Intervista ad Alfredo Moreschi
D.: Alfredo tu sei stato un testimone straordinario degli anni in bianco e nero del festival, sia come fotografo al servizio di importanti quotidiani e riviste sia come inviato e corrispondente per la Rai realizzando immagini e importanti documenti video. So che è difficile , ma ti chiederei per i lettori di Sanremonews qualche ricordo della tua esperienza.
R.: L’unica ragione che giustifica questa tua domanda è costituita dagli anni che ho sulle spalle e che mi hanno permesso, ventunenne e baffuto per sembrare più adulto, di esserci stato e di aver documentato se non i primissimi momenti, i passi successivi dell’avventura canora più contestata ed amata d’Italia; di aver varcato la soglia del camerino di Nilla Pizzi e di averla ritratta mentre un’avvenente produttrice floricola le offriva un mazzo di sgargianti papaveri prodotti nella sua azienda di Ventimiglia e battezzati “Nilla” per l’occasione.
Correva l’anno 1952. L’entusiasmo in sala era ancora quello di una consueta serata nel Giardino d’inverno con gli ospiti compassati e seduti ai tavolini come un normale galà, impazienti di veder sorgere al centro sala la pedana pneumatica sulla quale perdersi nelle danze.
Del resto, a Sanremo, in quel periodo, il Festival era solo uno dei tanti eventi prestigiosi pubblicizzati con la premessa di questo esotico titolo perchè si teneva un importante Festival del Jazz, un prestigioso Festival mondiale della Gastronomia
1950: Stanlio e Olio al I Festival Internazionale della Gastronia
1952: nasce il Festival della Moda Maschile
ed un Festival della Moda maschile in netto anticipo sui tempi. Solo negli anni successivi il tono della manifestazione cominciò a cambiare progressivamente anche se il rapporto degli artisti con il crescente gruppo dei fans e degli ospiti del Casinò rimase cordiale, quasi da festa del paese: con i cantanti, anche quelli più famosi, che si esponevano all’affetto del pubblico come alle esigenze dei fotografi liberamente e disinvoltamente nei giardini attorno al Casinò.
Lo dimostra gran parte delle mie foto pubblicate nelle pagine di questa della rubrica. Anche le prove erano, o almeno apparivano tali, un momento di sereno confronto fra colleghi: alternativamente sul palco o in platea ad ascoltarsi.
I fotografi ed i giornalisti, sino a che non irruppero le cosiddette esigenze televisive, circolavano liberamente sul palco e dietro le quinte, persino durante le serate ufficiali.
D.: raccontaci un momento particolarmente significativo di questa tua esperienza di fotografo al Festival
R.: Un illuminante episodio di questo clima, testimonianza anche della grande generosità del personaggio coinvolto, lo vissi nel mio studio alle otto e trenta del mattino del 2 febbraio 1958, il giorno dopo la straordinaria vittoria di Mimmo Modugno. Non era più dipinto del solo “blù” della serata precedente, ma già gravato di tutti i colori di un improvviso successo planetario, eppure trovò il tempo ed il modo per fare un favore ad un amico, titolare di una fabbrichetta di radio. Con mia grande sorpresa il mattino alle 8 puntuale si è presentato sotto le luci del mio studio facendosi ritrarre in varie pose e recitando una convinta ammirazione per l’ultimo modello appena sfornato dall’amico.
Quello è stato certamente il primo spot pubblicitario di una delle maggiori stelle del pentagramma mondiale. Poche parole ed un fraterno abbraccio suggellarono la fine del servizio; il clima fraterno e la commozione dei due mi convinsero che le transazioni di rito si esaurirono nella sola e reciproca, vigorosa, stretta di mano. Altro che i budget milionari di oggi. Negli anni seguenti il successo del Festival impose gradatamente steccati, severi limiti e la costruzione del soppalco per ospitare i 400 giornalisti accreditati: infine lo spostamento ad una struttura in grado di garantire la necessaria efficienza e sicurezza. Era iniziata l’era dell’Ariston, cominciava l’era della televisione a colori.
Le immagini di questo articolo sono dell'archivio Moreschi e si trovano nel libro Sanremo Story edizioni Zem di Vallecrosia
Oggi l'archivio Moreschi è chiuso, ma è possibile contattarlo ai numeri 3469436915 o 3497396715 se avete foto da ritoccare o volete rivedere le preziose immagini dell'archivio.