- 03 luglio 2015, 17:00

Smamma Rai

La tv pubblica cerca giornalisti, ecco come.

DA BASTIA UMBRA (L’ALTRO IERI) - Il vostro editorialista di fiducia (consentitemi l’auto apprezzamento, perché deve risollevarmi il morale) ha partecipato al concorso della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. Mamma Rai sta cercando cento giornalisti professionisti da inserire nelle sedi regionali, con contratti a tempo determinato. Così ha organizzato una super selezione nazionale. Alla prima delle tre prove previste, sono accorsi quasi tremila candidati. Era il quiz delle stramaledette risposte multiple, cento domande in 75 minuti. I migliori quattrocento andranno avanti. Ecco come la nostra antenna alletta e allatta i suoi aspiranti giornalisti.

Ritardato preavviso. Una ventina di giorni dopo oltre un anno di silenzio radio. La mail della convocazione è arrivata il 9 giugno. Davvero poco tempo a disposizione per studiare, anche se alla luce delle domande uscite, sarebbe servito a poco.

Location. Bastia Umbra, e dov’è? Ho scoperto che c’è un centro fieristico in questa notissima località vicino ad Assisi. Fuorviante la polemica sulla penuria di posti letto: ho trovato un bellissimo quattro stelle a 79 euro, prenotando il giorno prima. Il vero guaio è la mancanza di collegamenti ferroviari decenti, che ha costretto i concorsisti a lunghissimi viaggi in automobile. Alla faccia delle scelte amiche dell’ambiente e della praticità.

Le domande. Il giornalista preparato e diligente deve assolutamente sapere che la cariatide è una colonna dalle fattezze femminili, e non uno spazio vuoto tra due elementi di sostegno. Che l’album live “Fra la via Emilia e il West” è di Guccini, però col pennarello ho annerito la casella che corrispondeva a Ligabue, e va bene così perché mi piace molto più di Guccini. Che la succulenta colazione sull’ameno prato è stata dipinta da Manet, non da Monet, e via di questo tenore. Avrebbe anche dovuto conoscere le sigle dei partiti turchi, ma per quelle mi devo ancora attrezzare. In compenso ho azzeccato il nome del premier indiano, che si chiama Narendra Modi e pare un tipo simpatico e determinato, almeno a vederlo in foto.

Miraggi e lupi ammansiti. È chiaro che l’italiano medio, e pertanto anche il giornalista medio, è perennemente attratto dal miraggio del posto fisso. Viva la Rai, che ci fa crescere sani e magari concederà un bel contratto, non a tempo indeterminato, sia chiaro, ma sperare è umano e lecito. Così il suddetto giornalista medio 2.0 potrà salutare il precariato, il lavoro da freelance (ventolata d’ottimismo libertario di derivazione anglosassone), il quotidiano arrabattarsi tra redazioni e collaborazioni assortite. Però è sempre bene raccomandarsi a qualche santo, quindi ho dormito ad Assisi, visitato la mirabile chiesa con gli affreschi di Giotto e perfino acquistato una boccia di neve con dentro San Francesco che ammansisce il lupo di Gubbio. Il tocco finale kitsch era indispensabile per non farmi troppe illusioni.

PS: la vera ragione che mi ha fatto saltare l’Insider di mercoledì, è che 35 minuti dopo essere uscito dalla fiera stavo già con le gambe sotto il tavolo di una vineria. Bicchiere di rosso, tagliere di formaggi e mia moglie che mi chiedeva: com’è andata?

Luca Re