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Attualità | 11 agosto 2019, 18:25

I tabarchini di La Galite, una particolare pagina storica della diaspora ligure nel Mediterraneo

La Galite

La Galite

“Dalla città tunisina di Tabarka e dintorni i liguri, cola' stabiliti (e da cui prendono il nome) sotto l'egida della potente famiglia dei Lomellini, si mossero verso altre zone del Mediterraneo. All'argomento ho dedicato spazio negli anni anche su Sanremonews.

Un particolare e restante gruppo di tabarchini, ma anche di ponzesi, vissuti per un lungo periodo in serena e pacifica anarchia, lasciò definitivamente la splendida isola tunisina di La Galite e relativo arcipelago (o isola della Caletta), nella seconda metà del XX secolo. Tollerati e incoraggiati dal dominio coloniale francese dalla fine del XIX secolo agli inizi del XX secolo, pescatori di aragoste delle isole sarde tabarchine, ma anche di Ponza, avevano, infatti, ritrovato la via della Tunisia, dopo l'esodo inverso verso la Spagna e la Sardegna nel XVIII secolo, a seguito dell'acquisto di Tabarka e isole da parte del bey di Tunisi. Se, però, in Sardegna, i tabarchini mantennero l'alterità linguistica rispetto al nuovo ambiente, in Spagna vennero assimilati dalla parlata locale. Tracce tabarchine, in risalita, legate al commercio del corallo, vennero lasciate anche a Cervo e a Laigueglia, come ho ricordato sempre su Sanremonews. Tra il 1956 e il 1962, i tabarchini, insediati nuovamente a La Galite (in arabo oggi Jazirat Jalitah), si trasferirono, come detto sopra, a Levandou, nella attuale Provenza francese, dopo la proclamazione dell'indipendenza dello Stato nordafricano, e ancora se ne coglie l'eco nell'incantevole località della Riviera francese. Protetti dalla Francia, i tabarchini di La Galite, avevano subito in negativo,tuttavia, le conseguenze della politica rivendicazionista del fascismo nei confronti della Tunisia francese.

Ora La Galite conserva solo una pallida memoria storica ligure e italiana, rinvenibile, peraltro, persino in altre aree tunisine da sud  a nord. Circostanza che testimonia quanto, anche in passato, emigrazioni spontanee rappresentavano momento di ponte tra popoli di origini diverse. Le marinerie liguri medievali e moderne si spingevano regolarmente verso l'altra sponda del Mediterraneo e l'Atlantico maghrebino, creando fondaci ed enclaves: vengono in mente quelli su cui sventolava il vessillo di Sanremo a Safi, in Marocco. Quando Edmondo De Amicis si recò in Marocco con una delegazione del neonato regno d'Italia, lo scrittore onegliese ebbe modo di constatarlo. La stessa eredità imperiale romana ci insegna quanto importante fu per Roma antica l'integrazione di genti sotto il segno della convivenza civile e della sua straordinaria organizzazione giuridica.

Pierluigi Casalino”.

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