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Economia | 27 marzo 2020, 11:30

Coronavirus, l'allarme dei balneari, Panizzi: "Si prospetta una situazione nefasta, il governo accolga le nostre richieste" (video)

A oggi è infatti un’incognita l’avvio della stagione, con maggio e giugno che, temono gli addetti, potrebbero essere compromessi, mentre sono dati ormai per persi gli introiti previsti a Pasqua

Coronavirus, l'allarme dei balneari, Panizzi: "Si prospetta una situazione nefasta, il governo accolga le nostre richieste" (video)

Uno dei settori che rischiano di patire maggiormente la crisi, soprattutto in caso di estensione del periodo delle restrizioni, è quello dei balneari.

Il motivo è l’incertezza sui tempi di riapertura degli stabilimenti, a cui si aggiunge l’attuale impossibilità di eseguire i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Tutto ciò in un quadro che vede i balneari riflettere sulla tipologia di turisti che normalmente d’estate affolla la riviera. Come ci spiega Raffaella Panizzi, presidente del consorzio dei balneari di Arma di Taggia, molti di loro sono infatti francesi, quindi provenienti da un paese che in tema di contagi, e di restrizioni è indietro di qualche settimana rispetto all’Italia. Altri provengono dalle regioni italiane più colpite. “Immaginiamo lo stato d’animo con cui debbano programmare le loro vacanze”, riflette Panizzi.

Questo settore ha un indotto economico importantissimo. – dice la presidente dei balneari - Da uno studio fatto a livello nazionale dal Cna balneari, si parla di 18,4 miliardi di perdite economiche nel turismo marittimo, di cui 8 miliardi da mancato introito da turismo straniero, e 10,4 miliardi attribuibili al turismo italiano. Questo settore è molto trainante a livello nazionale. In questo momento così particolare, effettivamente rischia di affogare, e quindi la chiusura, giustamente forzata, di queste attività rende effettivamente gli imprenditori balneari, protagonisti di una situazione che si prospetta e che è molto nefasta. Per cui, lo scenario è abbastanza preoccupante, non solo perché comunque veniamo da situazioni molto difficili dal punto di vista meteorologico, perché bisogna ricordare che quest’anno abbiamo avuto diversi eventi atmosferici molto pesanti che ci hanno messo in ginocchio, sia da un punto di vista lavorativo che, per quanto riguarda la possibilità di poter attivare le misure di manutenzione che si possono fare sulle nostre aziende. Teniamo presente anche che l’apertura è forse prevista per il 3 aprile, ma molto probabilmente verrà reiterata, e quindi la Pasqua con tutta probabilità salterà, ma anche se dovessimo aprire e dovessimo quindi tornare a uno stato di normalità verso l’estate, è indubbio che sarà una stagione in salita. Teniamo presente che tutti i nostri clienti provengono dal sud della Francia e altri da tutte quelle zone che oggi sono maggiormente colpite. Per cui immaginiamoci lo stato d’animo in cui si possono trovare i nostri turisti. 

A tutto questo si aggiunge una preoccupazione, una spada di Damocle che ormai da troppo tempo ci portiamo avanti, con il discorso del rinnovo delle concessioni. Nel 2020 avremo le concessioni tutte decadute, quindi lo scenario è abbastanza catastrofico. Le misure che noi oggi chiediamo al governo e ai comuni sono: al governo è importante che metta in atto misure urgenti di sostegno a questa categoria. Già le associazioni nazionali si sono attivate in tal senso, quindi hanno fatto proposte molto mirate al governo, ma una cosa che in tutto questo si insinua è che il governo deve assolutamente darci la certezza del rinnovo delle nostre concessioni sino al 2033 come si era detto, come era già stato fatto, quindi deve per forza, tassativamente, non può più ormai procrastinare questo momento, con una circolare che deve essere immediatamente attuativa, metterci nelle condizioni di ottenere l’estensione al 2033. Non solo, ma deve fare in modo che dopo questa data, si sancisca l’esclusione dalle aste. E questo è un punto importante su cui il governo deve assolutamente lavorare”.

Nel primo decreto, contenente la manovra da 25 miliardi stanziati, il governo ha però lasciato da parte i balneari.

Le risposte dal governo non ci sono state, tant’è che ci hanno escluso completamente, non ci hanno minimamente considerato in tutti i provvedimenti che sono usciti, quindi a favore della categoria non è uscito niente, come se noi non esistessimo e come fosse una categoria che non interviene nel sostegno economico a livello nazionale. Ed è proprio per questo che noi siamo molto indignati, perché è una categoria che fa circolare lavoro, economia, e quindi mette in discussione, se non viene tutelata, anche tutto il rapporto lavorativo tra concessionari e dipendenti, vengono messi in discussione i rapporti commerciali, il discorso con gli istituti di credito, perché tanti di noi hanno attivato dei mutui, anche perché si è dovuto far fronte a dei fatti evidenti da danni da calamità naturale che ci hanno messo in ginocchio. Tutti questi aspetti, se non vengono quantomeno presi in considerazione anche in una forma leggera dal governo, ci faranno uscire con le ossa rotte, ma ne esce anche il governo perché, ripeto noi rappresentiamo il 7% del pil e in un momento come questo credo faccia comodo anche a loro.

E quindi, le richieste sono state ben precise: congelare i pagamenti dei canoni demaniali fino a settembre 2021, perché non penseremo mica di lavorare quest’anno, è quasi impensabile che i turisti vengano giù e che potremo affrontare a cuor leggero una stagione turistica. senza contare che non sappiamo quando queste misure di restrizione saranno tolte, o comunque sino a quando saranno procrastinate
”.

Alcuni giorni fa si era sparsa la voce che le restrizioni potrebbero essere procrastinate fino al 31 luglio. Conte ha poi spiegato che quella data è da considerarsi come la fine dello stato d’emergenza, ma non la fine delle restrizioni che dovrebbe arrivare molto prima. Si sente rassicurata?

Rassicurata relativamente, perché noi dobbiamo mettere in condizione le nostre aziende di essere pronte a recepire il turismo, quindi dobbiamo preparare le nostre strutture, fare manutenzione ordinaria o straordinaria che sia, e questa veniva fatta da questo periodo in avanti. Ma immaginiamo le condizioni in cui vivremo le nostre spiagge, ripeto, i nostri clienti vengono dalle zone più colpite, la Francia soprattutto che ultimamente ha apprezzato, e continuava ad apprezzare la nostra modalità di fare balneazione, quindi le nostre strutture le riteneva all’altezza e di qualità rispetto a quelle a cui in Francia sono abituati. Loro sono indietro rispetto a noi, non so dire se bene o se male, in questa emergenza sanitaria, quindi per loro probabilmente la riapertura sarà più tardiva, e quindi è una fetta di mercato che verrà a mancare. Per noi, comunque la situazione davanti è compromessa, di gravi dubbi, difficoltà, anche nel fare un piano di investimento rispetto alle forze lavoro. Come si può pensare oggi di poter organizzarsi e prendere personale? Non si può fare perché è tutto troppo incerto, ma soprattutto sono invece purtroppo certe le spese che abbiamo, che sono i canoni, che sono molto alti, le rate dei mutui che abbiamo dovuto contrarre, per cui, chi è che in questo momento può essere così sfrontato da poter affrontare con sicurezza delle situazioni lavorative che normalmente sono di routine?”.

Avete fatto una stima dei danni in provincia per il vostro settore?

“Si può dare atto alle stime che le associazioni di categoria a livello nazionale fanno, ma a carattere generale. Per noi il danno non è quantificabile, ma è definibile ora, nel senso che saranno stagioni che già erano ridotte per il tempo e per la scuola, che se dovessero riaprire verrebbe prorogato l’anno scolastico, pertanto non ci sarebbe più l’inizio di stagione balneare a giugno, ma a luglio, quindi nello scenario migliore riduciamo di un mese la stagione. Già abbiamo visto che negli anni passati il turista comunque aveva un altro modo di fare vacanze: il sabato e la domenica, non era più come un tempo in cui gli abbonamenti erano mensili o bisettimanali. Lo scenario sarà nefasto economicamente, quantificarlo non so, ma penso che il lavoro di una stagione quest’anno salterà. Le entrate economiche di una stagione balneare per ciascun stabilimento, comprese le attività di ristorazione che oggi sono chiuse, penso che sarà uguale a zero. Se le amministrazioni comunali, per esempio ci aiutassero a provvedere a rilasciarci l’estensione della concessione subito, a fare in modo di ridurre la tassa annuale della spazzatura, perché noi paghiamo comunque tutto l’anno la spazzatura, magari non facendo lavorare lo stabilimento durante l’inverno, il congelamento o la non escussione dei canoni concessori, e quindi il pagamento portato all’anno successivo, magari rateizzato. Venirci incontro con misure di questo genere forse ci potrebbe aiutare a non avere la preoccupazione di come fare”. 

Francesco Li Noce

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