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Eventi | 04 giugno 2019, 19:41

“Nico Orengo - Poeta della pagina e della vita”: è uscito il nuovo libro di Alberto Cane e Francesco Improta

Chi era Nico Orengo? Poeta, romanziere, autore di filastrocche e libri per ragazzi era nato il 24 febbraio 1944 dal marchese Vladi Orengo e da Casimira Incisa di Camerana.

“Nico Orengo - Poeta della pagina e della vita”: è uscito il nuovo libro di Alberto Cane e Francesco Improta

“Nico Orengo - Poeta della pagina e della vita”. E’ il nuovo libro a cura di Alberto Cane e Francesco Improta per ‘Fusta Editore’. Chi era Nico Orengo? Poeta, romanziere, autore di filastrocche e libri per ragazzi era nato il 24 febbraio 1944 dal marchese Vladi Orengo e da Casimira Incisa di Camerana.

Ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza nel Ponente Ligure, sua terra di elezione, dopo un soggiorno presso lo zio Giacomo, il critico  Giacomo De Benedetti che influenzò probabilmente le sue scelte di vita, si è trasferito a Torino dove ha lavorato prima alla casa editrice Einaudi con cui ha pubblicato quasi tutti i suoi libri quindi a La Stampa dove ha curato per un ventennio l’inserto culturale Tuttolibri.

Il libro è una raccolta di aneddoti, di ricordi, testimonianze, tra il serio e il faceto, a fior di labbra, in quel tono colloquiale e conviviale che caratterizzava i suoi incontri con gli amici del Ponente ligure a cui Nico era particolarmente legato. Un libro, come spiega Francesco Improta, che nasce dalla stima e dall’affetto per Nico Orengo da parte dei suoi amici più cari, che in questo modo hanno voluto rompere il silenzio, ingiustificato e immeritato, intorno al suo nome e alla sua figura.  Vengono descritte, in maniera colorita e divertente, cene chiassose e succulente, e performances artistiche che spesso vedevano impegnato tutto un paese, Isolabona, senza che mai venisse smarrita la matrice letteraria dell’evento; si leggano a tal proposito i testi di Alberto Cane, di Marco Cassini e di Paolo Veziano.

Bruno Quaranta, amico e collega di Nico a La Stampa, ad esempio, lo presenta come un dandy moderno che ha conservato per tutta la vita il suo animo di sognatore  e di eterno fanciullo a tal punto da immaginarlo nella chiusa del suo pezzo impegnato in una diatriba letteraria con Cesare Pavese e il suo motto shakespeariano ‘The ripeness is all’. Dall’intervento di Vittorio Coletti, professore universitario e filologo di chiara fama, nonché amico ed estimatore dello scrittore torinese, emerge l’amore e l’attaccamento di Nico a quel lembo del Ponente ligure a cui egli guarda con osti- nata felicità ed ironia e non con il disincanto e il pessimismo di altri scrittori liguri, suoi contemporanei come Biamonti, Conte e Magliani.

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