- 23 novembre 2016, 17:00

Blooming Imperia

Sono venuti in città, l’hanno studiata, disegnata, riprogettata: per gli studenti del Politecnico di Milano e del Royal Melbourne Institute of Technology, Imperia è un laboratorio di architettura di prim’ordine. Non capita tutti i giorni di potersi misurare con un agglomerato urbano sconnesso come il nostro, senza identità, straordinariamente ricco di aree abbandonate.

Imperia per una volta fa scuola: ragazzi, ecco un caso quasi disperato, una città che potrebbe essere bellissima e invece è una cacca (variante al copyright di Settimio Benedusi), fate del vostro meglio per trasformarla in un caso-studio, un magistrale esempio di rigenerazione del territorio. I risultati del programma “Officina Imperia” sono esposti fino al 27 novembre in Calata Cuneo e potete rivederli sul sito web del Politecnico.

Tavole, schizzi, pensieri suggestivi, come “Farming garden city”, “Urban rejuvenation” e “Blooming infrastructure”. L’idea comune ai vari progetti è che ogni luogo può rinascere, donare nuovo benessere agli abitanti; l’obiettivo è generare continuità tra spazi frammentati, rattoppare il tessuto periferico degradato.

Il problema, si legge in una relazione di un gruppo di aspiranti architetti, è la mancanza di vita in città, perché ci sono pochi spazi pubblici dinamici e quelli che ci sono funzionano male. Imperia è morta, grazie, adesso lo dicono anche in Australia.

C’è moltissimo verde nelle proposte degli studenti internazionali, con parchi, giardini e orti urbani, canali d’acqua, una piscina marina, il Parasio pieno di gente e di caffè. C’è una fervida immaginazione che pone al centro la resilienza e la sostenibilità. In altre parole, la capacità di un ecosistema urbano di adattarsi al cambiamento, senza esserne stravolto, e di ridurre il suo impatto sull’ambiente.

In queste bellissime tavole vedo però un rischio: che tra tante idee nessuna vedrà mai la luce. Finora Imperia ha saputo ricostruire poco o nulla dalle sue macerie e quando l’ha fatto, l’esito è stato deludente. L’ultima trovata per riqualificare lo stabilimento Agnesi, dopo l’imminente chiusura, è realizzare un parcheggio: cari studenti, architetti in erba, temo che il vostro compito qui non sia ancora terminato.

Luca Re