Infermiere e salute - 29 febbraio 2020, 18:19

Contro un raro tumore dell’appendice si attiva un team internazionale

Ritorna sulle nostre pagine l’AIRC con importanti scoperte: interviene Marcello Deraco, Istituto nazionale tumori di Milano

Contro un raro tumore dell’appendice si attiva un team internazionale

Marcello Deraco, responsabile del reparto tumori peritoneali all’Istituto nazionale tumori di Milano, guiderà un nuovo studio internazionale sullo pseudomixoma peritonei, un tumore raro che ha origine dall’appendice, in collaborazione con Fondazione Edo ed Elvo Tempia, Università di Manchester, Basingstoke e North Hampshire Foundation Trust, Università di Southampton, Christie NHS Foundation Trust, Università di Torino, Istituto di Candiolo, Vall d’Hebron University Hospital, Consorci Sanitari Integral - Hospital Sant Joan Despì, Moises Broggi.

Il progetto è sostenuto da Cancer Research UK, dalla Fundación Científica della Associazione Española Contra el Cáncer (FC AECC) e da Fondazione AIRC nell’ambito del programma internazionale “Accelerator Award. Per i gruppi di questa collaborazione, attivi in Italia, AIRC ha stanziato oltre 1,2 milioni di euro per cinque anni.

Il primo obiettivo del progetto è sviluppare un nuovo indice (score) prognostico. Per farlo, i ricercatori analizzeranno il DNA e l’RNA dei tumori di 200 pazienti già operati in passato e di 400 pazienti che verranno operati nei prossimi 5 anni. Le caratteristiche biomolecolari dei sottotipi di pseudomixoma così identificati permetteranno di classificare meglio i pazienti e suggeriranno anche possibili bersagli terapeutici. Il secondo obiettivo dello studio è identificare farmaci in grado di aggredire lo pseudomixoma. Usando piccoli frammenti di tumore verranno creati degli organoidi, ovvero colture cellulari in tre dimensioni che riproducono il più possibile le caratteristiche della malattia in fase iniziale, e su tali colture saranno testati diversi farmaci.

 

Fino a 20-30 anni fa, quando un tumore raggiungeva il peritoneo, il paziente veniva considerato un malato terminale e si utilizzavano solo cure palliative: l’approccio curativo veniva escluso a priori. Chi era colpito da pseudomixoma moriva nell’arco di tre anni, oggi invece la sopravvivenza può superare i 15 anni. Gli oncologi si sono però accorti che qualcosa non torna: nell’80 per cento dei casi lo pseudomixoma viene classificato come tumore a basso grado di malignità, eppure nel 30-40 per cento dei casi la malattia si ripresenta ed è fatale. Non ci spieghiamo come mai tanti pazienti con tumori a basso grado abbiano una prognosi sfavorevole. Pensiamo che possa dipendere dal fatto che oggi ci basiamo esclusivamente sull’analisi morfologica del tumore e questo non è sufficiente per ottenere un indice (score) prognostico affidabile.” spiega Marcello Deraco.

 

Riguardo ai centri coinvolti nello studio: “Sono tutti centri che seguono un elevato numero di casi di pseudomixoma peritonei: solo così potremo mettere insieme un numero di pazienti sufficiente per capire meglio questa malattia rara. Speriamo di identificare farmaci attivi contro lo pseudomixoma e anche di individuare quali sottogruppi di pazienti possono beneficiare di queste nuove cure”, spiega ancora Deraco.

 

Un tumore è definito raro quando è poco diffuso, ovvero quando colpisce meno di 6 persone ogni 100.000 all'anno. Oltre ai rari, esistono anche i tumori cosiddetti “eccezionali” perché, pur trattandosi di forme comuni, si manifestano in parti del corpo del tutto inattese oppure presentano varianti istologiche inconsuete.

È importante chiarire subito che raro non significa incurabile: per alcuni tipi, come per esempio la leucemia mieloide cronica, esistono trattamenti efficaci. Per altre neoplasie, per cui non esistono farmaci specifici e spesso nemmeno linee guida da seguire, la strategia terapeutica può rivelarsi più complessa, ma questo non significa che non possano essere curate. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni è più basso (55 per cento) rispetto a quello relativo ai tumori più diffusi (68 per cento): nel leggere questo dato bisogna però considerare che si tratta di una media che include tutti i tumori rari. Presi singolarmente, questi tumori possono presentare tassi di sopravvivenza notevolmente diversi. Per esempio da un tumore raro come quello al testicolo si guarisce quasi sempre, mentre il mesotelioma (malattia che colpisce le cellule mesoteliali, il tessuto che come una sottile pellicola riveste la maggior parte degli organi interni) ha una prognosi sfavorevole. (Dati AIRTUM, I tumori rari in Italia – Rapporto 2015).

 

I TUMORI “ORFANI”

Si sente a volte parlare di tumori “orfani”, una definizione che più che al tumore in sé fa riferimento ai farmaci, detti appunto orfani, in grado di curare alcune malattie rare, fra cui certi tipi di neoplasie. Si chiamano dunque orfani quei medicinali potenzialmente utili a trattare una malattia rara, ma che non hanno un mercato sufficiente a ripagarne le spese di sviluppo e su cui pertanto le aziende farmaceutiche sono restie a fare investimenti. Chi è colpito da una malattia rara ha però gli stessi diritti di tutti gli altri pazienti e non può essere escluso per ragioni economiche. Per questo nel 2000 il Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa hanno emesso una normativa che incentiva lo sviluppo e la commercializzazione di questi prodotti. In Italia la disponibilità dei farmaci orfani è regolata da norme europee e da quelle italiane applicate dall’AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco.

 

RARI I TUMORI, TANTI I PAZIENTI

Esistono oltre 250 tipi di neoplasie rare che possono svilupparsi in qualsiasi organo o parte del corpo. Il rapporto di AIRTUM sui tumori rari in Italia, del 2015, ne descrive 198, classificati in 14 gruppi omogenei sulla base delle caratteristiche cliniche e dei possibili specialisti di riferimento. La maggior parte di questi tumori, il 72 per cento, è estremamente rara giacché riguarda meno di un caso ogni milione di persone. La rarità di ciascuna malattia non si traduce però in un basso numero di persone colpite: su quattro pazienti malati di cancro uno ha un tumore raro. In totale si stima che in Italia i pazienti siano 900.000 e circa 89.000 i nuovi casi registrati ogni anno.

 

TUMORI RARI, ALCUNI ESEMPI

Di tutte le neoplasie diagnosticate in Italia il 7 per cento circa è costituito da tumori ematologici rari, il 18 per cento da tumori solidi rari. Tra questi ultimi le neoplasie rare dell’apparato digerente sono le più frequenti (23 per cento), seguite da quelle del distretto testa collo (17 per cento), dell'apparato genitale femminile (17 per cento), dai tumori endocrini (13 per cento), dai sarcomi (8 per cento), dai tumori del sistema nervoso centrale e da quelli epiteliali toracici (5 per cento). (Dati AIRTUM, I tumori rari in Italia – Rapporto 2015).

I sarcomi dei tessuti molli (STM) sono un gruppo eterogeneo di neoplasie di cui si conoscono 50 sottotipi diversi con incidenza differente, tra cui i tumori gastrointestinali stromali (GIST). Sono più frequenti le forme benigne rispetto alle maligne: nel 2019 sono attesi circa 2.400 nuovi casi di sarcomi maligni, 1.400 tra gli uomini e 1.000 tra le donne. Possono manifestarsi in qualsiasi parte del corpo ma circa il 70 per cento è localizzato nelle estremità e nei cingoli. Data la varietà e rarità, non è possibile pianificare uno screening di popolazione. Gli oncologi invitano dunque a prestare attenzione a qualsiasi massa dei tessuti molli insorta di recente o aumentata rapidamente di volume, che va sempre sottoposta a indagini per definirne la natura. La sopravvivenza a 5 anni è pari al 64 per cento circa (da I numeri del Cancro in Italia 2019).

 

I tumori neuroendocrini sono neoplasie a bassa incidenza (4-5 casi ogni 100.000 persone ogni anno) ma ad alta prevalenza, perché i pazienti pur essendo pochi, convivono a lungo con la malattia. I tumori neuroendocrini più frequenti sono quelli che colpiscono il tratto gastro-entero-pancreatico (60-70 per cento), seguiti da quelli che riguardano i polmoni e apparato respiratorio, quelli della cute, della tiroide, della paratiroide e dei surreni. Tra questi ricordiamo il carcinoma di Merkel (MCC), una neoplasia della cute altamente maligna. Colpisce soprattutto le persone anziane, oltre i 70 anni, si stimano 228 nuovi casi diagnosticati ogni anno in Italia e il tasso di sopravvivenza è pari al 57 per cento circa a 5 anni dalla diagnosi (da I numeri del Cancro in Italia 2018).

 

 

I FATTORI DI RISCHIO

Gli studi epidemiologici e clinici sui tumori rari sono necessariamente pochi e limitati a causa del ridotto numero di casi che impedisce di raggiungere la significatività statistica necessaria a validare i risultati. La mancanza di studi non consente di dare indicazioni precise su cause, fattori di rischio, efficacia e sicurezza delle cure. Qualche eccezione esiste: alcuni tumori rari della testa e del collo sono più frequenti tra le persone che fumano e bevono alcolici. In altri casi i tumori possono essere legati all’esposizione da lavoro a sostanze cancerogene (per esempio inalazione di polveri o solventi) o ancora all’esposizione di radiazioni.

 

 

FATTORI PROTETTIVI

Non ne esistono di specifici, ma anche per i tumori rari è importante attenersi ai suggerimenti che valgono in generale per tutti i tipi di tumore: non fumare, fare attività fisica, mantenere stabile il peso, ridurre il consumo di alcol e seguire una dieta che preveda l’assunzione quotidiana di fibre e di 400 grammi di frutta e verdura. Si tratta di scelte che possiamo compiere ogni giorno per allontanare il rischio di sviluppare un tumore.

 

 

SINTOMI E DIAGNOSI

Trattandosi di patologie poco frequenti, la diagnosi è complessa e difficile, in primo luogo perché è più immediato collegare gli eventuali sintomi dichiarati dal paziente a una malattia comune e diffusa piuttosto che a un tumore raro. Anche quando il medico comprende che si tratta di un tumore, l’anatomopatologo potrebbe avere difficoltà a classificarlo. Così come per altre malattie rare, per poter arrivare a una diagnosi soddisfacente servono competenze specifiche nonché esami particolareggiati che possono essere offerti da centri oncologici qualificati. È necessaria un’esperienza che non può essere presente in tutte le strutture ospedaliere: per questo già da anni gli oncologi hanno iniziato a fare rete con l’obiettivo di assicurare ai pazienti la migliore assistenza.

 

FARE RETE

In Italia dal 1997 è attiva la Rete tumori rari, coordinata dalla Fondazione IRCCS Istituto nazionale dei tumori di Milano. Oggi esiste anche la Rete nazionale dei tumori rari che fa capo all’Agenas, l’Agenzia nazionale dei servizi sanitari regionali. Cinque gli obiettivi: dare risposta ai bisogni del paziente, potenziare e strutturare le collaborazioni inter-istituzionali, ottimizzare gli investimenti in alta specializzazione, aumentare la capacità di fornire informazioni al paziente e ai familiari, sostenere l'innovazione e la ricerca.

Anche l’Europa è scesa in campo e nell’ambito delle Reti europee di riferimento (ERN, European Reference Network) e nel 2017 ha istituito tre reti per i tumori rari: una per i tumori solidi dell’adulto, una per i tumori ematologici dell’adulto e una per i tumori pediatrici. Inoltre molte conoscenze sui tumori rari arrivano dal progetto europeo di sorveglianza RARECARE, coordinato dalla Fondazione IRCCS Istituto nazionale dei tumori di Milano.

 

 

LA TERAPIA

Per curare le forme rare esistono diverse opzioni. A seconda dei casi possono essere efficaci chemioterapia, chirurgia, radioterapia ma anche farmaci a bersaglio molecolare, immunoterapia nonché la combinazione di alcuni di questi metodi. È di fondamentale importanza affidarsi a centri oncologici specializzati, in grado di formulare la diagnosi corretta e di offrire al paziente la migliore assistenza. Tuttavia l’esiguo numero di casi, il possibile ritardo nella diagnosi, le scarse conoscenze sulla malattia specifica e la mancanza di linee guida possono a volte limitare le possibilità di guarigione.

 

 

LA RICERCA

Poiché il basso numero di casi limita la possibilità di studiare i tumori rari, la ricerca da diversi anni si sta concentrando sullo studio dei meccanismi molecolari alla base di queste neoplasie, che potrebbero essere comuni a quelli di malattie più diffuse per le quali esistono farmaci efficaci. È quanto è successo per esempio con la leucemia a cellule capellute, una rara forma di tumore ematologico, grazie a una ricerca in gran parte sostenuta da AIRC i cui risultati sono stati pubblicati nel 2017 sul Journal of Clinical Oncology: come causa della malattia è stata scoperta una mutazione del gene BRAF contro cui era già disponibile un farmaco, il vemurafenib, sviluppato per il melanoma che presenta lo stesso tipo di mutazione. Il farmaco è risultato efficace anche nella cura della leucemia a cellule capellute.

 

UNA RICERCA ITALIANA SOSTENUTA DA AIRC

Un importante risultato contro il linfoma follicolare pediatrico è stato ottenuto da uno studio i cui risultati sono stati pubblicati a settembre 2019 su Haematologica. Lo studio è stato sostenuto in parte da AIRC e condotto da un gruppo guidato da Stefania Bortoluzzi e Lara Mussolin, rispettivamente del Dipartimento di medicina molecolare e della Clinica pediatrica oncoematologica dell’Università di Padova. I ricercatori hanno individuato diverse nuove mutazioni e scoperto che un gene mutato già osservato in passato in casi singoli (in sigla TNFRSF14) in realtà è ricorrente. L’originalità dell’approccio sta nell'aver tentato di collegare i geni mutati ad alcuni circuiti molecolari implicati nell’origine del tumore. I ricercatori hanno così scoperto che le diverse mutazioni riscontrate nei pazienti andavano a ledere lo stesso circuito, con una sorta di effetto somma. I risultati ottenuti rappresentano un ulteriore passaggio nella comprensione dei meccanismi che stanno alla base dello sviluppo del linfoma follicolare, non solo per l’identificazione dei geni mutati ma anche perché per alcune di queste mutazioni è stato

 

XIII Giornata delle Malattie Rare | Sabato 29 febbraio 2020

FONDAZIONE AIRC RINNOVA UN’IMPORTANTE PARTNERSHIP EUROPEA A SOSTEGNO DI PROGETTI SU TUMORI RARI

Cancer Research UK, Fondazione AIRC e Asociación Española Contra el Cáncer (AECC) investono oltre 32 milioni di euro per sette nuovi progetti internazionali con l’obiettivo di accelerare la ricerca sul cancro.

 

Sabato 29 febbraio, in occasione della XIII edizione della Giornata delle Malattie Rare, Cancer Research UK, Fondazione AIRC e Fundación Cientifica - Asociación Española Contra el Cáncer (AECC), presentano sette innovativi progetti sostenuti con più di 32 milioni di euro complessivi nell’ambito dell’ultima edizione del bando Accelerator Award, che promuove programmi di ricerca internazionali quinquennali, basati sulla cooperazione scientifica tra Istituzioni e scienziati di Regno Unito, Italia e Spagna.

 

I progetti selezionati svilupperanno nuovi strumenti, piattaforme e infrastrutture per accelerare i progressi della ricerca oncologica traslazionale, alcuni dei quali su tumori rari, patologie per le quali spesso mancano terapie specifiche e farmaci dedicati. Al centro di alcuni programmi il miglioramento dell’integrazione tra radioterapia e immunoterapia e il consolidamento della ricerca sul mesotelioma, un tumore legato all’amianto che vede i casi crescere a livello mondiale.

 

TUMORI RARI IN ITALIA | 900mila pazienti e 89mila nuovi casi ogni anno

Il rapporto AIRTUM sui tumori rari in Italia del 2015 descrive 198 neoplasie di questo tipo, classificate in 14 gruppi omogenei sulla base delle caratteristiche cliniche e dei possibili specialisti di riferimento. La maggior parte di questi tumori, il 72%, è estremamente rara giacché riguarda meno di un caso ogni milione di persone. La rarità di ciascuna malattia non si traduce però, complessivamente, in un basso numero di persone colpite: su quattro pazienti malati di cancro uno ha un tumore raro. In totale si stima che in Italia i pazienti siano circa 900.000 e approssimativamente 89.000 i nuovi casi registrati ogni anno.

 

“I tumori rari, presi singolarmente, non attraggono l’interesse di chi sviluppa i farmaci e sono difficili da studiare perché i pazienti colpiti da queste malattie sono pochi. Per questo motivo abbiamo una conoscenza limitata di molti di questi tumori”, ricorda Federico Caligaris Cappio, direttore scientifico di Fondazione AIRC. “Perché la ricerca sia la più efficace possibile, è necessario riunire le competenze di diversi Paesi. E questo è uno dei punti di forza dell’Accelerator Award, che vede uniti Fondazione AIRC, Cancer Research UK e AECC: insieme è possibile sostenere progetti di ricerca che accrescano le competenze e permettano di cercare nuove e più efficaci soluzioni terapeutiche”.

 

UN ACCELERATOR AWARD ITALIANO PER LA CURA DI UN TUMORE RARO DELL’APPENDICE

Tra i sette programmi che si sono aggiudicati il prestigioso Accelerator Award, uno è guidato dall’italiano Marcello Deraco, responsabile del reparto tumori peritoneali all’Istituto nazionale

tumori di Milano. Il progetto vede al lavoro i principali centri che si occupano di questa malattia nei tre Paesi, di cui 4 in Italia, e può contare su un investimento totale di oltre 2 milioni 600 mila euro. “Grazie all’Accelerator Award avrò la possibilità di collaborare con centri che seguono un elevato numero di casi di pseudomixoma peritonei – spiega Deraco – Solo così potremo mettere insieme un numero di pazienti sufficiente a capire meglio questa malattia rara. Il nostro obiettivo è identificare farmaci attivi contro lo pseudomixoma e individuare i sottogruppi di pazienti che potranno beneficiare di queste nuove cure”.

 

I ‘principal investigator’ degli altri 6 programmi che coinvolgeranno complessivamente 8 gruppi attivi in Italia sono: Paul French, dell’Imperial College di Londra, Kevin Blyth, dell’Università di Glasgow, Caroline Dive, dell’Università di Manchester, Alberto Orfao, del Centro de Investigación del Cáncer di Salamanca, Ignacio Melero, della Fundación para la Investigación Médica Aplicada di Navarra, e Robin Jones, dell’Institute of Cancer Research di Londra.

 

Iain Foulkes, direttore esecutivo di Cancer Research UK per la ricerca e l’innovazione, sottolinea l’importanza di non mettere confini alla battaglia contro il cancro: “Se l’andamento attuale sarà confermato, nei prossimi vent’anni i casi di cancro aumenteranno del 60% circa a livello mondiale. Ora che il Regno Unito ha lasciato l'Unione Europea, la necessità di collaborare in ambito scientifico è più importante che mai. È fondamentale che la ricerca internazionale continui a prosperare e non rischi l’isolamento. Il cancro è un problema globale e nessun Paese può affrontarlo da solo”.

 

Per AECC la collaborazione tra Paesi diversi è essenziale per accelerare la ricerca sul cancro”, ribadisce Ignacio Muñoz Pidal, presidente di AECC. “L’Accelerator Award consente ai ricercatori europei non solo di ricevere finanziamenti quinquennali, ma anche di accedere a una piattaforma di collaborazione internazionale in cui poter condividere dati e conoscenze”.

 

L’Accelerator Award offre ai migliori ricercatori a livello internazionale nei tre Paesi coinvolti la possibilità di attivare progetti congiunti, sfruttando tecnologie e competenze, per imprimere un’accelerazione alla ricerca sul cancro e arrivare al più presto a fornire nuove terapie a medici e pazienti. La cooperazione tra Italia, Regno Unito e Spagna prosegue ora con l’emissione di un nuovo bando al quale gli scienziati potranno sottomettere i propri progetti a partire dal 2 marzo.

 

I 7 nuovi programmi sostenuti dall’ Accelerator Award

 

Nuove cure per un tumore raro dell’appendice

Marcello Deraco, IRCCS Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano

Il primo obiettivo del progetto è sviluppare un nuovo indice prognostico. Per farlo, i ricercatori analizzeranno il DNA e l’RNA dei tumori di 200 pazienti già operati in passato e di 400 pazienti che verranno operati nei prossimi 5 anni. Le caratteristiche biomolecolari dei sottotipi di pseudomixoma così identificati permetteranno di classificare meglio i pazienti e suggeriranno anche possibili bersagli terapeutici. Il secondo obiettivo dello studio è identificare farmaci in grado di aggredire lo pseudomixoma. Usando piccoli frammenti di tumore verranno creati degli organoidi, ovvero colture cellulari in tre dimensioni che riproducono il più possibile le caratteristiche della malattia in fase iniziale, e su tali colture saranno testati diversi farmaci.

Istituti coinvolti: Fondazione IRCCS - Istituto nazionale dei tumori di Milano, Fondazione Edo ed Elvo Tempia, Università di Manchester, Basingstoke e North Hampshire Foundation Trust, Università di Southampton, Christie NHS Foundation Trust, Università di Torino, Istituto di Candiolo, Vall d’Hebron University Hospital, Consorci Sanitari Integral - Hospital Sant Joan Despì, Moises Broggi.

 

Sviluppo di modelli per sperimentare farmaci anti-cancro in laboratorio

Paul French, Imperial College di Londra

La ricerca farmacologica, di regola, impiega cellule in coltura che crescono in strati sottili, quasi bidimensionali, e che possono essere facilmente controllati e osservati con i microscopi convenzionali. Tuttavia si tratta di modelli semplificati, che non offrono un’immagine adeguata dell’ambiente tumorale, che è complesso e tridimensionale. I ricercatori coinvolti nel progetto intendono sviluppare una piattaforma tecnologica che sfrutti appieno il potenziale di tessuti tumorali coltivati in tre dimensioni, al pari di come un tumore cresce in un organismo in natura. Mediante l’impiego di piattaforme per l’analisi di contenuti complessi si potranno osservare colture cellulari tridimensionali e organoidi con una risoluzione di una singola cellula.

Istituti coinvolti: Francis Crick Institute, Università di Edimburgo, Institute of Cancer Research e Instituto de Recerca Biomedica.

 

Nuove terapie per il mesotelioma, il tumore causato dall’amianto

Kevin Blyth, Università di Glasgow

Il programma studierà lo sviluppo del mesotelioma per individuare nuovi bersagli terapeutici. Si tratta di un tumore legato all'amianto, molto difficile da trattare, che solitamente ha inizio nei tessuti che rivestono i polmoni. Poiché l'incidenza di questa malattia è verosimilmente destinata a crescere a livello mondiale, aumenta anche l’urgenza di trovare opzioni terapeutiche più promettenti.

Istituti coinvolti: NHS Glasgow, North Bristol NHS Trust, University College London, Università di Oxford, University Hospital di South Manchester, Centro tossicologico del MRC (Medical Research Council), Università di Bristol, Beatson Institute di Cancer Research UK, Università di Cambridge, Università Vita-Salute San Raffaele, Università di Torino, Instituto de investigación Oncologica de Vall d ́Hebron, Central Manchester University Hospital NHS Foundation Trust, Vall d’Hebron University Hospital, Policlinico universitario di Antwerp, Istituto per la ricerca sulla leucemia Josep Carreras.

 

Raccolta dati digitale per la cura dei pazienti

Caroline Dive, Università di Manchester

Il gruppo guidato da Caroline Dive sperimenterà nuovi metodi di raccolta dati digitale nell'ambito delle sperimentazioni cliniche di fase I. Lo scopo è offrire ai ricercatori clinici e alla rete dei centri sperimentali di medicina oncologica in Spagna, Italia e Regno Unito un accesso quasi in tempo reale ai dati dei pazienti per poter così convalidare e orientare il processo decisionale da applicare in clinica.

Istituti coinvolti: Christie NHS Foundation Trust, Instituto de investigación Oncologica de Vall d’Hebron, Manchester Institute di Cancer Research UK e Fondazione IRCCS - Istituto nazionale dei tumori di Milano.

 

Screening precoce per leucemia a cellule B

Alberto Orfao, Centro de Investigación del Cáncer di Salamanca

Il programma intende mettere a punto un’innovativa piattaforma di ricerca che faciliti l'accesso a nuovi strumenti e risorse inedite, fondamentali per la diagnosi precoce della leucemia a cellule B. Il gruppo si propone di identificare nuovi potenziali marcatori tumorali per lo screening dei soggetti a rischio.

Istituti coinvolti: Università di Southampton, Leeds Teaching Hospitals NHS Trust, Università Vita-Salute San Raffaele, Centro de Investigación del Cáncer de Salamanca e Fondazione Centro San Raffaele (FCSR).

 

Integrazione tra radioterapia e immunoterapia

Ignacio Melero, Fundación para la Investigación Médica Aplicada

Il progetto guidato da Melero sperimenterà in topi di laboratorio la combinazione della radioterapia con le immunoterapie, somministrate tramite iniezioni. Secondo i ricercatori la radioterapia dovrebbe contribuire a sollecitare la risposta immunitaria dei pazienti colpiti da cancro.

Istituti coinvolti: Università di Manchester, UCL, Università Complutense di Madrid, Clinica Universitaria di Navarra, Fondazione IRCCS - Istituto nazionale dei tumori di Milano e Università di Palermo.

 

Nuovi biomarcatori per sarcomi ad alto rischio

Robin Jones, Institute of Cancer Research

Il settimo programma di ricerca si focalizza sui sarcomi ad alto rischio. Il gruppo guidato da Jones proverà a realizzare una piattaforma che impieghi dati standardizzati, per prevedere la risposta farmacologica e per sviluppare nuovi biomarcatori tumorali.

Istituti coinvolti: Università di Birmingham, NHS Greater Glasgow e Clyde, The Queen Elizabeth Hospital, Università di Edinburgh, Fondazione IRCCS - Istituto nazionale dei tumori di Milano e Instituto de Biomedicina de Sevilla.

 

Ai sette programmi si aggiunge il rinnovo di un progetto già in corso, affidato a Caroline Dive dell'Università di Manchester e Charles Swanton della UCL. I due scienziati continueranno a guidare il Centro d’eccellenza di oncologia polmonare di Cancer Research UK dedicato al carcinoma del polmone. La ricerca nel Centro si concentra su otto temi complementari e che interagiscono tra loro: medicina di base, immunologia, ricerca farmacologica, diagnosi precoce e malattia pre-invasiva, evoluzione del tumore ed eterogeneità, biomarcatori, studi clinici e sperimentazioni di radioterapici e radiobiologia.

Istituti coinvolti: Christie NHS Foundation Trust, Manchester Institute di Cancer Research UK, Francis Crick Institute, Centro di ricerca sul cancro di Cancer Research UK, King’s College di Londra.

 

Le tre organizzazioni non profit europee che sostengono l’Accelerator Award

 

AIRC | Dal 1965 con coraggio, contro il cancro La Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro sostiene progetti scientifici innovativi grazie a una raccolta fondi trasparente e costante, diffonde l’informazione scientifica, promuove la cultura della prevenzione nelle case, nelle piazze e nelle scuole. Conta su 4 milioni e mezzo di sostenitori, 20mila volontari e 17 comitati regionali che garantiscono a oltre 5.000 ricercatori - 61% donne e 55% ‘under 40’ - le risorse necessarie per portare nel più breve tempo possibile i risultati dal laboratorio al paziente. In oltre 50 anni di impegno AIRC ha distribuito oltre 1 miliardo e cinquecento milioni di euro per il finanziamento della ricerca oncologica (dati attualizzati e aggiornati al 1 gennaio 2020). Informazioni e approfondimenti su airc.it

 

Cancer Research UK è la più importante organizzazione non profit al mondo per la ricerca sul cancro e opera nel Regno Unito senza alcuna sovvenzione governativa, basando la propria sussistenza solo su donazioni private. Con un’attività pionieristica nella prevenzione, diagnosi e cura del cancro, Cancer Research UK ha contribuito a salvare milioni di vite e a raddoppiare il tasso di sopravvivenza nel Regno Unito negli ultimi 40 anni. Oggi la sopravvivenza a 10 anni della malattia è di 2 pazienti oncologici su 4 e Cancer Research UK si propone di portare questo numero a 3 pazienti su 4 entro il 2034. Grazie a 4000 scienziati, medici e infermieri e ai molti partner e sostenitori, Cancer Research UK ambisce a rendere più vicino il giorno in cui tutti i tumori saranno curati.

 

AECC, 66 anni di esperienza nella lotta contro il cancro | La Asociación Española Contra el Cáncer (AECC) è da 66 anni l’ente di riferimento nella lotta ai tumori in Spagna, dove è impegnata a far conoscere l’impatto del cancro, per individuare aree di miglioramento e avviare un processo di trasformazione sociale. L’obiettivo è poter impiegare un approccio globale e multidisciplinare alla malattia oncologica.

Stare accanto alla gente è nel DNA di AECC: aiutare le persone a prevenire il cancro, accompagnare i pazienti e le loro famiglie durante tutto il corso della malattia e offrire loro un futuro migliore è l’obiettivo che AECC si propone di raggiungere dando impulso alla ricerca oncologica. Tramite la propria Fondazione scientifica, AECC risponde a questa importante domanda della società sostenendo bandi per progetti di ricerca oncologica di prima linea. A oggi, avendo destinato 70 milioni di euro a 380 progetti di ricerca, è la principale organizzazione non profit per ricerca sul cancro in Spagna. L'Associazione riunisce pazienti, parenti, volontari e professionisti, tutti impegnati a prevenire, sensibilizzare, accompagnare i pazienti oncologici e a finanziare progetti per la diagnosi e la cura del cancro. AECC è presente con 52 sedi provinciali e oltre 2000 sportelli in Spagna e conta oltre 23.000 volontari, più di 388.000 sostenitori e quasi 1000 professionisti.

 

 

                                                                       A Cura di AIRC

 

 

Disclaimer:

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Le fonti possono non essere aggiornate e allo stato dell’arte possono esservi cure, diagnosi e percorsi migliorati rispetto all’articolo.

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Le persone intervistate, parlano a titolo personale, per cui assumono la completa responsabilità dell’enunciato, e dei contenuti.

Il sottoscritto e Sanremonews in questo caso non ne rispondono.

 

Compito dell’infermiere è la somministrazione della cura, il controllo dei sintomi e la cultura all’ Educazione Sanitaria.

 

                                                                       Roberto Pioppo

Roberto Pioppo

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