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In Breve

| 12 aprile 2015, 08:10

Elizabeth Bright: osteopata-naturopata da New York a Ventimiglia

Vivere con persone vere, con lavori eterogenei e lontani dagli stereotipi della vicina Costa Azzurra, è quello che apprezza di più nella sua nuova città. Ecco come una donna newyorkese ci racconta le “paradossali” somiglianze/diversità tra la grande Mela e Ventimiglia

Elizabeth Bright: osteopata-naturopata da New York a Ventimiglia

Quando ho contattato Elizabeth per la prima volta, sapevo di lei solo che fosse una newyorkese a Ventimiglia e pensavo che questo la facesse vivere in uno stato di malinconia incolmabile, non per l’essere arrivata nella nuova residenza, ma per aver lasciato l’originale.

Invece la realtà è stata diversa. Elizabeth ha stabilito il suo studio da osteopata-naturopata, la propria vita e famiglia in quello che definisce “un autentico gioiello”.

Vivere con persone vere, con lavori eterogenei e lontani dagli stereotipi della vicina Costa Azzurra, è quello che apprezza di più nella sua nuova città.  Ecco come una donna newyorkese ci racconta le “paradossali” somiglianze/diversità tra la grande Mela e Ventimiglia.

 

 

Da New York a Ventimiglia: qual è stato il tuo percorso prima di decidere di vivere in questa città di confine?

Mio marito Pierre è cresciuto a Sanremo. Siamo venuti qui in vacanza per 10 anni ospiti di cari amici di Ospedaletti. Io mi sono innamorata di queste zone perché, in quanto dottore naturale, ho trovato subito la cucina ligure molto sana e genuina, con pochi carboidrati e molte verdure. Inoltre ho sempre voluto che i miei figli crescessero vicino al mare.

Sono nata a New York, ma mi considero di Washington D.C., che è una città del sud, sul meraviglioso fiume Potomac. Washington ha ritmi più semplici rispetto a New York ed è molto europea, proprio nell’ottica in cui volle disegnarla Pierre L’Enfant.

 

Conoscevi già la provincia di Imperia quando vivevi negli USA

No, ho conosciuto questa realtà dopo aver incontrato Pierre. Sono anche una scrittrice per cui mi sono informata.

 

Tua mamma è stata una famosa giornalista, ha mai trattato temi che riguardassero lItalia?

Mia mamma ha partecipato al movimento degli studenti nel 1960. Ha viaggiato per tutta l’Europa intervistando personalità come Daniel Marc Cohn-Bendit per l’ Institute of Current World Affairs, un’associazione molto importante per formare giornalisti in grado di mantenere informato il mondo americano circa gli eventi europei.

 

Tutta la tua famiglia si è trasferita qui con te da 10 anni. I tuoi figli vogliono vivere qui o in USA?

Mio figlio aveva appena terminato le superiori quando ci siamo trasferiti. Ha frequentato l’università ad Atene quindi a New York (è musicista) ed è ritornato qui. Nella sua vita Ventimiglia rappresenta una base a cui ritornare dai suoi viaggi.

Mia figlia maggiore è cantante. Anche lei è partita per New York, ma ha deciso di tornare qui. La Grande Mela può essere davvero difficile come città per giovani che provano a lavorare nell’arte. Forse sarebbe stato più semplice se avessimo continuato a vivere a Washington, ma chi lo sa!

Mia figlia minore è un’artista ed ha appena terminato il suo anno di Erasmus a Lisbona. Aspetta di frequentare l’ultimo anno dell’università delle belle arti a Carrara.

Personalmente non mi piace l’educazione scolastica europea. La trovo arretrata e svantaggiosa per i ragazzi creativi che, non rispecchiando “lo stampo”, spesso l’abbandonano. Molti hanno difficoltà ad iscriversi in altre scuole, come fossero schedati, e di riflesso anche trovare lavoro diventa difficile.

Negli Stati Uniti puoi fare scelte sbagliate, ma avere la possibilità di ricominciare: il sistema è molto più consapevole. E’ impossibile che un ragazzo all’età di 13 anni possa già sapere quale sarà il suo futuro. Non parlo sono dell’Italia, ma anche della Germania, la cui situazione scolastica è terribile.

 

 

Come vivi il passare dalla più grande metropoli del mondo a una provincia così piccola?

Dopo aver passato così tanti anni in una grande città, amo il ritmo di Ventimiglia. La preferisco a Bordighera e Ospedaletti. Amo Oneglia. Mi piace vivere tra persone così diverse, lavorativamente. Questo è il lato americano che è in me. Le persone spesso hanno un’idea sbagliata di New York: è vero è enorme e non dorme mai, ma ha tanti quartieri. Vivere in uno di loro è un po’ come vivere in una città grande come Ventimiglia: finisci per conoscere tutti, frequentare gli stessi negozi ecc.

Ad esempio non riuscirei mai a vivere in Texas. Ventimiglia ha la sua storia e i suoi tesori ed è l’unica città in cui riuscirei a vivere, assieme ad Hong Kong.

 

Cosa c’è di imperiese nella tua vita?

Cibo. Vino. Persone. I miei clienti sono locali e i miei studenti di Kung Fu anche.

Ci siamo integrati nella comunità. Non abbiamo la televisione. Mio marito legge i giornali italiani e io leggo Sanremo News. Il mercato locale, che è un gioiello. E i nostri cani, uno Spinone italiano nato ad Albenga e un bastardino nato ad Ospedaletti.

 

Puoi nominarci qualche prodotto della nostra zona che è conosciuto anche negli Stati Uniti?

Quando i miei amici sono venuti a visitarmi sono rimasti sbalorditi e non riuscivano a capire perché non avessero mai sentito parlare prima di Ventimiglia.

A dire il vero appena sono arrivata ho aperto un sito per promuovere la zona, ma poi con gli impegni non sono riuscita a portarlo avanti.

I liguri sono chiusi è vero. Sono stati invasi troppe volte per essere accoglienti.

A me va bene così. Io sono venuta a vivere qui per stare con gente vera, non in un paradiso fiscale come Monte Carlo.

Ventimiglia avrebbe bisogno dell’università e di un’Ikea che darebbe centinaia di posti di lavoro, perché il turismo non sta portando il giusto lavoro per queste zone.

 

 

L’analisi di Elizabeth è molto cruda, ma realistica nelle sue riflessioni.

Ventimiglia e tutta la nostra provincia non sono l’America anche se in anni passati lo sono stati, metaforicamente per tanti migranti. Gli anni sono cambiati e spesso accade che le tradizioni, che vanno mantenute ben salde, non equivalgano a cambiamenti obbligati.

C’è una frase di Don Luigi Sturzo che fa al caso di questa intervista: Spero che l'aria di libertà che viene dall'America penetri nel nostro paese, dove la libertà scolastica non esiste affatto”.

 

 

 

Stefania Orengo

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