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Attualità | 26 novembre 2014, 18:53

Oggi la conferma del 'patron': il Gruppo Colussi punterà sul 'Made in Liguria' per rilanciare il marchio Agnesi

"Si pensa a pesti particolari, a sughi di qualità, ad altre specialità regionali. Solo con la pasta non si va da nessuna parte. Voglio rilanciare il marchio Agnesi. Ad Imperia, certo, se poi sarà qualche chilometro più su o giù...".

Oggi la conferma del 'patron': il Gruppo Colussi punterà sul 'Made in Liguria' per rilanciare il marchio Agnesi

Il Gruppo Colussi punterà sul made in Liguria per rilanciare il marchio Agnesi. Lo annuncia il presidente del Gruppo Colussi, Angelo Colussi, in una intervista al Secolo XiX.

"Si pensa a pesti particolari, a sughi di qualità, ad altre specialità regionali. Solo con la pasta non si va da nessuna parte. Voglio rilanciare il marchio Agnesi. Ad Imperia, certo, se poi sarà qualche chilometro più su o giù...". Per lo stabilimento di Imperia è prevista la chiusura nella seconda metà del 2015: a rischio ci sono almeno 150 posti di lavoro. Per rilanciare il marchio, Colussi ha ingaggiato la società internazionale di consulenza strategica 'Gea' per uno studio di mercato.

Colussi ricorda che lo spot 'Silenzio parla Agnesi' è "Il migliore di sempre, e sottolinea che "L'industria alimentare è il secondo comparto produttivo italiano, dopo la meccanica, ma nell'export è all'ottavo posto". La colpa è "Dell'esplosione di produzione che hanno avuto Paesi come la Turchia, l'Algeria, l'Egitto. Agnesi ha una buona reputazione all'estero, ma ha anche costi di produzione molto alti. Purtroppo lo stabilimento di Imperia ha una logistica molto sfavorevole, soprattutto per quanto riguarda l'arrivo della materia prima. Per questo dico che bisogna cambiare".

Angelo Colussi attacca anche gli enti locali: "Ad Imperia abbiamo chiesto che ci facessero un porto adatto per far sbarcare il grano; che degradassero i fondali e che ci mettessero a disposizione dei silos di stoccaggio. Abbiamo anche presentato un progetto su sollecitazione del Comune, reso irrealizzabile con richieste assurde da parte degli enti pubblici, che hanno impedito all'azienda di smobilizzare gran parte del suo patrimonio".

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