Si respira aria di complicità e amicizia, quella vera, tra due grandi del calcio, Siniša Mihajlović e Zlatan Ibrahimović. Scambi di battute e testate. “Lui a me invidia la coppa dei campioni, lui ha giocato io ho vinto - dice Siniša di Ibra e ancora - per marcare Zlatan non ne bastano due”.
Amici che condividono sfide calcistiche e affrontano avversari dentro e fuori dal campo.
“È stata una malattia perfida, all’improvviso da un giorno all’altro mi è cambiata la vita” racconta Mihajlović quando Amadeus gli chiede della leucemia. Ma una grande campione sa trovare dentro sé stesso la giusta forza per reagire: “Ho buttato fuori l’energia negativa e ho cominciato a pensare positivo”.
E Zlatan confessa “non avevo la forza di chiamarlo, e quando ho trovato il coraggio era lui che dava forza a me” e l’amico Sini, come lo chiama l’attaccante svedese incalza “stavo sotto cortisone”.
Dopo le chiacchiere, come ogni ospite che si rispetti, neanche Mihajlović si esime dal cantare. Sulle note di “Io vagabondo” due coppie di amici Sini e Ibra, Fiore e Ama si lasciano andare, senza temere qualche autogol.