Festival in Bianco e Nero - 06 febbraio 2019, 13:00

Per Claudio Villa “Sanremo val bene una messa” vince nel 1955 con “Buongiorno tristezza”

Negli anni ruggenti del Festival i divi arrivano con il treno e raggiungono gli alberghi a piedi.

L’archivio fotografico Moreschi documenta un’abitudine poco nota dei cantanti delle prime edizioni: prima dell’inizio della gara si recavano nella vicina chiesa dei frati Cappuccini per partecipare alla celebrazione della messa.

Natalino Otto, Flo Sandon's e altri cantanti nella chiesa dei Cappuccini

All’interno insieme al pubblico di curiosi e ai fedeli sedevano numerosi cantanti, anche se non tutti cattolici e praticanti. Fra questi anche il “Reuccio” della canzone italiana, conosciuto per la sua fede orientata a sinistra e a cui si attribuisce di questa abitudine una giustificazione ironica:  “Anche Sanremo come Parigi , val bene una messa”.

 

 

Non sappiamo se grazie alla benedizione ricevuta in chiesa e alle preghiere recitate, comunque nel 1955 il Festival con la canzone “Buongiorno tristezza”  interpretata con Tullio Pane, che vediamo nella foto con lui e il maestro Mario Ruccione. I due cantanti sono entrambi debuttanti al festival, hanno 29 anni e conquistano anche il secondo posto con la canzone “Il torrente”.

Meglio di così solo la Pizzi del 1952!!!

 

Villa con Ruccione e Pane

 Grazie all’arrivo della televisione, i protagonisti del festival diventano immediatamente dei divi, con fans e sostenitori di tutte le età e le classi sociali. Nel 1957, Claudio Villa , dopo anni di grandi successi, viene  accusato dalla stampa di troppo divismo, così durante la manifestazione canora decide di offrire un cocktail ai giornalisti e tiene un intervento  a braccio, tramandato dalle cronache con il titolo il “discorso del piedistallo”, che così cominciava: “Giunto alle più alte sfere della popolarità, ho provato a piegarmi dall’alto del piedistallo…”.

La distanza con i giornalisti si allargò le polemiche aumentarono.

 Villa arrabbiato con i giornalisti

Ma due immagini spiegano bene cosa volesse dire essere divi in quegli anni.

 I cantanti in larghissima maggioranza arrivavano a Sanremo con il treno, ad attenderli in stazione c’era una folla di curiosi, fra cui il nostro Alfredo Moreschi. Scendevano, salutavano i fan e, dopo aver conosciuto dall’incaricato dell’accoglienza in quale albergo erano ospitati, si avviavano a piedi, portandosi da soli la valigia fra gli applausi e le urla del pubblico. 

Per capire  meglio cosa si intendeva allora per "divismo" osserviamo in questa foto Claudio Villa, arrivare a Sanremo in treno, salutare dal binario i suoi sostenitori e andare a piedi in albergo portando con sè una piccola valigia, che conteneva tutto l’occorrente per una settimana di soggiorno.

  


Ed anche quando il Festival diventa internazionale il treno continua ad essere il mezzo più utilizzato dai cantanti per raggiungere la città dei fiori. In questa foto qualche anno più tardi l’arrivo di Paul Anka, anche se con qualche valigia in più..........

Le immagini di questo articolo sono dell'archivio Moreschi e si trovano nel libro Sanremo Story edizioni Zem di Vallecrosia

Oggi l'archivio Moreschi è chiuso, ma è possibile contattarlo ai numeri 3469436915 o 3497396715 se avete foto da ritoccare o volete rivedere le preziose immagini dell'archivio.

Claudio Porchia