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Sanità | 05 aprile 2020, 07:11

Coronavirus, quasi 200 test sierologici al giorno in Asl1 al personale sanitario, dottor Poggi: “Dalla settimana prossima li allarghiamo ai lavoratori delle Rsa”

L’Asl 1 è partita in anticipo, controlli a tappeto su medici, infermieri e oss. Poggi: “Allargarli al resto della popolazione? Possibile, ma le risorse scarseggiano”

Coronavirus, quasi 200 test sierologici al giorno in Asl1 al personale sanitario, dottor Poggi: “Dalla settimana prossima li allarghiamo ai lavoratori delle Rsa”

Nel pieno dell'emergenza coronavirus, sono partiti da una settimana, prima che in altre regioni, al ritmo di quasi duecento al giorno, i test sierologici fatti dal laboratorio di analisi dell’Asl1 imperiese guidato dal dottor Giandomenico Poggi. Test, i cui risultati arrivano entro la giornata, che servono a individuare gli anticorpi, per capire chi tra la popolazione ha già contratto il covid-19 ed è dunque immune, almeno per un periodo.

Abbiamo intervistato il dottor Poggi, a cui abbiamo chiesto di spiegarci nel dettaglio quali sono le caratteristiche del test: “Noi facciamo due tipi di test: il tampone, che individua il virus tramite un tampone nasofaringeo e i test sierologici che sono degli screening, che al momento facciamo a tutti gli operatori sanitari per vedere se hanno avuto un contatto con il virus e si sono sviluppati quindi degli anticorpi. Gli anticorpi sono di due categorie: IgM, significa un contatto recente, e IgG, che significa un contatto remoto”.

Qual è lo scopo? “Lo scopo è fare uno screening sulla popolazione, in questo caso quella sanitaria dell’Asl, per prendere provvedimenti in base alla risposta anticorpale. Esistono vari tipi di combinazioni: IgM positive e IgG negative, quindi si prosegue con un tampone per vedere se ci sono infezioni in atto, oppure IgG positive e IgM negative, che significa contatto passato, o possiamo avere tutto negativo, quindi un soggetto mai venuto a contatto con il virus, oppure la conversione sierologica, ovvero presenza di IgM e IgG, che significano che c’è stato un contatto, che si stanno formando anticorpi IgM, ma si stanno formando anche anticorpi IgG, e quindi c’è stato un contatto con il virus che sta producendo anticorpi”.

Quindi, IgG positivo, ma tampone negativo, significa che una persona l’ha avuto ed è immune? “Esatto, in quel caso il soggetto in questo momento è immune, non sappiamo dire per quanto tempo”.


Il test sierologico serve quindi in ottica di una ripartenza in fase due? “Serve anche a fare una fotografia dello stato della popolazione, quindi capire quanti si sono immunizzati, quanti no, quanti hanno avuto il contatto. Penso che potrebbe anche essere esteso a livello nazionale, alcune regioni si stanno attrezzando per farlo”.

Chi viene sottoposto al test in Asl1? “Abbiamo iniziato sabato scorso, per adesso stiamo testando il personale sanitario, presumibilmente dalla prossima settimana allargheremo il test al personale delle residenze protette per anziani”.

Che percentuale di contagi avete riscontrato? “Non parlo di percentuali, posso dire che ci sono sicuramente dei positivi, come è normale che sia per persone che sono a contatto con i malati, ma i numeri non sono preoccupanti”.

Come viene selezionato il personale da sottoporre al test? “Ci viene segnalato, tra i soggetti più a rischio, dalla direzione sanitaria, lo stesso vale peri donatori che ci vengono segnalati, tra le persone ritenute più a rischio, dal centro trasfusionale”.


 C’è la possibilità che il test venga ampliato al resto della popolazione? “Si può fare tutto, il problema sono le risorse, che scarseggiano. Soprattutto i reagenti”.

Francesco Li Noce

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