- 18 giugno 2020, 00:00

Oggi è la Giornata internazionale del picnic: finalmente un piacevole momento di relax

World picnic day: le regole da seguire per organizzare una scampagnata perfetta. I consigli di Barbara Ronchi della Rocca

Le petite déjeuner sur l'herbe  di Édouard Manet (1863) conservato al museo d'Orsay di Parigi.

Le petite déjeuner sur l'herbe di Édouard Manet (1863) conservato al museo d'Orsay di Parigi.

Dopo un lungo periodo segnato dalla convivenza col coronavirus e dal distanziamento sociale cresce la voglia di stare all’aria aperta immersi nel verde della natura.

Cosa c’è di meglio di mangiare all’aperto in una giornata di sole? Nulla, è un piacere impagabile ed è facile da realizzare: basta scegliere un bel posto, una coperta ed un cestino con pietanze e vivande ed il successo è assicurato!

Il pic nic deriva dal francese piquer, spilluzzicare e nique, piccola cosa. Ma il termine non deve trarvi in inganno perché ha una tradizione ricca di storia, che parte fin dall’antichità.

Per scoprire la sua storia e per conoscere le regole perfette del galateo del pic nic abbiamo intervistato Barbara Ronchi della Rocca, esperta di Galateo e bon ton.

Quando nasce il pic nic?

Il condividere il cibo all’aria aperta vanta antichissime origini: già i romani amavano organizzare merende bucoliche nelle grotte, vicino a una sorgente, o in casupole costruite sugli alberi. Plinio nella sua quinta epistola ricorda un pranzo all’aperto accanto alle fontane del parco della sua villa Tuscolana, con i cibi contenuti in vassoi sagomati a forma di barchetta, che galleggiano da un commensale all’altro. E nel Decamerone Nastagio degli Onesti “fece magnificamente apprestar da mangiare e fece le tavole mettere sotto i pini”. Ci furono anche pic nic devoti, come quello organizzato da S. Filippo Neri che, in occasione del pellegrinaggio delle sette chiese di Roma, da lui inventato, forniva ai partecipanti (solo uomini, però: le donne non erano ammesse) un involto contenente una pagnotta di pane, due mele, un pezzo di formaggio, due fette di salame, mezza provatura; in più, un fiasco di vino ogni due persone. Nell’Ottocento invece reali e aristocratici consumavano all’aperto delle “Colazioni da caccia” di cui Alexandre Dumas nel suo Grand dictionnaire de cuisine (1872) ci fornisce un menu: hors d’oeuvre di melone, pasticcio di pollame e prosciutto, lepre in salmì à la minute, stufato di coniglio giovane alla cacciatora, cosciotto d’agnello con fagioli bianchi, insalata, crema alla paesana. Per dessert torta farcita, formaggio, frutta e pasticcini. Vini chablis, fleury, champagne, caffè e cognac.

 

E oggi?

Né pranzo né cena, né evasione né routine, oggi il pic nic è una moda trasversale, che accomuna conservatori e ribelli, aristocratici e popolani, fini gourmet e paladini della mortadella. A dire il vero, non è poi una moda così difficile da cavalcare, in quanto non ci sono modelli fissi cui ispirarsi. Persino la Regina Elisabetta non resiste al suo fascino, e d’estate, quando è in vacanza al Castello di Balmoral, tempo permettendo organizza un pic nic nel parco in compagnia del Principe Filippo e di nipoti e pronipoti: di rigore, tovaglia stesa per terra e piatti e bicchieri in plastica, come i comuni mortali. Quindi, come noi tutti: perché a tutti qualche volta piace tornare bambini, e mangiare scomodamente seduti sul prato, con l’immancabile contorno di formiche.

Come festeggiare il World picnic day?

Se preferite la semplicità bucolica – come Queen Elizabeth – ve la caverete benissimo con la classica la tovaglia-plaid a quadretti su cui disporre pane e salame e polli arrosto su piatti di carta.  Niente piatti né posate invece nella tradizione del pic nic all’americana: non i banali hamburger party del 4 luglio, ma veri, raffinati riti sociali di cui erano inarrivabili modelli i Kennedy e i Rockefeller: ciambelline salate con formaggio o salmone e panna acida, panini vari, bistecche e salsicce arrostite secondo i dettami dell’indiscusso best seller di Steven Raichlen “The barbecue Bible”, e tanta frutta e verdura. Da bere, solo acqua e menta e thè freddo.  Per la storia, il condimento da insalate, il thousand islands, è nato proprio qui, per insaporire le foglie di lattuga e le fette di pomodoro infilati tra due fette di pane.

Amava i déjeuner sur l’herbe nelle campagne presso Tours il poeta Edmond Rostand, tanto che scrisse una poesia con la ricetta della Salade tourangelle, piatto forte dell’occasione! In Germania la moda della merenda all’aperto rivive come divertimento di qualità, offerto da ristoranti, alberghi, ma anche musei e agriturismi: può essere una pausa a buon mercato durante la visita a un museo, o una gita in elicottero o in Rolls Royce per Vip senza problemi di budget. A Berlino il Juedisches Museum, (il Museo ebraico) offre ai suoi visitatori la possibilità di un pranzo kasher nel prato antistante l’edificio; la guest house del parco nazionale del Mueritz, nella profonda Germania Est, propone ricette revival della vita semplice di una volta: pollo grigliato, patate, polpette berlinesi, spumante secco locale. Per chi è disposto a spendere 1200 € a persona Johann Lafer, il più blasonato tele cuoco tedesco, propone a Stromberg (Renania-Palatinato) il pic nic superlusso: trasportati in Rolls e in elicottero, gli ospiti arrivano su un prato isolato, dove camerieri in giacca bianca servono arrosti di carni provenienti da allevamenti ecologici locali e pesce freschissimo, da innaffiare con Brunello di Montalcino e Chateau Talbot. È l’occasione ideale per sfoggiare la pic nic jacket creata dalla casa di moda sportiva Schneiders Salzburg: una giacca sahariana che contiene un telo per sedersi sull’erba. Cose da ricchi, insomma. Niente a che vedere però con la festa di maggio a Glyndebourne, nel Sussex, un appuntamento irrinunciabile per i melomani, ma anche il pic nic più elegante del mondo: prima di assistere al concerto di musica classica, uomini in smoking e signore in lungo tirano fuori dal baule delle Rolls i cestoni di vimini finto rustico, con piatti di porcellana, posate d’argento e tovaglie di lino. Il menu? Quiche lorraine, foie gras, prosciutto S. Daniele, e le immancabili bottiglie di Champagne tenute alla temperatura ideale nell’acqua del laghetto. Ma per la serie “un bel gioco dura poco”, i commensali hanno a disposizione solo 76 minuti esatti per godersi i piaceri del palato, prima di bearsi di quelli della musica.

Il pic nic dei londinesi è invece un cartoccio di Fish & chips da mangiare seduti su una panchina del parco: con un senso tutto british del compromesso accettano che il cibo sia correttamente avvolto in carta per alimenti, come imposto dall’Ufficio di Igiene, ma poi pretendono anche che sia incartato nella classica carta di giornale, come una volta. I più snob esigono che sia un foglio del Times!

E in Italia?

Purtroppo, quando parliamo di pic nic, la prima immagine che si affaccia alla nostra mente è un Alberto Sordi in canottiera, sulla piazzola dell’autostrada, seduto a un tavolino pieghevole in compagnia di voraci matrone taglia extralarge che si abboffano di abbacchio e pasta al forno.


Ma fortunatamente abbiamo ben altri modelli mondani cui ispirarci: dal rituale pic nic cortinese del 16 agosto a casa Marzotto,  (menu: carne alla brace  e cibi fusion, e tutti  in costume tipico ampezzano); al  Déjeuner sur l’herbe ottobrino  nel parco secolare dei castelli friulani di Strassoldo di sopra e di sotto, con bio-delikatessen  tradizionali accompagnati da brûlé di mela; a quelli fiorentini dei principi Corsini; fino  alle splendide “merende sinoire” tradizionali piemontesi, che durano dal crepuscolo a notte alta, fondendo appunto merenda e cena, con una infinita serie (fino a 50!)  di leccornie fredde e calde che – erroneamente – qualcuno chiama antipasti…Non è detto che da questo rito bucolico-mangereccio siano esclusi i  più pigri e le persone poco avventurose: alcuni dei pic nic più gradevoli della mia vita li ho vissuti da amici francesi, che apparecchiavano nel giardino di casa, magari trasportandovi qualche mobile dell’arredo del salotto: chi non amava sedersi per terra si muniva di una seggiolina, chi temeva le prime brezze si poneva al riparo di un paravento, tutti si rendevano più comoda la vita sedendosi sui gonfi cuscini del divano. Mangiando formaggi, quiches, uova sode e crudités con una salsa aioli. È buon vino rosso, in cui intingere le classiche friandises (così i francesi chiamano la nostra “pasticceria secca”) e le madeleines, come dei personaggi di Proust.

 

Quali i consigli per preparare un pic nic senza errori?

Qualunque sia la nostra versione di pic nic, casereccio o raffinato, su un prato, in giardino o dovunque si respiri aria di vacanza, prepariamo accanto agli immancabili panini, insalate, quiches, crostate, macedonie, tutti cibi stuzzicanti ma veloci da preparare, da mangiare felicemente con le mani, o con posate e piatti di plastica, ma senza colare sughi e olio dappertutto. Da bere, acqua e succhi di frutta, ma anche freschissime bollicine; nel qual caso, i bicchieri di vetro sono irrinunciabili. Saranno piccoli tumbler, senza piede, come in un quadro di Manet.

E il galateo?

Non commettiamo l’errore di credere che un’occasione così non conosca galateo, perché alcune regole fisse da rispettare ci sono sempre: vestiamoci in modo pratico, rinunciando a gonne, sciarpe e a tutto ciò che limita i movimenti, si stropiccia, si impiglia, si macchia. Il guardaroba giusto è fatto di pantaloni corti e lunghi, così da poterci sedere senza preoccupazioni e senza dare scandalo, camicie o t-shirt, maglioncini per la sera. E solo sandali bassi ed espadrillas, o sneakers; ma non togliamoci le scarpe se abbiamo camminato per più di cinque minuti.  E naturalmente, portiamoci via tutti gli avanzi, biodegradabili e non.

Il pic nic nell'arte

Sono moltissimi gli artisti che hanno realizzato opere raf􀁽gurando il pic nic., tema molto caro agli impressionisti. Fra i molti quadri uno dei più famosi è sicuramente quello realizzato da Manet, Le petite déjeuner sur l'herbe, che si è ispirato ad un capolavoro di Tiziano del 1500. Manet raf􀁽gura con ironia signori bohemien, accompagnati da donne, di cui una nuda in primo piano, dando vita ad uno dei più clamorosi scandali artistici dell’intera storia dell’arte.

A questo riguardo un indirizzo imperdibile per i raffinati da pic nic, o aspiranti tali è proprio l’art shop del Musée d’Orsay a Parigi, dove si possono comprare riproduzioni perfette delle trine e dei cristalli immortalati da Manet nel famoso quadro. Manca solo la fanciulla nuda, ma a quella dovete provvedere da soli! 

 W il pic nic, dunque!

Claudio Porchia

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Ti potrebbero interessare anche:

SU