- 02 novembre 2016, 17:00

L’ultimo treno per dove?

L’ultimo treno a binario unico, e poi? Dopo le feste in stazione, le carrozze cento porte, l’addio vintage alla ferrovia che fu, l’ultimo intercity, l’ultimo regionale, il primo impatto con l’intermezzo dei bus sostitutivi, tutti si chiedono quale sarà il destino ferrato del Ponente ligure.

Raddoppio incompiuto. C’è un problema essenziale: quando tra poco più di un mese il raddoppio ferroviario S. Lorenzo-Andora sarà operativo, resterà sempre un lungo tratto di vecchia linea (31 km Andora-Finale Ligure) a costituire un collo di bottiglia. Si tratta, in buona sostanza, di un’opera incompiuta.

Che cosa perderemo. Questo raddoppio a metà comporterà diversi svantaggi. Le stazioni/fermate saranno di meno e più lontane dai centri cittadini, sarà più scomodo e complicato raggiungerle, soprattutto se mancherà un adeguato piano di collegamenti con gli autobus. Saranno anche pochi i minuti guadagnati dai convogli da Ventimiglia a Genova. La linea, inoltre, perderà il suo tratto caratteristico, quella “vista mare” che poteva configurarla come turistica in senso stretto (la bellezza di viaggiare in treno).

Capitalizzare i vantaggi. Sarà fondamentale lavorare sui nuovi punti di forza, sulle possibilità aperte con lo spostamento a monte dei binari. Poiché a suo tempo si decise di realizzare una pista ciclabile sull’ex tracciato S. Lorenzo-Sanremo, sarebbe bizzarro immaginare un progetto alternativo al prolungamento della stessa ciclabile. Il percorso cicloturistico costiero è un biglietto da visita per il turista, a patto però di 1) mantenerlo pulito e fruibile 2) migliorare i servizi 3) saperlo promuovere.

Altre idee. Allora proviamo ad allargare lo sguardo. Visto il successo che hanno le iniziative di recupero/riuso di ferrovie dismesse, si potrebbe ipotizzare un po’ di marketing congiunto con il basso Piemonte, un nuovo tipo di gemellaggio dopo quello gastronomico tra il gambero di Sanremo e il tartufo d’Alba. I viaggi storici organizzati sulla tratta Ceva-Ormea hanno già registrato il tutto esaurito nelle date autunnali. Scelta opposta alla nostra: hanno preferito dare nuova linfa al ramo secco, piuttosto che immaginare una trasformazione ciclabile.

A proposito: in Francia esiste il velorail, una sorta di risciò su rotaie che permette di pedalare su ex linee chiuse al traffico regolare. Perché non pensare di riservare qualche chilometro a questa possibilità? Un’altra idea potrebbe essere un nuovo e più grande museo ferroviario in una vecchia stazione. L’importante è che i venti chilometri di binari appena chiusi non restino abbandonati, altrimenti il raddoppio incompiuto avrà molti più svantaggi che benefici sul piatto della bilancia.

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Luca Re