Attualità - 14 febbraio 2017, 13:31

Sanremo: finito il Festival restano le canzoni. Don Claudio Fasulo "Uno specchio dei giovani tra desideri, valori e paure"

Archiviato lo show, cosa rimane delle canzoni? Abbiamo chiesto una lettura di questa edizione a don Claudio Luigi Fasulo, vice parroco di San Siro e neo responsabile della pastorale giovanile della Diocesi di Ventimiglia Sanremo.

Don Claudio Luigi Fasulo

Giovani e vita: sono le due parole chiave di questa 67ma edizione del Festival ormai terminata. Nello spettacolo di Carlo e Maria, hanno trionfato le nuove generazioni, ma anche testi più impegnati specchio della società. Così sul palco ha vinto la ballata ironica di Gabbani, l'inno alla vita della Mannoia e la storia autobiografica di Ermal Meta. Brani meno romantici e sdolcinati a favore di testi più duri incentrati sul valore della vita e le sue difficoltà.

Archiviato lo show, cosa rimane delle canzoni?  Quale è il messaggio lanciato al pubblico, sopratutto ai più giovani? Ad offrirci una lettura di questa edizione è don Claudio Luigi Fasulo, vice parroco di San Siro e neo responsabile della pastorale giovanile della Diocesi di Ventimiglia Sanremo.

"Credo che i testi di quest'anno siano uno specchio reale dello spaccato dei giovani di oggi -commenta don Claudio - Cioè dei loro desideri, dei loro valori, di quello in cui credono ma anche delle loro paure. Il giovane d'oggi però non deve solo vivere dell'emozione del testo o del brano ma deve incarnare la canzone. Questo è il passaggio importante tra musica e fede". 

Delusioni, speranze, errori, ogni cantante ha raccontato la vita senza filtri. "Alcuni testi - prosegue don Claudio - parlano proprio di questo: dei valori che sono insiti nell'animo dei giovani di oggi spesso disorientati. Allora il messaggio anche bello della Mannoia che la vita è benedetta, è l'inno alla vita che si parla nei vangeli, deve essere incarnato – continua il neo responsabile della pastorale giovanile diocesana - Devo farlo mio questo messaggio, però devo avere una persona che me lo rappresenti”. 

"C'è una dinamica durante il festival che mi ha sempre colpito: i giovani che vanno a caccia di selfie e autografi con i cantanti, spesso cercando una presenza in una persona ma non sapendo che ciò che dona la pienezza della nostra umanità è la persona di Gesù, ovvero una presenza che toglie un'assenza. Tu puoi conoscere tante persone ma ti manca sempre qualcosa. Ai giovani di oggi manca un pilastro: quello è Gesù e incarna tutti i valori: la fede, la solidarietà, la famiglia, la speranza, la fratellanza, il non odio, la non indifferenza” spiega don Claudio. 

Ed è proprio nel cuore della movida, nella piazza del Festival che sabato sera, Don Claudio insieme alla Comunità Gesù Ama, ha ripetuto ormai una tradizione: aprire le porte della chiesa della Marina. “L'iniziativa che viene fatta nella serata del Festival è proprio per annunciare ai giovani questa presenza, per fargli sentire un'altra musica: quella dell'anima – conferma il vice parroco - Quando un giovane incontra il cantante ne parla con tutti, incontrare Gesù colma il vuoto che si ha dentro nella vita e poi non si può fare a meno di condividerlo". 

"La musica è vita" ha detto Carlo Conti nella serata finale del Festival, presentando i Ladri di Carrozzelle. In effetti la musica è questo e molto di più. Ogni brano portato sul palco dell'Ariston ha trasmesso emozioni al pubblico. Un compito importante, quello della kermesse canora che, attraverso le sue canzoni, ha fatto riflettere e amare un po' di più questa vita.

Silvia Iuliano