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Attualità | 04 giugno 2019, 09:38

Alle origini della nostra civiltà: con lo storico Franco Bianchi alla scoperta del Castello di Isolabona

"Che questo luogo accenda la fantasia, del resto, è testimoniato anche dal racconto/romanzo dedicato da Bobbio e Restelli al Boia di Apricale, che ci porta in diverse occasioni anche tra le prigioni di queste mura" - conclude Bianchi.

Alle origini della nostra civiltà: con lo storico Franco Bianchi alla scoperta del Castello di Isolabona

Per la nostra rubrica culturale "Alle origini della nostra civiltà", ci siamo recati in Val Nervia, per visitare il Castello di Isolabona. Ci ha accompagnati lo storico ligure Franco Bianchi.

"Chi è affascinato dal medioevo non può evitare una visita al castello Doria di Isolabona. Intanto, il fascino del luogo è certamente aumentato dal fatto che nella zona furono ritrovati diversi reperti di epoca romana e sulle colline circostanti, è quasi certo, esistesse almeno un cosiddetto ‘castellario’ edificato dagli antichi liguri intemeli. - ha spiegato Franco Bianchi - Un luogo abitato, dunque, fin dall’antichità preistorica e certamente, per posizione geografica, adatto alla difesa".

"Il castello, che oggi vediamo, è frutto del restauro del 1989, peraltro rispettoso dei resti rimasti dopo la distruzione subita dal manufatto a seguito del terremoto del 1887. Sempre da punto di vista storico, si hanno notizie del castello già a fine XIII secolo e un’ipotesi circa la data della sua costruzione fissata nell’anno 1220: un lungo periodo che rende il castello un muto, ma intrigante, testimone del tempo. Il castello, fino all’inizio del 1600, fu proprietà dei Doria, salvo un breve periodo nel XVI secolo quando, a seguito dell’uccisione di Luciano Grimaldi di Monaco da parte di Bartolomeo Doria, i Grimaldi assalirono l’intera Val Nervia appropriandosene e conquistando anche il castello di cui stiamo parlando. In quel periodo gli abitanti di Isolabona vissero uno dei loro momenti più difficili, subendo le vendette dei vincitori".

"C’è da dire, peraltro, che anche il periodo precedente non fu particolarmente felice, perché il dominio dei Doria era fonte di continui soprusi nei confronti della popolazione. Tutto questo per dire che l’indiscutibile fascino di questo luogo non è esente da bagliori sinistri che, purtroppo, con alterne vicende, durarono fino alla seconda guerra mondiale, con l’occupazione tedesca di Isolabona. - aggiunge - Il castello oggi ci comunica un senso di serenità e di imponenza come se il tempo avesse dilavato tutto il sangue ed i soprusi di cui queste mura e questa torre sono stati testimoni da ben 800 anni almeno. E vale la pena di goderselo allora questo luogo interrogando le pietre, osservando le loro connessioni, fantasticando sulle persone umili ed importanti che in questo luogo trascorsero le loro vite ed approfondendo anche, se ne avrete voglia, qual era la vita reale degli abitanti di Isolabona nei diversi secoli. Vite che, a ben vedere, non sono così diverse dalla durezza che le pietre del castello ci comunicano".

"La pianta esagonale dell’edificio ed il maschio, la presenza di feritoie che interrompono appena la monolitica imponenza dei muri sono solo alcune delle suggestioni che cattureranno i vostri occhi quando sarete qui. Che questo luogo accenda la fantasia, del resto, è testimoniato anche dal racconto/romanzo dedicato da Bobbio e Restelli al Boia di Apricale, che ci porta in diverse occasioni anche tra le prigioni di queste mura" - conclude Bianchi.

Christian Flammia

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