- 16 dicembre 2016, 17:00

L’ultimo fusillo

Celebrato il funerale dell’Agnesi, con tanto di bare cartonate e musica triste di violino, non ho ancora sentito nemmeno un mea culpa. Il pastificio più antico d’Italia ha chiuso (anche) per colpa mia. Non un politico, un sindacalista, un cittadino che abbia riconosciuto un minimo di responsabilità. Eppure siamo tutti imperiesi, figli di questa città bellissima piombata in una crisi d’identità senza precedenti.

Allora lo scrivo: un po’ è anche colpa mia. Perché se una città crolla, con essa crollano i suoi abitanti. Dovremmo reagire tutti così, è terapeutico. L’unico modo per ripartire è essere consapevoli delle proprie debolezze e degli errori commessi. Il legame tra Imperia e la sua storica fabbrica ha cominciato a incrinarsi nel 1995, quando la famiglia Agnesi ha ceduto l’azienda a Danone.

Danone-Paribas-Colussi: il marchio del veliero è diventato solo un piccolo ingranaggio nel gioco dei grandi gruppi industriali e finanziari. Concordo con chi scrive che Angelo Colussi non è il mostro da sbattere in prima pagina: è un imprenditore e si comporta come tale, seguendo logiche - profitto, efficienza, delocalizzazione - avulse da una dimensione troppo locale e incapace di reggere la sfida della competitività su vasta scala.

Si poteva fare di più? Certo. Salire sulle barricate, manifestare in piazza col coltello tra i denti? Può darsi, ma ormai i giochi sono conclusi e Imperia deve superare il trauma del “destino ineluttabile”. Si sapeva che sarebbe andata così, è andata così, è colpa nostra, adesso però bisogna risollevarsi. Ci sarà tempo e modo di ragionare sul come. Concordo con chi pensa che il museo della pasta sia una favola. Con chi dice che un parcheggio è meglio di niente, almeno è utile.

Altre fantasie lasciamole stare, Imperia deve ripartire dalle basi: pulizia, mentalità più aperta, turismo, piccole imprese legate al territorio, servizi, sport. Quello che almeno tre generazioni di politici continuavano a raccontarci senza mai metterlo in pratica, o realizzandolo male. Prodotto l’ultimo chilo di pasta, è inutile rompere lo spaghetto in quattro per disquisire su come avremmo potuto salvare lo stabilimento. Tanti auguri all’Agnesi 2.0 di Fossano, per Imperia la sfida della rinascita postindustriale comincia ora.

Luca Re