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Economia | 28 giugno 2019, 12:00

L’innovazione e la crescita si fanno con le persone. Ecco come liberare l’Italia dalla sindrome dello “zero virgola”

Le nazioni che investono sul capitale umano e sulle competenze dei cittadini sin dalle scuole primarie crescono in termini di competitività, ricchezza pro-capite e felicità. E si liberano dalla spada di Damocle delle procedure di infrazione europee.

L’innovazione  e la crescita si fanno con le persone. Ecco come liberare l’Italia dalla sindrome dello “zero virgola”

L’innovazione si fa con le persone e le persone scambiano idee, fanno crescere imprese e consolidano la ricchezza del sistema economico e produttivo. I dati parlano chiaro, i Paesi europei che investono su qualità della formazionecompetenze interdisciplinari e digitale, agganciano una locomotiva capace di renderli più competitivi e di accrescere la loro reputazione a livello internazionale.

Il recente successo dell’Italia - in particolare dell’asse Milano-Cortina - nell’aggiudicazione delle Olimpiadi Invernali 2026, se da un lato rimette al centro del mondo il nostro Paese dopo Expo 2015, dall’altro è un risultato centrato grazie ad un’abile tessitura politico-sportiva, a garanzie imprenditoriali, a copertura economica del grande evento ed alla forte reputazione degli atleti che hanno accompagnato il percorso di candidatura.

Ma questa occasione di promozione globale ottenuta sia procedure formali, sia a colpi di qualità e bellezza messe in campo dal nostro Paese, è un chiaro esempio di come l’Italia possa riprendere in mano le redini del proprio futuro, liberandosi della sindrome dello “zero virgola”.

Più scontrini a fine giornata, fatture a fine mese, o solo più caffè al bancone del bar di periferia aumentano con le persone che, messe in rete, stimolate dal punto di vista economico e considerate come un vero e proprio patrimonio finanziario - il così detto capitale umano - rappresentano la vera tecnologia con cui fare la differenza. Il mondo celebra l’Italia continuamente, da sempre.

Basterebbe questa certezza per dare impulso alla voglia di collaborare, di realizzare il desiderio di essere visti come un Paese dal rinnovato spirito di squadra e tornare ad essere orgogliosi della reputazione che da secoli, tra luci ed ombre, esportiamo nel mondo. In sintesi per ricominciare ad essere una Paese fiero.

Ed ecco che un giusto mix di innovazionetecnologiaconsapevolezza dei punti di forza e di debolezza, capacità di lavorare in retespirito di iniziativa e un sano piano di marketing territoriale declinato secondo le dinamiche della competizione globale, possono far riacquistare all’Italia quella fierezza che l’ha resa celebre. Fierezza che - di pari passo con il rito ambrosiano fatto di ascoltocollaborazione e concretezza - è in grado di rendere pragmatica qualsiasi idea folle. Anche quella di portare le Olimpiadi Invernali a Milano, città che con i suoi 120 metri sul livello del mare sulla carta non aveva molte chance.

Investire sulla trasparenza delle relazioni tra le istituzioni, sulla qualità dei rapporti tra professionisti e manager e su obiettivi concreti, il cui valore possa ricadere su migliaia di persone e di imprese, è oggi indispensabile per mettere in moto la fiducia tra chi è chiamato a governare i territori e chi li vive quotidianamente. Recuperando la fiducia in noi stessi, la capacità di correre uniti nella stessa direzione e quel senso di appartenenza tipico delle nazioni vincenti, forse non dovremo continuamente giustificare l’aumento della disoccupazione, del debito pubblico, delle politiche del lavoro stagnanti, ma piuttosto potremo continuare vantarci di avere dato i natali a protagonisti del sapere come Leonardo da VinciArchimedeFederico FelliniEnzo FerrariFalcone e BorsellinoAlessandro ManzoniRita Levi MontalciniValentino Rossi e San Francesco.

Tutti geni che oggi non avrebbero bisogno di difendersi dall’onta dello “zero virgola”.

Enrico Molinari

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