- 17 maggio 2017, 17:00

Patto o son desto?

Turismo in Liguria: sole, mare e...più fantasia

Pare che la Regione Liguria abbia le idee ben chiare sul modello di marketing territoriale da proporre ai comuni, scorrendo il comunicato ufficiale che annuncia la sottoscrizione del “patto per il turismo”. I neretti che evidenziano i termini-chiave sono illuminanti: azioni coordinate, percorso condiviso, migliorare la qualità, promozione, iniziative, programmazione.

Dovrebbero essere le basi per un territorio a cosiddetta vocazione turistica, invece da tanti anni abbiamo smarrito l’ABC dell’accoglienza. La Giunta vorrebbe sostituire il fai da te con una regia regionale: amministrazioni locali, enti parco, associazioni di categoria, tutti sono chiamati a siglare il patto e garantire una serie di requisiti per fregiarsi del titolo di “località turistica”. Prevedibilmente, molti comuni hanno già comunicato la loro volontà di aderire (altrimenti diventeranno località di serie B?).

La parola d’ordine è partecipare: al progetto Wi-Fi Liguria, alla diffusione digitale di contenuti tramite l’applicazione #lamialiguria con dati e indicazioni aggiornate su cosa fare, vedere, mangiare, alla creazione di pacchetti per vacanze “di eccellenza”. I comuni dovranno gestire, anche in collaborazione con altri soggetti pubblici e privati, gli uffici informativi; inoltre, dovranno utilizzare i proventi dell’eventuale imposta di soggiorno per potenziare i servizi turistici.

Al solo nominare la tassa di soggiorno parecchi albergatori s’incupiscono, per nulla convinti che sia adatta allo scopo. Senza rientrare nelle annose polemiche sulla qualità alta o bassa dell’hotel medio rivierasco, credo che molte persone siano avverse al concetto di tassa all’italiana, cioè balzello cui non corrisponde un servizio degno di questo nome. Perché il turista dovrebbe pagare un’imposta di soggiorno, se poi la città non offre nulla di nuovo in cambio?

Poi penso agli uffici del turismo aperti col contagocce, dove parlare un inglese fluente è un optional; ai comuni vicini che evitano di fare squadra, come confermano ogni estate i calendari delle manifestazioni sovrapposte; alle mille altre cose da sistemare (esempio: domenica scorsa in Francia ho pranzato senza problemi ordinando un piatto alle 15, ma temo che molti ristoratori liguri avrebbero risposto scusi la cucina è chiusa). Ebbene, penso, sogno, aderisco al patto o son desto e mi deprimo?

Luca Re