- 23 settembre 2011, 06:00

Un Ponentino della Valle Argentina in Cina Lan-jue-van Jo-van-nes

Genova, Regina del Mediterraneo, nel 1647, fondò “La Compagnia Genovese delle Indie Orientali”. La compagnia si prometteva d’ “aprire navigazione et traffico di mercantie nelle Indie Orientali, in particolare nel Giappone, suoi vicini et altri luoghi liberi e praticabili”.  Genova comperò, in Olanda, due navi e reclutò ufficiali e marinai olandesi. Le navi giunsero nell’arcipelago della Sonda, gli Olandesi, sequestrarono le navi e gli altri membri genovesi dell’equipaggio furono rimandati in patria.

Vista la mala parata con gli Olandesi, Genova, tramite i Gesuiti, tentò con i Portoghesi. La vecchia Compagnia si trasformò in Compagnia Marittima di San Giorgio. Le opportunità offerte dal Portogallo a cui mancavano navi e denari per valorizzare i traffici con le colonie sembrava fatto… gli Inglesi controllavano quasi tutte le opportunità sperate, e la mancanza di noleggi e soprattutto mandate “alla ventura, senza effetti, né crediti e senza ordini bastanti” si risolse in un disastro finanziario. Eppure di Ponentini in Cina né abbiamo diversi: uno è San Giovanni Lantrua di Molini di Triora e il vescovo Gio Anton io da Pompeiana e il sanremasco Mons. Michele Anfossi coevi  del Lantrua,  l’altro il vescovo Giuseppe Novella di Carpasio ecc. penso di farvi opera gradita dirvi qualcosa sulla bibliografia di questi  sconosciuti e illustri Ponentini.

 Questa volta ci occupiamo   di  San Giovanni Lantrua. Come abbiamo accennato “Gli orientali commerci” con la Cina e il Giappone rimasero un pio pensiero. Il bello è che tutti e due i ponentini erano francescani, quindi un ordine che ha come peculiarità la povertà. Come raggiunsero la Cina ha del fantastico, senza avere un collegamento diretto con la madre patria. Già da questo si intuisce la fermezza d’animo e una volontà non comune. “Andar per le Cine“  si impiegava un anno, se tutto andava bene, e la cosa più bella era che una volta giunti non si ritornava più a rivedere il suolo natio. Nel libretto dal titolo: “Una vita per Cristo”. San Giovanni Lantrua, missionario e martire in Cina, di Don Giacomo Simonetti, si chiede perché proprio in Cina, un paese tanto lontano ed estraneo alla nostra cultura? La risposta va cercata nell’impegno dei figli di San Francesco che si dispersero verso quattro angoli del mondo per annunciare il Vangelo. Lo stesso San Francesco ne diede l’esempio durante le crociate, curando i feriti e prigionieri mussulmani, tanto che i “frati con la corda” ebbero dal Sultano  Saladino piena libertà di movimento e li troviamo ancora oggi custodi dei principali luoghi di culto della Terra Santa. Senza la loro presenza non ci sarebbe stato una sola chiesa Cattolica in Terra Santa! Papa Innocenzo IV nel 1252 spedì in Cina Fra Giovanni da Pian del Carmine, seguito da Fra Giovanni da Montecorvino, primo vescovo di Pechino (1247-1328). Dopo il 1300 la chiesa organizzata in Cina, per vari motivi scompare quasi totalmente. Un nuovo fervore missionario animerà i Francescani e i Gesuiti, gli Agostiniani con avvento delle linee commerciali tra il Portogallo e la colonia di Macao in Cina.  Le prime diocesi cinese sarà Macao nel 1538 e Nanchino nel 1608. Nessuno ignora i due più grandi nomi del cristianesimo in Cina il gesuita Matteo Ricci, detto dai cinesi:” Il Saggio d’Occidente e Hsü Kwang Ch’i, Cancelliere dell’Impero di Shan-hai.

Per tutto il ‘700 i Gesuiti e Francescani si rivolsero alla propagazione in Cina con grandi sforzi d’uomini e mezzi, ma con la soppressione dei Gesuiti 21 luglio 1773 fu un autentica mazzata per la Chiesa e per le missioni d’America e d’Asia. Papa Clemente IV (francescano) sopprimendo l’ordine dei Gesuiti, così importante, così rappresentativo dei tradizionali indirizzi storici della chiesa, senza che vi fossero gravi colpe, dimostra come gli orizzonti politici della Curia di Roma si ritirasse sempre di più dal gioco internazionale per restringersi entro i confini dello Stato Pontificio. Subirà le imposizioni dei “Re sacrestani” vedi l’Imperatore d’Austria.  Qui sta la grandezza di San Giovanni Lantrua sa che l’ in Cina, sia per mancanza di missionari, con Napoleone che sopprimeva gli ordini religiosi, dunque la mancanza di missionari e la persecuzione contro i Cristiani del Celeste Impero sarebbe stata una vita di stenti  pagato con la vita. Pensando con la ragione si direbbe che andò in un posto sbagliato nel momento sbagliato.

Agli occhi della fede è stato una testimonianza d’amore meravigliosa verso Chiesa di Cristo e il popolo della Cina. Salpato dal portofranco di Livorno nel gennaio 1798 raggiunse Lisbona, con la speranza di trovare una coincidenza per la Cina… aspettò un anno, studiando la lingua cinese.  Nel maggio 1799 potè salpare, con un brigantino per Macao. Chiese al capitano di imbarcarlo gratis. A quei tempi duravano ancora sentimenti di fede, non si rifiutava l’elemosina al “cordone di S. Francesco”: il missionario fu accettato a bordo”. Dalle lettere inviate al fratello a Molini di Triora si ha una dettagliata descrizione del viaggio non prive di humor. ” E dopo quattro mesi d d’acqua e di cielo, giunsi a vedere la terra non d’Europa, ma delle Indie Orientali, sebbene per due volte mi credevo di andare a terra del fondo del mare, di essere ricoverato nel ventre di qualche pesce per due fierissime tempeste dopo Capo Speranza, tanto rinomato, né da me veduto.” 

Volle Iddio salvarmi dal naufragio, ma non dai corsari Francesi, mentre predemmo terra nell’isola di Giava”. L’assillo del Lantrua, non era tanto di essere stato depredato e mal trattato, ma come continuare il viaggio verso la Cina, questa volta senza un soldo e una nave! Dalle lettere si sa che, informatosi che una nave partiva per la Cina, chiese al capitano svedese, di fede protestante, di dargli un passaggio gratis, non solo ebbe l’imbarco, ma per un mese soggiorno nella locanda delle Compagnie Olandesi, senza pagare un soldo, anzi gli fecero delle elemosine che “vennero ad eguagliare il denaro presomi dai Francesi… si fece vela per la Cina. Dopo due mesi e mezzo di navigazione, causa venti contrari il 17 gennaio 1800 raggiunsi la spiaggia di Macao in Cina appartenente al Portogallo.” Una persona comune non avrebbe avuto queste agevolazioni, vivere alla lettera il vangelo, vivendo in povertà, obbedienza e castità il Lantrua si presenta sul campo di lavoro libero da ogni remora, da ogni impaccio di cose e ricco della sola povertà, confidando solo in Dio si butta nell’apostolato. Risalendo il fiume Azzurro, era il 1801 si stabilì nella provincia dell’ Hu-nan,  nel cuore della Cina. Fino alla sua cattura 25 luglio 1815, vestito da cinese, con un nome cinese… sino al giorno della sua cattura, dovuta ad a un sconfinamento del suo piccolo gregge di capre, che gli dava sostentamento, nell’orto di un bonzo e la denuncia di insegnare una religione contraria alle leggi del Celeste Impero. Per 14 anni, di nascosto a repentaglio della vita, quasi braccato non fece altro che visitare e confermare nella fede le piccole comunità cristiane, non cercava il martirio per il martirio, ma fattosi cinese non si è procurato né oro, né argento, né due tuniche, ma visse accontentandosi del nutrimento che le famigli cinesi poco e tanto gli davano. Dopo dieci anni di lavoro, confessa in una lettera:” Sempre solo, non ho avuto alcun riposo per la scarsezza di missionari in una missione di 7.000 cristiani, (sparsi su una superficie grande come le province di Imperia, Savona e Genova, sempre solo ed infermiccio, con debolezza di stomaco e per cui le forze si sono molte indebolite, ed in età di 50 anni ero assai invecchiato…” la lettera, quasi uno testamento, conclude che vorrebbe fare ritorno alla vita del convento e terminare i suoi giorni tra i suoi confratelli. La risposta e che partito lui, la comunità sarebbe rimasta senza guida spirituale, rimane e la conclude la sua testimonianza di fede con il martiro. Il 17 febbraio 1816 sulla pubblica piazza, dopo aver fatto il segno della croce si chinò fina a terra. In quelle cinque prostrazioni  era la sua testimonianza di fede, che secondo l’uso dei cristiani cinesi ringraziano la S.S. Trinità per la creazione, per la redenzione, la fede, per il dono dei Sacramenti e per l’amore che il Signore ha verso la singola persona. Il mandarino secondo il rescritto dell’imperatore: “Lan-jue-van sia subito strozzato col laccio e tutto il resto si faccia secondo i decreti pubblicati, il tribunale né prenda cognizione ed agisca.” Sono passati più di due secoli e il nostro Santo La-jue-van in tutta questo tempo il suo insegnamento è ancora attuale. Esprimiamo l’augurio che il suo sangue versato  per il Vangelo ci renda  forti nella fede e testimoni credibili del Vangelo nel nostro tempo.  Luì Cerìn.

            Molini di Triora e San Giovanni Lantrua.

       Molini di Triora ha sempre testimoniato un attaccamento a questo suo figlio. Nella diocesi di Sanremo-Ventimiglia è un santo che invano troverai altari dedicati a lui nelle chiese del Ponente, preferiscono Padre Pio. Non per questo Lantrua se la prende a male, ma denota che le cose belle o i tesori di casa, tanti non sanno neanche d’ averle! Tanto meno le valorizzano. Chi ha va fatto scoprire questo martire è la beata Beata Maria della Passione. (Hélèn di Chappotin de Neuville). Fondatrice delle Francescane Missionarie di Maria: nacque a Nantes il 21 maggio 1839. Morì a Sanremo il 15/11/1904, che con il pseudonimo Antoine du Lis scrisse la prima bibliogafia del Santo ed è quella che ebbe un ruolo determinante nella di lui beatificazione del 1900. Molini, tre volte all’anno festeggia il suo Santo.       

Lui Cerin