Il nostro lettore Andrea Gandolfo ci ha scritto, come fa spesso per ricordare il quadriennio che seguì la fine della prima guerra mondiale, per quanto riguarda la zona di Sanremo”
“Il 3 novembre 1918 venne firmato l'armistizio di Villa Giusti tra i plenipotenziari italiani e quelli austro-ungarici, che pose fine alle ostilità sul fronte italiano. L'annuncio dell'armistizio, entrato in vigore il 4 novembre, data ufficiale della “Vittoria”, fu accolto in tutta Italia con giubilo e anche a Sanremo si svolsero numerosi festeggiamenti per celebrare l’importante avvenimento. Nel dopoguerra i Sanremesi cercarono di riavviare le principali attività economiche cittadine attraverso un riassetto degli alberghi e delle principali imprese commerciali. La Giunta Balestreri, che nel corso del conflitto si era limitata all'ordinaria amministrazione, riprese la sua attività proponendo di spostare a monte la ferrovia litoranea con uno stanziamento di cinque milioni di lire. Nello stesso periodo emerse anche il problema del rinnovo della concessione della gestione del Casinò al signor Lurati, che dirigeva la Casa da gioco dal 1907. Nella seduta del Consiglio Comunale del 28 luglio 1919 venne deliberato di affidare la gestione del Casinò a Lurati per un corrispettivo di 350.000 lire annue, più altre 20.000 da destinarsi alla gestione del Teatro Principe Amedeo. Durante un’altra seduta del Consiglio, tenutasi il 30 agosto, il consigliere Viani criticò però aspramente il vecchio concessionario per la sua gestione della Casa da gioco. Fu così che Lurati, constatata l'ostilità di vari consiglieri nei suoi confronti e ritenute eccessivamente onerose alcune clausole del nuovo capitolato d'appalto, ritirò la propria candidatura rinunciando definitivamente al rinnovo della concessione. L'Amministrazione municipale affidò allora la concessione del Casinò per cinque anni, al canone di 400.000 lire annue al netto di qualsiasi imposta, ai due imprenditori francesi Roques e Archiprêtre, che erano stati già gestori del Grand Casinò de la Jetée di Nizza, del Cercle des Etrangers e della Ville des Fleurs di Aix les Bains; la concessione della gestione della Casa da gioco matuziana ai due impresari francesi, prescelti anche per aver proposto un aumento del canone, rappresentò tuttavia una soluzione provvisoria in attesa che il governo concedesse l'autorizzazione per il gioco d'azzardo, il cui esercizio era allora soltanto “tollerato” in alcune stazioni invernali e balneari del Regno. Intanto la Giunta Balestreri si trovava in gravi difficoltà a causa dell’opposizione portata avanti dai consiglieri socialisti e dalla critica situazione finanziaria dovuta alla guerra appena conclusa, tanto che alla fine fu costretta a rassegnare le dimissioni nelle mani del prefetto di Porto Maurizio Cotta, che sciolse il Consiglio nel dicembre 1919. Fu quindi chiamato a reggere la civica amministrazione il commissario prefettizio Gardella, che, nello stesso dicembre 1919, venne sostituito da un altro commissario, Arnaldo Moro, che avrebbe guidato il Comune fino alle elezioni amministrative dell'ottobre 1920. Il 21 dicembre 1919 un gruppo di autorevoli esponenti del mondo politico ed economico cittadino si fece promotore di un sodalizio, l'Associazione Democratica, che venne ufficialmente fondata nel corso di una riunione del comitato promotore tenutasi all'Hotel Riviera Palace. L'Associazione, che contava tra i suoi fondatori l'ex sindaco Natta Soleri, il conte Orazio Parea e il senatore Ernesto Marsaglia, si proponeva di riunire tutti i cittadini animati da spirito democratico in un unico “fascio”, che contrastasse la dilagante marea bolscevica e rivoluzionaria che, secondo i membri del nuovo sodalizio, costituiva una seria minaccia per la comunità nazionale.
Nella primavera del 1920 si svolse inoltre a Sanremo un importante convegno diplomatico tra i capi di governo delle potenze vincitrici della guerra per decidere le sorti del Medio Oriente, presso il Castello Devachan in corso degli Inglesi dal 19 al 26 aprile, e che sarebbe poi passata alla storia come la “Conferenza di Sanremo”. Nel corso del vertice sarebbe stata decisa l’internazionalizzazione degli Stretti, sarebbero stati assegnati alla Francia e alla Gran Bretagna i territori già appartenenti all’Impero ottomano e sarebbero stato infine concluso un accordo petrolifero tra Francia e Gran Bretagna. Il 24 ottobre 1920 si tennero invece le elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale, che registrarono l’affermazione della lista socialista capeggiata dal medico di Carpasio Domenico Cotta, che ottenne 18 seggi su 30, mentre l'Associazione Democratica, sostenuta anche da vari sodalizi cittadini, tra cui la Società Agricoltori e Pescatori, la Cooperativa Operaia, la Società Esercenti e la Cooperativa Popolare, ebbe i restanti 12 seggi. La vittoria della lista di Cotta si inseriva tuttavia nel più ampio quadro di una situazione nazionale favorevole ai partiti di opposizione, come il PSI e il neonato Partito Popolare, che avevano ottenuto un grande successo alle elezioni politiche del novembre 1919. A Sanremo, in particolare, il Partito Socialista si era presentato come una forza alternativa ai partiti d'ordine schierandosi apertamente contro la guerra, di cui prevedeva le disastrose conseguenze; la sua affermazione era inoltre probabilmente legata alla speranza degli elettori sanremesi che il cambiamento radicale della classe dirigente locale potesse creare le condizioni per un rapido sviluppo economico della città. Cotta, che aveva riportato il maggior numero di preferenze, venne eletto sindaco nella seduta del Consiglio Comunale del 5 novembre 1920. Il nuovo sindaco ereditava una situazione particolarmente difficile, caratterizzata soprattutto dal pesante passivo delle finanze comunali, che necessitavano di un riassetto unitamente al rilancio delle attività turistiche. Cotta portò inoltre nella vita politica della città una grande umanità e una profonda integrità morale, che non concedeva nessuno spazio a favoritismi e corruzione. Dal 5 novembre 1920 al 21 aprile 1921, l'Amministrazione Cotta affrontò alcuni tra i problemi più rilevanti per la città, come, ad esempio, lo spostamento della ferrovia a monte. Vennero anche promosse alcune importanti iniziative riguardanti il settore turistico con l’obiettivo di rilanciare la città come centro climatico internazionale, operazione possibile soltanto creando le infrastrutture necessarie ad accogliere la numerosa clientela turistica.
In questo contesto assumeva fondamentale importanza l'attività del Casinò e la tolleranza dei giochi, per cui la Giunta presieduta da Cotta, nel corso di una seduta tenuta il 19 dicembre 1920, fece voti al governo affinché provvedesse con una disposizione di legge alla regolamentazione dei giochi d'azzardo, anticipando intanto al Comune di Sanremo la tolleranza dei giochi nel proprio casinò per la successiva stagione invernale. Tramite questa richiesta Cotta si fece interprete di una delle aspirazioni più sentite dei Sanremesi, che da anni vedevano nello sviluppo dei giochi al Casinò uno strumento formidabile per un miglioramento delle condizioni economiche e sociali della città. Un altro importante provvedimento adottato dalla Giunta Cotta in campo turistico fu l'adozione del nuovo Regolamento per l'applicazione della tassa di soggiorno approvata il 2 gennaio 1921. Il Regolamento introduceva la tassa di soggiorno, secondo le disposizioni emanate dal ministero dell'Interno e comunicate dalla Sottoprefettura il 24 dicembre 1920, la cui applicazione dipendeva tuttavia dalla durata della permanenza in città dei turisti e veniva eseguita in base alle condizioni economiche dei contribuenti da ricavarsi dal tipo di alloggio in cui questi prendevano dimora. Un ulteriore problema affrontato da Cotta fu quello del trasferimento della linea ferroviaria a monte per poter dare spazio allo sviluppo urbanistico della città. Per tentare di risolvere questo problema, su cui in città si discuteva peraltro da decenni, la Giunta Cotta nominò una commissione tecnica e legale incaricata di studiare i diversi progetti, che vennero poi approvati dal Consiglio Comunale e inviati all'Amministrazione ferroviaria. Il 13 gennaio 1921 il Consiglio ratificò il progetto, già predisposto dal commendator Gerra, di realizzare due stazioni distinte, che avrebbero dovuto essere collegate da un'unica galleria, una a levante, nei pressi della Villa del Sole, e l'altra a ponente nei pressi del Cimitero della Foce, distanti l'una dall'altra 4.500 metri circa; secondo questo progetto, la stazione di levante sarebbe stata ubicata allo sbocco della provinciale Sanremo-Poggio-Ceriana-Baiardo e nelle vicinanze di San Martino e Verezzo, mentre quella di ponente sarebbe stata costruita allo sbocco della mulattiera Sanremo-Coldirodi in prossimità di aree edificabili, e al centro della zona del Berigo, dove già si trovavano i maggiori alberghi e le più importanti ville della città.
L'Amministrazione Cotta si occupò anche del reperimento di un'area per il nuovo cimitero urbano. Il regio commissario Moro aveva già proposto di realizzarlo in zona Tinasso. Nel corso della riunione del Consiglio del 5 dicembre 1920, la Giunta Cotta propose invece di indire un referendum tra tutti i cittadini per scegliere la località preferita dalla popolazione tra le due alternative della zona Tinasso e di Valle Armea. Il referendum venne poi fissato per il 20 marzo 1921. L'attività amministrativa di Cotta dovette però interrompersi a causa di un avvenimento politico indipendente dalla situazione locale della città. Nel gennaio 1921, infatti, nel corso del Congresso socialista di Livorno, si consumò la scissione dell'ala massimalista del PSI, che si costituì in Partito comunista d'Italia. La Giunta comunale sanremese dovette quindi prendere atto dell'avvenuta divisione politica verificatasi al suo interno, che aveva dato la maggioranza ai consiglieri comunisti. In questa situazione il tranviere Enrico Fornari, capo dell'opposizione comunista, inviò una lettera a Cotta chiedendogli di rassegnare le dimissioni. Il sindaco diede allora le dimissioni insieme ai consiglieri socialisti Angelo Gentilini, Guglielmo Sacco e Giuseppe Carbone; durante il Consiglio Comunale del 21 aprile 1921 si procedette alla sostituzione del sindaco e della Giunta dimissionari con l'elezione dei consiglieri Gatti, Paoli, Gallo e Castagnari, tutti di area comunista, e la nomina a sindaco di Fornari.
La Giunta Fornari intervenne in particolare nei vari scioperi che si succedettero sostenendo sempre i lavoratori. La Giunta comunista istituì inoltre il caro-viveri per le bidelle e si attivò prontamente contro la serrata di quattro giorni nei primi giorni di maggio 1921 dei panettieri, contro il prezzo politico del pane stabilito dal Comune, che nell'occasione decise di requisire i forni e la sera mise in vendita il pane a prezzo politico grazie anche alla collaborazione di diversi operai. Fornari sostenne inoltre con forza la necessità di spostare a monte la ferrovia e raddoppiare i binari, mentre, per favorire il commercio, cercò di abolire le barriere daziarie, ma questa operazione fallì per la forte opposizione al provvedimento da parte di liberali e conservatori. Contemporaneamente il sindaco chiese anche di rivedere i termini della convenzione con i gestori del Casinò, portando il premio di concessione da 250.000 lire a 318.666 lire. Tale decisione determinò però una lunga diatriba con i concessionari della Casa da gioco Roques e Archiprêtre, che si protrasse finché la giunta non chiese il sequestro del Casinò, auspicando una definitiva risoluzione del contratto di gestione della Casa da Gioco. Intanto le elezioni politiche del maggio 1921, che avevano registrato una netta affermazione del Blocco nazionale, determinarono anche un mutamento significativo all'interno dell'equilibrio politico sanremese, dove i comunisti erano stati sorpassati, oltreché dai socialisti, persino dai popolari. Approfittando del successo elettorale, i conservatori e i fascisti sanremesi iniziarono allora a premere per lo scioglimento del Consiglio aspettando soltanto l'occasione propizia, che si presentò nell'autunno del '21 quando emerse che il bilancio comunale del 1921 segnava un notevole passivo. Il prefetto di Porto Maurizio ordinò allora un'inchiesta amministrativa, che appurò la mancanza di un inventario dei beni comunali, l'eccedenza delle spese e la pletora del personale comunale.
Il Consiglio di Stato, valutata attentamente la relazione prefettizia, diede parere favorevole allo scioglimento del Consiglio Comunale, che venne dichiarato nel novembre 1921; nello stesso mese venne nominato commissario prefettizio il sottoprefetto di Faenza Arrigo Medail, che avrebbe retto le sorti del Comune di Sanremo fino alle elezioni amministrative del giugno 1922. Durante il suo mandato il commissario Medail prese tra l'altro la decisione di affidare la gestione del Casinò al signor Locatelli, causando una ridda di critiche e commenti e persino l'avvio di inchieste giudiziarie per le presunte pressioni che avrebbero indotto Medail a preferire Locatelli ad altri concorrenti, che pure avevano avanzato offerte più vantaggiose. Nel giugno 1922 si svolsero le elezioni amministrative, che portarono in Consiglio Comunale una maggioranza liberale-conservatrice, frutto dell'alleanza tra popolari e liberali promossa dal senatore Ernesto Marsaglia. Da questa maggioranza furono tuttavia esclusi i fascisti, che non erano entrati in lista, mentre risultarono sconfitte le forze di sinistra, che si erano presentate divise in Partito Socialista Unificato, con capolista Domenico Cotta, e Partito comunista. La nuova assemblea consiliare elesse sindaco l'esponente liberale Carlo Bensa, che sarebbe rimasto alla guida dell'Amministrazione civica fino all'agosto 1923. Intanto anche a Sanremo, come in tutte le altre città italiane, cominciava ad affermarsi il movimento fascista, che aveva introdotto nella lotta politica l'uso sistematico della violenza e della contrapposizione fisica per contrastare gli avversari. La sfida dei fascisti contro le istituzioni e i partiti democratici della città culminò con la spedizione punitiva del 7 agosto 1922 contro la locale Camera del Lavoro. Alle 21,30 di quel giorno, infatti, un'ottantina di fascisti, in gran parte bolognesi e piemontesi, provenienti da Savona e suddivisi in quattro squadre, giunsero alla stazione ferroviaria e si diressero verso la sede del Fascio in corso Garibaldi; all'angolo del Caffè Europeo, però, una squadra decise di dirigersi verso via Morardo, dove aveva sede la Camera del Lavoro, ma fu trattenuta da un esiguo drappello di carabinieri comandati dal commissario Greco. Intanto un'altra squadra, recatasi in piazza Colombo, aveva iniziato a sparare dei colpi di rivoltella contro la folla davanti al Bar Americano, forse istigata da un ubriaco che pare avesse insultato alcuni squadristi; nel corso di questo scontro a fuoco cadde ucciso il muratore Giuseppe Martini, mentre venne ferito al femore e alla testa il tranviere Pietro Pesante. Gli altri feriti, tra i quali un fascista di Trino Vercellese e il fabbro sanremese Emilio Nespoli, furono ricoverati nel nosocomio cittadino, mentre i fascisti continuavano imperterriti le loro violenze, soprattutto nel quartiere della Marina. Gli scontri si protrassero fino a tarda notte, durante la quale la polizia procedette all'arresto di sette comunisti e tre fascisti. Il giorno successivo la Giunta Bensa fece pubblicare un appello sui muri delle case per invitare la cittadinanza alla pacificazione degli animi, evitando tuttavia di stigmatizzare apertamente l'operato dei fascisti ed esortando tutti a mantenere la calma affinché il buon nome della città non avesse a subirne un pregiudizio irreparabile.
Nel corso del suo mandato il sindaco Bensa si interessò anche della questione del Casinò, cercando di fare in modo di riuscire a legalizzare, o quanto meno regolamentare, quella situazione di tollerabilità dei giochi d'azzardo che accomunava Sanremo ad altri centri di villeggiatura e termali come Fiuggi, San Pellegrino, Rimini, Riccione ed altre località similari. Bensa decise quindi di recarsi a Roma presso il ministero dell'Interno per esporre come stavano le cose e cercare di ottenere l’agognata autorizzazione a praticare il gioco nelle sale del nostro Casinò senza temere di essere costretti a chiudere da improvvise ordinanze prefettizie seguite da retate di polizia. Durante l'Amministrazione Bensa fu anche costruito il nuovo Mercato dei fiori, che venne inaugurato il 21 settembre 1922. Prima di questa data, infatti, tutti i floricoltori di Sanremo, Poggio, Taggia, Riva, Santo Stefano, Cipressa, Pompeiana e centri limitrofi, per commercializzare i loro prodotti, dovevano recarsi al mercato dei fiori di Ospedaletti, l'unico esistente nel circondario. Cinque mesi dopo la presa del potere da parte di Mussolini con la “marcia su Roma”, nel marzo 1923, contemporaneamente alla fusione a livello nazionale tra il Partito Nazionale Fascista e il Partito Nazionalista, anche a Sanremo si unificarono le sezioni del Partito Fascista e di quello Nazionalista nel corso di una cerimonia tenutasi al Principe Amedeo. Dopo la fusione venne eletto il nuovo Direttorio della Sezione sanremese del PNF, che risultò composto dall'avvocato Carlo Enrico Pianavia Vivaldi, dal ragioner Pierino Perotti, dal dottor Lino Banchio e dal conte Raffaele del Castillo. Anche nella nostra città cominciava così il “ventennio” fascista, che si sarebbe concluso solo nel luglio 1943 con il crollo del regime e la formazione del primo governo Badoglio”.