Attualità - 09 novembre 2015, 07:31

Fortificazioni costruite a Cima Marta e in Val Roya nell'intervento dello storico matuziano Andrea Gandolfo

Dopo aver letto il documentato articolo di Pierluigi Casalino sulle opere di fortificazione italiane costruite al Col di Nava e a quello di Tenda tra le due guerre, lo storico matuziano Andrea Gandolfo interviene per aggiungere alcune sue brevi note sulle fortificazioni costruite, nel medesimo arco di tempo, nel settore di Cima Marta e in val Roya, con alcuni dati sull’entità e la consistenza delle truppe italiane preposte al controllo di tale sistema difensivo, meglio noto anche come “Vallo Alpino”.

A partire dal 1924 era stata avviata la costruzione delle prime opere di fortificazione nel settore delle Alpi Marittime, e in particolare in Val Roia, a San Dalmazzo di Tenda e in Valle Stura, dove furono realizzati numerosi appostamenti in caverna destinati a costituire il primo nucleo di quell’imponente sistema fortificatorio meglio noto come “Vallo Alpino”. Il 6 gennaio 1931 lo Stato Maggiore dell’Esercito emanò una circolare contenente disposizioni in merito a una nuova struttura difensiva, denominata «Organizzazione difensiva permanente in montagna», che segnò la nascita ufficiale del Vallo Alpino vero e proprio anche lungo il confine italo-francese. Dopo un primo studio preparatorio sulle aree più idonee ad ospitare le opere difensive, i vari comandi d’armata e gli uffici addetti all’apprestamento delle fortificazioni effettuarono una serie di sopralluoghi per definire meglio ubicazioni, compiti e caratteristiche delle opere. Quest’ultime furono disposte, oltre che per raggiungere gli obiettivi ad esse assegnati, in modo tale da proteggersi reciprocamente con il cosiddetto fuoco di fiancheggiamento. Venne così portata a termine una linea che, facendo da tramite tra le varie opere difensive dislocate sul territorio, formava la cosiddetta Posizione di Resistenza, nei pressi della quale si sarebbe dovuto arrestare l’assalto nemico e dove si sarebbe dovuto concentrare il fuoco delle mitragliatrici dei centri di resistenza e dei Nuclei Armi Supplementari, dei pezzi delle batterie in caverna e di quelle situate all’aperto. Sul fianco posteriore delle posizioni di resistenza erano poi ubicati vari ricoveri in caverna, che accoglievano le truppe di contrattacco e che servivano per controllare i numerosi spazi rimasti scoperti tra le opere.

Nel comprensorio delle Alpi Marittime, e in particolare nel settore di Cima Marta, le opere del Vallo furono erette soprattutto all’interno delle creste montane, dalle quali si potevano efficacemente controllare i sentieri e le alture circostanti ed usufruire di un’eccellente visuale su un vasto tratto di fronte; queste strutture erano inoltre inaccessibili e protette dall’andamento del terreno con entrate defilate in leggera contropendenza. La zona della Roia era compresa in particolare nel I Settore di copertura, ripartito inizialmente nel I Settore Bassa Roia (dal mare a Cima Marta) e nel II Settore Alta Roia - Gessi (da Cima Marta, esclusa, fino al Monte Malinvern), mentre, a partire dal 27 gennaio 1940, dal I Settore sarebbe stato staccato il V Settore Media Roia, con giurisdizione da Testa d’Alpe a Cima Marta e che venne affidato alla divisione di fanteria Cosseria, poi sostituita nel 1940 dalla divisione di fanteria Modena. Tali settori erano poi suddivisi in vari sottosettori, dei quali quello dell’Alta Roia aveva l’incarico di impedire l’attraversamento della vallata in direzione sud-nord sbarrando la Strada Statale 20; quello di Muratone aveva invece il compito di controllare i due sentieri provenienti da Saorge e la mulattiera che raggiungeva la zona da Breil attraverso un territorio in gran parte boscoso, il cui transito non presentava particolari difficoltà; e infine il sottosettore di Marta, al quale era affidata la delicata mansione di controllare la strada che, valicando la collina nei pressi della Bassa di Giacque, proseguiva sotto le pendici del Balcone e lungo il Vallone di Marta per giungere nei pressi delle caserme ubicate alle falde di Cima Marta.

Per presidiare l’intero sistema difensivo che formava il Vallo Alpino venne ufficialmente costituito, con regio decreto del 28 aprile 1937, il corpo della Guardia alla Frontiera, peraltro già operante dal 1934, al quale fu affidato l’incarico di sorvegliare le opere difensive e attivarne i relativi dispositivi di copertura, lasciando che si occupassero di altre mansioni le divisioni di fanteria e alpine acquartierate in località talvolta distanti dai crinali alpini e quindi non necessariamente vincolate a un determinato territorio. I militari della Guardia alla Frontiera svolgevano peraltro le loro funzioni insieme a vari reparti dei carabinieri e della Guardia di finanza. A questi ultimi erano affidati in particolare, e in esclusiva, la vigilanza presso i valichi di frontiera, la repressione del contrabbando e dell’immigrazione clandestina e l’accesso alle zone limitrofe alle opere difensive per contrastare eventuali attività di spionaggio e la fuga di notizie sulle strutture di carattere militare. Per queste mansioni i reparti della Guardia di finanza, affiancati a volte anche da unità della Milizia Confinaria (un reparto speciale della MVSN creato ad hoc per la vigilanza alle frontiere), usufruivano di posti fissi, situati lungo i tragitti verso le località di confine e dove era consentito il passaggio soltanto alle persone munite di appositi permessi e lasciapassare. In particolare, nel settore di competenza della zona intemelia, compresa tra Ponte San Luigi e Cima Marta, – in base ai dati contenuti in un documento risalente al 1932 –, risultavano operanti 1 comando di tenenza, 12 comandi di stazione e 2 distaccamenti dislocati a Margheria dei Boschi e ai Baracconi di Marta, dell’Arma dei Carabinieri; 3 comandi di tenenza, 22 comandi di brigata e 2 squadriglie navali della Compagnia Guardia di Finanza di Ventimiglia, costituita da 4 ufficiali e 298 militari di truppa e alla quale era affidata soprattutto la vigilanza della strada litoranea da Bordighera al confine di Stato; e una coorte speciale di frontiera delle Camicie Nere di Ventimiglia, con giurisdizione sul territorio da Ventimiglia a Cima Marta inclusa, ad eccezione della zona litoranea da Ventimiglia a Ponte San Luigi, dotata di un organico di 14 ufficiali e 280 uomini di truppa, suddivisi in 3 centurie, 8 manipoli e 18 distaccamenti.