Infermiere e salute - 09 giugno 2019, 09:27

L’amore filiale tra dedizione e liberazione

Ritorna l’appuntamento con la Dottoressa Irene Barbruni, la nostra Psicologa.

L’amore filiale tra dedizione e liberazione

Cercheremo qui di descrivere la situazione esistenziale del bambino letta all’interno della dicotomia “dedizione e liberazione”: una dualità che, in diverse occasioni, diventa conflittuale. La parola “dedizione” si riferisce “all’azione del dedicarsi completamente e spontaneamente a una persona, a una cosa, a un ideale”; quindi alla tendenza che il bambino ha di essere dedito ai genitori, ossia a fare il loro piacere. La parola “liberazione” significa, invece, “rendere libero, non soggetto all'autorità o al dominio di altri”, e a livello psicologico rendere liberi riguarda principalmente rendere un individuo non soggetto alle proprie pulsioni. Il bambino non è libero in ciò che deve fare quando è preda delle proprie pulsioni, le quali, se non contenute, diventano delle abitudini di comportamento e le abitudini diventano dei vizi e, per usare un termine moderno, diventano delle dipendenze. Quindi, l’amore filiale si pone tra la dedizione, ossia il bambino che imita il genitore, e la liberazione, quindi lo sviluppo della sua autonomia ed indipendenza.

Per comprendere meglio la situazione psicologica in cui è immerso il bambino è importantante chiarire due processi: il processo di identificazione e il processo di individuazione.

Il processo di identificazione è quel processo psicologico che porta il bambino ad imitare i genitori; un’esperienza e un passaggio fondamentale affinché possa imparare a stare nella comunità in cui vive. Il pericolo insito in questo processo è che l’individuo, quando imita gli altri, non vive la propria autenticità. Nell’epoca moderna vediamo che questo aspetto identificativo è molto meno marcato che in passato. Quando il bambino dice “NO” è sotto la spinta del processo individuativo e quindi è mosso a fare le cose “di testa propria”. Oggi questo aspetto è molto sviluppato e ciò rende più difficile il rapporto educativo. Il processo di identificazione è maggiormente presente, nell’epoca contemporanea, quando il bambino è esposto all’influenza dei coetanei e dei mass media; possiamo dire che da questo punto di vista i mass media sono “più potenti” dei genitori. L’esposizione del bambino ai mass media lo espone alla spersonalizzazione. Il processo individuativo può essere recuperato se si instaura una buona relazione tra genitori e figli: ossia una relazione sempre meno assoggettata ai mediatori (tv, gioco ecc…). Questo fattore di mediazione deve essere sullo sfondo e non primario: due persone sono più autentiche quando non ci sono elementi di mediazione se non il linguaggio.

Riflettiamo ora sui concetti di autonomia e libertà. Non è l’autonomia che scaturisce dalla libertà ma è la libertà che scaturisce dall’autonomia. Il che vuol dire che  la libertà è una meta che si raggiunge in acquisizione di un’autonomia. La libertà è qualcosa che i genitori possono dare al bambino, ma non è una vera libertà. L’autonomia è qualcosa che il bambino deve costruirsi e l’educazione mira a far sì che il bambino acquisti autonomia.

Come si conquista l’autonomia? Si conquista per gradi. Alla base del processo di autonomia c’è  la capacità di sapersi orientare e decidere: bisogna quindi abituare il bambino alle decisioni. Ci sono delle decisioni prioritarie che devono prendere i genitori e ci sono dei momenti in cui possono decidere i bambini. Per esempio, il bambino potrà decidere se mettere la maglia bianca o rossa, ma non può decidere se mettere quella di cotone o di lana.

L’immediatezza è uno degli atteggiamenti che non permettono l’autonomia. Il contrario dell’immediatezza è la mediazione. Se il bambino viene gratificato sempre non sarà mai autonomo; infatti è la capacità di mediare che lo renderà autosufficiente. Scopo dell’educazione è quello di far sì che i bambini imparino a mediare i propri impulsi perché l’individuo che non impara a mediare sviluppa una personalità che tende alla dipendenza.

I genitori devono stare attenti ai loro comportamenti perché i bambini assumono il loro modo d’essere. Tanto più i genitori entrano in rapporto con i loro figli fatto di regole, di fiducia e di stima tanto più il bambino sarà indotto a sviluppare queste qualità etiche del rapporto. Tenendo conto che il bambino è spinto oggi a cercare se stesso.

 

                                                                                  Dott.ssa Irene Barbuni

 

 

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Compito dell’infermiere è la somministrazione della cura, il controllo dei sintomi e la cultura all’ Educazione Sanitaria.

Roberto Pioppo

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