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Politica | 24 gennaio 2017, 15:50

Privatizzazione della sanità in regione: i segretari di Cgil, Cisl e Uil rispondono al Presidente Giovanni Toti

“Ci aspettiamo adesso che il Presidente Toti e l’Assessore Viale, attivino il confronto con i sindacati confederali, perché vogliamo risposte".

Privatizzazione della sanità in regione: i segretari di Cgil, Cisl e Uil rispondono al Presidente Giovanni Toti

“Le dichiarazioni del presidente della Regione Giovanni Toti, rispetto all’obiettivo di privatizzare il quindici per cento della sanità ligure, apre un nuovo scenario e svela quello che sembra essere il vero indirizzo della riforma sanitaria”. Intervengono in questo modo i segretari di Cgil, Cisl e Uil della nostra regione (Igor Magni, Paola Bavoso e Lella Trotta), in relazione all’intenzione della Regione, circa la privatizzazione di parte della sanità.

 “Dalla presentazione del libro bianco ad oggi – proseguono - a quasi un anno di distanza, finalmente si legge chiaramente, nelle parole del presidente, quello che si sospettava da tempo: il nuovo modello sanitario della Liguria clona il ricco modello lombardo-veneto, che poco si adatta alle condizioni liguri., mentre di fatto, si sta logorando il servizio sanitario pubblico, non si assume il personale necessario ed aumentano i dirigenti. Il presidente cita quale target per la privatizzazione l’Emilia Romagna, dimenticando che quel modello, che certamente integra quote di privato in convenzione, parte da un disegno costruito e adeguato nel tempo, fortemente pubblico e rispondente ai bisogni dei propri cittadini. Se non si parte da questo anche in Liguria, avremo solo, il tentativo di riduzione dell’indebitamento e della spesa sanitaria, attraverso una politica di tagli che vengono integrati dal privato e comunque non certamente senza costi per la Regione, svelando l’assenza di un vero progetto di riforma”.

In Emilia Romagna, infatti, hanno costruito un sistema, come da tempo chiediamo per la Liguria, innovativo nell’assistenza territoriale, che garantisce l’accesso alle cure attraverso strutture facilmente riconoscibili e raggiungibili, come le case della salute. Il modello Ligure deve partire da un rinnovato modello pubblico, che garantisca:
- l’accesso all’assistenza sanitaria,sociosanitaria e socio assistenziale sui territori;
- un’assistenza che prenda in carico il paziente in modo appropriato, rispondendo alla domanda di salute h12 e h24 a livello distrettuale;
- una sanità che integri servizi sanitari, ospedalieri, territoriali e sociali.
E non si pensi che per fare quanto sopra sia sufficiente, come accaduto, istituire la figura del direttore socio sanitario o semplicemente annunciare adeguamenti, che dovrebbero anche rispondere agli indirizzi nazionali”.

“Ci aspettiamo adesso che il Presidente Toti e l’Assessore Viale, attivino il confronto con i sindacati confederali, perché vogliamo risposte. In che tempi ci saranno vere novità di sistema? quando cominceranno alcune sperimentazioni sui territori? si procederà e per quali casi con la presa in carico dei pazienti? in quali percentuali? dove lo faranno? In quali strutture? con quali servizi? con quali organici? e potremo proseguire ancora con molti temi. Quando il sistema pubblico uscirà dall’emergenza e tornerà ad essere funzionale ai bisogni dei cittadini di questa regione, che pagano e hanno diritto alle garanzie di un sistema universalistico, allora, Presidente Toti, potrà pensare, discutendole con tutti gli attori sul territorio, anche ad eventuali quote di privato che soprattutto oggi, rappresenterebbero comunque un costo non indifferente per una regione come la nostra”.

“In attesa quindi di una convocazione per capire qualcosa di questo vostro modello condiviso – evidenziano i segretari di Cgil, Cisl e Uil - non esiteremo a prendere ogni possibile strada necessaria ad arginare un disegno di sanità che, allo stato attuale, riteniamo inadeguato”.

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