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Attualità | 01 febbraio 2015, 07:31

In&oOut: da Sanremo a Southport (UK) passando attraverso USA, Nuova Zelanda e Canada, intervista al Dottor Edoardo Cervoni

Partito dal liceo scientifico Saccheri di Sanremo, è arrivato in Inghilterra dove ora occupa una posizione prestigiosa

Edoardo Cervoni

Edoardo Cervoni

Avete presente quei film inglesi ambientati nella brughiera, in cui i dottori vengono chiamati da famiglie isolate nel mezzo della nebbia e sfidano intemperie e strade impervie per poter compiere il loro lavoro? Questa è la prima immagine che mi è venuta in mente ascoltando la storia professionale del dott. Edoardo Cervoni.

Partire da Sanremo e arrivare lontano, pare una cosa accessibile a poche persone.

Partire da Sanremo con un importante bagaglio scolastico e forte decisione, arrivando ai vertici di una eccellente carriera é una prerogativa di pochissimi.

Il Dottor Cervoni ci racconta come è diventato direttore del Locumdoctor4u di Southport, nel Merseyside, passando attraverso Stati Uniti, Nuova Zelanda e Canada.

- Lei è partito dal liceo scientifico Saccheri di Sanremo ed è arrivato a Southport, Inghilterra, dove occupa una posizione prestigiosa. Quanto pensa abbiano influito in questo i suoi anni del liceo?

Southport, nel Merseyside, è una delle cittadine turistiche più popolari d’Inghilterra. Per certi versi mi ricorda Sanremo. E’ anche la sede della più grande show floreale del Regno Unito. Non penso che gli anni del abbiano influito sulla scelta, ma piuttosto il fato.

- Attualmente lei è un nome noto in Inghilterra nonché direttore del Locumdoctor4u. Come è arrivato a questo livello?

Passione per il mio lavoro, voglia di fare, circostanze favorevoli e anche grazie alla stima dei miei colleghi, dopo parecchi anni passati a lavorare per l’NHS, o servizio sanitario nazionale del Regno Unito.

- L'Inghilterra è forse il Paese per antonomasia di chi vuole andare via dal proprio. Nel suo caso la scelta è stata casuale o mirata?

Sono stato a Londra nel 1996, ospite di un caro amico del Saccheri di Sanremo. Da medico, ho pensato che la città non faceva per me. Magari sarebbe stato differente se avessi lavorato nella City. In quel periodo stavo ottenendo il certificato che mi avrebbe abilitato a lavorare negli Stati Uniti e ho lasciato Londra senza dubbi circa il fatto che gli Ospedali più prestigiosi negli USA mi avrebbero offerto molto di più in termini di crescita professionale.

- Cosa è stata la prima cosa a cui hai pensato quando si è reso conto che la sua vita sarebbe stata da english man e non più da imperiese?

In realtà prima di approdare a Southport ho lavorato in USA, Nuova Zelanda e Canada (ho dovuto ottenere l’equiparazione di laurea prima con gli USA e poi con il Canada). Ed anche dopo essermi sposato qui in Inghilterra, con figli, non ho mai realizzato in pieno il passaggio ad English-man come dici tu. Probabilmente su questo influisce il fatto che il resto della mia famiglia vive ancora nell’imperiese. Ma, l’accento mi è cambiato…Quello è vero…

- Ha fatto altre esperienze di studio e lavoro all'estero?

Si. Ho cercato di lavorare presso strutture cliniche e di ricerca di primo rilievo in varie città del mondo, tra le quali San Diego, Tucson, Auckland, e Montreal. Sono poi state ragioni sentimentali, piuttosto che di lavoro, a spingermi in UK. Ho incontrato quella che poi sarebbe diventata mia moglie ad Auckland, e lei è della Cumbria, nel Nord Ovest d’Inghilterra.

-Il lavoro che lei svolge in Inghilterra, sarebbe possibile svolgerlo anche qui in provincia di Imperia ?

Ho grandissima stima dei colleghi ed amici che lavorano in provincia d’Imperia. Mi azzardo a dire che il loro lavoro potrebbe essere più complesso del mio dal momento che una buona assistenza medica necessità di supporti assistenziali sociali e domiciliari notevoli che qui sono molto più facilmente disponibili. L’altra cosa importante è che qui mi posso concentrare sul lavoro clinico.

-Nel 1995 lei si è iscritto all'ordine dei medici in Italia. Perchè poi ha deciso di espatriare?

Per tante ragioni. Sapevo di essere bravo ed di avere tanta passione e voglia di imparare. Principalmente, pensavo che avrei potuto imparare di più in USA. Probabilmente noi italiani siamo un popolo di esterofili. Non so…

Certo è che il nepotismo dilagante in campo medico, almeno ai miei tempi, contribuì gravemente a compromettere il rispetto che nutrivo per il Sistema – accademico e non – e quindi nella scelta di andare all'Estero. Non solo. Mi ricordo della mia perplessità di fronte alla scarsa consapevolezza della sua gravità in quanto per me danneggiava chiaramente tanto la collettività quanto i singoli individui direttamente affetti, in particolare nel loro morale. Per quanto mi riguarda, mi ero riuscito a ritagliare un posto di stima presso la Clinica ORL di Genova, dove sono sempre stato trattato benissimo. Mi sentivo tranquillo circa il mio eventuale futuro professionale in Italia. Ad oggi non posso dire come sarebbero andate di fatto le cose. Peccato.

- Come sono visti i laureati italiani in Inghilterra? E la laurea in generale ha ancora un valore?

Posso parlare solo per quanto riguarda il settore medico e qui di medici italiani non se ne vedono moltissimi. Quei pochi che ci sono si “difendono bene”. La laurea ha valore, ma in Inghilterra non è vista come un “must”. La voglia di fare viene premiata molto di più che in Italia, questo è un dato di fatto – almeno facendo riferimento alle mie memorie.

- Sarebbe ancora in grado di lavorare nella sanità italiana, con tutti i suoi contro e i pochi pro?

Difficile rispondere. Nessuno mi ha mai chiesto di rientrare. Ci sarà pure qualche motivo!!!

I motivi che portano tanti ragazzi promettenti della nostra provincia a espatriare sono variegati, ma rimandano tutti allo stesso comune denominatore: un bisogno recondito di lavorare, affermando competenze e volontà, auspicando che a pagare non sia la solita raccomandazione, ma solo la propria capacità e bravura.

Il fatto che per farlo sia necessario andare spesso oltre oceano, o oltre Manica, non rincuora affatto.

Se anche voi conoscete profili simili a quelli di Edoardo, segnalateceli: saremo felici di raccontare la loro storia.

Stefania Orengo

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