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| 07 ottobre 2015, 17:00

Un po' di chiarezza sul biodigestore

Come sarà, o dovrebbe essere, il futuro impianto di Colli.

Un po' di chiarezza sul biodigestore

Discarica no, biodigestore sì: il consiglio comunale straordinario che si è svolto a Taggia la settimana scorsa, ha rimesso la gestione dei rifiuti su un doppio binario che presenta alcuni aspetti da chiarire. Realizzare una nuova discarica (il lotto 6 di Collette Ozotto) mi pare una scelta anacronistica e contraria alle direttive dell’Europa, al pari del programmare nuovi inceneritori, come vorrebbe il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. Per il biodigestore previsto in località Colli, però, il discorso è diverso. La premessa è che il vero problema ligure è la bassissima raccolta differenziata, che rischia sul serio di rendere inevitabile la costruzione della discarica pubblica. Allora conviene rileggersi la convenzione tra l’Ato rifiuti della Provincia d’Imperia e il comune di Taggia, approvata nel 2010.

Il biodigestore non è per nulla equiparabile a un inceneritore, perché stiamo parlando di un impianto di trattamento a freddo, contemplato dagli stessi fautori della strategia “rifiuti zero” (è l’ottavo punto del loro decalogo). Un impianto di questo tipo ha tre funzioni fondamentali: recuperare altri materiali riciclabili dalla spazzatura urbana indifferenziata, attraverso vari processi di separazione meccanica. Pretrattare il rifiuto residuo, per poi smaltirlo in una discarica di servizio. Infine, gestire la frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata, grazie a una combinazione di compostaggio e digestione anaerobica (quest’ultima è la decomposizione della biomassa per mezzo di batteri in assenza di ossigeno, dalla quale si ricava biogas poi utilizzato per generare elettricità). Gli obiettivi sanciti nella convenzione del 2010 sono chiarissimi: prevenzione e riciclaggio al primo posto, «in modo tale da ridurre la quantità complessiva dei rifiuti prodotti e, di conseguenza, dei rifiuti da trattare e smaltire sia nell’impianto dei Colli sia nella prevista discarica di servizio». La Provincia e i comuni si erano impegnati «per un forte incremento della raccolta differenziata», con l’idea di favorire i servizi “porta a porta” e di premiare/punire i comuni virtuosi e quelli inadempienti sulle percentuali di riciclo. Tanto che il traguardo del 65% era previsto entro il 2015, o comunque «non oltre i primi tre anni dall’entrata in funzione dell’impianto».

Ed è su questo punto che finora è andato tutto in frantumi: con percentuali intorno al 30% e ritardi accumulati nella progettazione del biodigestore, il documento è stato smentito nella pratica. Ciò non toglie che la logica della convenzione resti più che valida. Certamente è possibile migliorare il progetto, ad esempio si può ipotizzare di trasformare il biogas in biometano, come consentito dalle normative più recenti. Un altro punto oggetto di discussione è l’incremento della differenziata oltre il 65%: questa possibilità andrebbe considerata, dentro lo schema di contratto, come una prerogativa dei singoli comuni, anziché una concessione del futuro gestore. In altre parole: bisogna garantire la massima flessibilità operativa del biodigestore, mettendolo nelle condizioni di trattare una quantità crescente di materiali riciclabili, in linea con la strategia di ridurre i rifiuti urbani.

Luca Re

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