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Sanità | 20 gennaio 2019, 08:00

Fab, realtà in costante crescita e modello virtuoso di sanità integrativa

Nel 2050 gli over 90 in Italia saranno oltre un milione. La Presidente Borsani: «È fondamentale compiere uno sforzo comune affinché i tre pilastri della santà imparino a collaborare e ad integrarsi a vicenda»

Fab, realtà in costante crescita e modello virtuoso di sanità integrativa

Secondo gli ultimi dati dell’Istat, nel 2050 gli over 90 in Italia saranno oltre un milione, a fronte di una popolazione di circa 55milioni di abitanti.

Per quanto l’aumento dell’aspettativa di vita sia un dato altamente positivo, porta con sé una serie di sfide e di difficoltà - legate alla gestione delle cronicità e all’esigenza di una maggiore richiesta di assistenza sanitaria - che gli attori del mondo del welfare non possono ignorare.

Se si guarda al passato, quello che oggi viene riassunto da una sola parola, welfare, era un tempo un concetto complesso che teneva conto di valori come la solidarietà, la mutualità sociale e la sussidiarietà. Concetti ottocenteschi, che avevano fatto da motore ad enti ed associazioni private – le società di mutuo soccorso – fondamentali in un momento in cui nel nostro Paese ancora non si parlava di sanità pubblica.

Quella arriverà dopo, nel 1978, chiamato a gestire la fase acuta della richiesta sanitaria italiana.

A quarant’anni di distanza, il SSN italiano, primo pilastro della tutela della salute nel nostro Paese, si trova invece a gestire le cronicità, tentando al contempo di coniugare i principi di equità e solidarietà nell’accesso alle cure con la sostenibilità economica del sistema pubblico.

Ed qui che entrano in gioco gli altri due attori del sistema del welfare: il pilastro della previdenza complementare e quello della sanità integrativa.

Date queste premesse e posto che uno strumento di sanità integrativa serve, quali caratteristiche deve avere e come viene percepito?

Il contesto socio economico e storico nel quale viviamo ci dice, infatti, che il fabbisogno è indubbio, ma anche che a quel fabbisogno deve corrispondere una risposta che torni ad ispirarsi a principi e valori antichi: quelli della solidarietà, della mutualità sociale e della sussidiarietà che risalgono all’Ottocento, ma che mai più di oggi e mai come oggi trovano la loro collocazione.

«Noi ci ritroviamo in tutti quei principi storici, ma attuali», spiega Marcella Borsani, Presidente della Società di Mutuo Soccorso Fab – Fondo Assistenza e Benessere, attiva dal 2011.

Realtà in continua evoluzione, forte di una base associativa di oltre 37mila soci in costante crescita, Fab fonda la sua attività su un modello retail rivolgendosi direttamente al mondo delle famiglie e dei privati con strumenti di sanità integrativa offerti attraverso autorevoli Soci Sostenitori quali banche e fondazioni bancarie, tra cui il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti, presente capillarmente nel Nord Ovest d’Italia.

«I nostri Piani Mutualistici - precisa la Presidente – rivolti a single e famiglie, indipendentemente dal numero e dall’età dei componenti, sono volti al benessere dei nostri Soci sia quando sono in salute, con percorsi di prevenzione ed educazione ai corretti stili di vita, sia quando affrontano una fase di cura, con presa in carico diretta, centri e medici convenzionati, rimborso delle spese, sussidi in caso di perdita dell’autosufficienza, anche in presenza di patologie pregresse e fino ad 85 anni».

Fab è anche sinonimo di ricerca, svolta dal Comitato Tecnico Scientifico, e di attenzione al sociale, con attività gratuite di prevenzione erogate sul territorio su due Camper della Salute e con progetti di educazione alla Cultura del Benessere per i più giovani, come “Benessere in Gioco”, grazie al quale tutti i bambini delle scuole primarie di Asti – oltre 3000 – possono svolgere ogni anno un’ora in più di educazione fisica alla settimana.

Perché i bambini di oggi sono coloro che dovranno gestire l’invecchiamento della popolazione nel futuro, pensando alla sanità integrativa del futuro, attraverso una logica di servizio alla persona che tenga conto di home clinic, device e telemedicina.

Una visione che ha portato a scelte ambiziose, come quella di acquistare un immobile che diverrà, nel 2019, un centro polifunzionale di eccellenza sul territorio astigiano.

«Per quanto sia difficile riuscire ad arrivare ad una integrazione perfetta tra sanità pubblica e privata – conclude Borsani - è fondamentale compiere uno sforzo comune affinché i tre pilastri della sanità imparino a collaborare e ad integrarsi a vicenda. Perché il welfare è come un orologio: se dovessimo aprirlo ci troveremmo la cassa, il meccanismo, le lancette, vale a dire il mondo della sanità pubblica, il mondo della previdenza complementare e quello della sanità integrativa e ognuno di essi è necessario all’altro perché l’intero sistema possa essere sostenibile per il presente e per il futuro».

Un futuro nel quale Fab vuole essere aggregatore di un modello di sanità integrativa rodato, da mettere a disposizione della collettività: «per farlo occorre allargare sempre più la base associativa, è questa la grande sfida».

Redazione

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