nostra regione ha subito. Per redigere il rapporto sono state individuate quattro macro categorie: le imprese, il mercato del lavoro e le famiglie, i mercato del reddito e la finanza pubblica. “Sulla base di nostre stime sui conti economici territoriali dell’Istat, è scritto nel rapporto, la chiusura delle attività considerate non essenziali per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha riguardato in Liguria attività economiche cui è riconducibile direttamente circa il 24 per cento del valore aggiunto, a fronte del 27,7 nella media italiana”.

Secondo l’indagine straordinaria della Banca d’Italia sugli effetti del virus, l’85% delle imprese dell’industria, in senso stretto, e dei servizi con almeno 20 addetti ha accusato conseguenze negative della pandemia e delle connesse misure di contenimento. La metà delle aziende industriali liguri stima per il primo semestre del 2020 un calo del fatturato, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, almeno pari al 15%. Per la seconda parte dell’anno gli operatori contattati si attendono un parziale recupero, che limiterebbe nel complesso la contrazione delle vendite per l’intero 2020 intorno al 5%. L’impatto sarebbe maggiore per le aziende del terziario rispetto a quelle industriali: nei servizi la quota di imprese che prevede per il primo semestre una diminuzione delle vendite almeno pari a 15 punti percentuali sale al 70%. Le conseguenze negative riguardano in primo luogo il calo della domanda interna. Nel primo trimestre di quest’anno le esportazioni (al netto della cantieristica) sono diminuite del 6%. Le conseguenze della pandemia sono maggiori per i servizi rispetto all’industria. I movimenti passeggeri aeroportuali e portuali (traghetti e crociere) si sono quasi azzerati. Le merci movimentate attraverso il nostro sistema portuale hanno iniziato a diminuire a marzo. I risultati del comparto turistico dipenderanno dagli esiti della stagione estiva, tra esigenze di distanziamento sociale e prudenza da parte della clientela.

Sul fronte del credito alle imprese nel primo trimestre 2020 il calo dei prestiti bancari si è attenuato. L’emergenza sanitaria, riducendo i fatturati, da un lato deprime la domanda di credito, ma dall’altro genera un fabbisogno di liquidità per fronteggiare ritardi negli incassi e copertura dei costi fissi. Per quanto riguarda le misure governative attraverso moratorie e garanzie sui prestiti al 23 giugno erano state raccolte oltre 15.400 richieste (quasi 600 milioni di euro), per il 93% su prestiti fino a 25.000 euro.

Il sistema produttivo, però è riportato nel rapporto, sta affrontando la crisi in condizioni migliori rispetto al passato: nell’ultimo decennio è aumentata la redditività ed è calato l’indebitamento; è diminuita la percentuale di aziende finanziariamente vulnerabili. L’emergenza sanitaria tuttavia può incrementare il fabbisogno finanziario delle imprese, specie in ragione delle accresciute difficoltà nei pagamenti da parte dei clienti; la necessità di fronteggiare i mancati o ritardati incassi commerciali ha probabilmente determinato un maggiore utilizzo dei margini disponibili sulle linee di credito: nel primo trimestre del 2020 il calo dei prestiti bancari alle imprese ne è risultato attenuato (-2,9 per cento; -5,9 a dicembre 2019).

La pandemia, poi ha accentuato le criticità relative al mercato del lavoro “ancora pesantemente segnato dalle recessioni dello scorso decennio”. Nel primo trimestre dell’anno lieve è il calo degli occupati (-0,6%) e minore partecipazione al mercato del lavoro. Gli avviamenti al lavoro in marzo e aprile si sono più che dimezzati. C’è stato un forte aumento degli ammortizzatori sociali ”tradizionali”: sussidi di disoccupazione e soprattutto cassa integrazione guadagni. Il rapporto, però analizza solo le ore di cassa integrazione autorizzate ai lavoratori e non le domande pervenute. C’è stato quindi un aumento del 40% agli ammortizzatori sociali e la cassa integrazione guadagni risulta essere aumentata del 70% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a causa della significativa ripresa degli interventi straordinari, più che raddoppiati rispetto all’anno precedente e concentrati soprattutto nei settori meccanico, metallurgico ed edile. Ad aprile il totale delle ore di Cig autorizzate ha superato i 13 milioni (quasi 70 volte in più rispetto allo stesso mese del 2019); più di 800 mila ore riguardavano interventi di Cig in deroga, destinata ai lavoratori dipendenti non coperti dagli strumenti ordinari di integrazione salariale; l’Inps ha stimato che in Liguria questi ultimi siano più di 64 mila (pari a circa il 14 per cento dei lavoratori dipendenti, in linea con il dato italiano). La Banca di Italia paventa possibili ricadute anche per i lavoratori autonomi, meno protetti dagli ammortizzatori sociali.

Nel primo trimestre si è registrato un rallentamento dei prestiti alle famiglie. Sul credito al consumo hanno pesato anche i minori acquisti di beni durevoli, a causa del lockdown. Sui mutui ha inciso per la stessa ragione la diminuzione delle transazioni immobiliari. Si mantiene vivace il ricorso a surroghe e sostituzioni di contratti già in essere.La quota di contratti in essere a tasso fisso ha superato il 52% del totale, rendendo le famiglie meno esposte a un eventuale rialzo dei tassi. Le condizioni finanziarie delle famiglie comunque rimangono solide.La ricchezza totale è pari a 11 volte il reddito disponibile. La crescente preferenza per le attività più liquide o diversificate può contribuire ad attenuare gli effetti della crisi. L’indebitamento finanziario resta contenuto, con un’incidenza scesa nel decennio di quasi un punto, al 44,8% (51,6 nel Nord Ovest e 50,4 in Italia). In Liguria il reddito disponibile pro capite (22.000 euro) è ben al di sopra della media italiana (18.900), ma le quote di famiglie in povertà assoluta (7%) e di individui che vivono in nuclei familiari senza redditi da lavoro (oltre il 9%) sono vicine ai valori nazionali e superiori a quelli del Nord Ovest. Anche i dati relativi all’incidenza delle famiglie percettrici di reddito di cittadinanza indicano una maggiore ricorrenza di situazioni di fragilità rispetto alle regioni nordoccidentali. Nei primi mesi del 2020 il credito erogato alle famiglie consumatrici liguri da banche e società finanziarie ha rallentato all’1,7% (2,7 a dicembre 2019): le nuove operazioni di mutuo hanno risentito della riduzione del numero delle transazioni immobiliari; il credito al consumo della minore spesa in beni durevoli, in particolare in autoveicoli.

Quale è stata la reazione dell’operatore pubblico locale? Nel rapporto viene sottolineato come per fronteggiare l’emergenza sanitaria, in regione sono state assunte unità aggiuntive di personale sanitario ed è stata ampliata la capacità di accoglienza nei posti letti in terapia intensiva. A integrazione delle misure governative per famiglie e imprese, la Regione Liguria ha definito interventi di sostegno: per le imprese questi hanno riguardato l’accesso al credito, la patrimonializzazione, la digitalizzazione e gli investimenti nella safety. Anche i bilanci comunali sono stati coinvolti, soprattutto a causa del calo delle entrate. In definitiva in Liguria le conseguenze economiche dell’epidemia sono significative e possono risultare intensificate dalle caratteristiche del tessuto economico. Infatti la nostra regione, oltre che essere la più terziarizzata del Nord Italia, trae una porzione importante del prodotto da comparti che si basano sulla mobilità di merci e persone: trasporti, logistica e turismo. A ciò si aggiungono un mercato del lavoro che non si era ancora ripreso del tutto dalla doppia recessione degli anni precedenti e situazioni di fragilità nella porzione più povera della popolazione o meno tutelata dagli ammortizzatori sociali. “Nonostante ciò, il sistema produttivo si trova nel complesso in condizioni migliori rispetto al passato nell’affrontare la crisi, è riportato nel documento, sia per il ridotto grado di indebitamento, sia per le scorte accumulate di liquidità”.  

Adesso quindi la Banca di Italia analizzerà, in vista del prossimo rapporto, l’andamento economico del territorio post lockdown. C’è anche, però un dato su cui si dovrà tenere conto ossia quello relativi agli effetti dei cosiddetto “blocco autostradale” che sta interessando la nostra regione. “Ci sono due impatti per quanto riguarda l’economia ligure- ha chiosato Fabbrini. Si tratta del sovraccosto di tutto il tutto sistema logistico; i tempi di percorrenza infatti, hanno un impatto diretto sui conti economici del sistema produttivo. Inoltre, vi è il rischio del dirottamento dei flussi di merci nei sistemi portuali concorrenti”.

 

Angela Panzera

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