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| 13 gennaio 2019, 12:00

Mondo di poesie: "Pensando a Silvia" di Maurizio Donte

Con quet'opera l'autore imperiese nel 2014 si aggiudicò il primo premio del concorso a tema, dedicato alla memoria di Giacomo Leopardi.

Mondo di poesie: "Pensando a Silvia" di Maurizio Donte

Maurizio Donte, poeta imperiese, propone oggi al nostro giornale l'opera con cui nel 2014 si aggiudicò il primo premio del concorso a tema dedicato alla memoria di Giacomo Leopardi, sul tema di "A Silvia".

Era il 10 maggio del 2014, un sogno che non avrei mai potuto immaginare si era realizzato. Giorni prima, in una mail che ricordo d'aver riletto varie volte, incredulo, l'associazione Tracceperlameta, mi comunicava che la mia poesia 'Pensando a Silvia' era la lirica vincitrice del concorso a tema dedicato alla memoria di Giacomo Leopardi. In giuria, tra gli altri, uno dei mostri sacri della poesia contemporanea italiana: Antonio Spagnuolo. Stupore, commozione indescrivibile durante la visita a palazzo Leopardi, e poi alla premiazione nella sala Foschi dell'istituto nazionale di studi Leopardiani".

Pensando a Silvia

Quando nell'ombra lento cala il giorno
al fluire d'acqua chiara sulla riva
risuona dentro il canto d'onde frante
il tempo d'armonia in cui ti fui amante.

Dal mondo degli affanni sei fuggita
ed io mai più vedrò
risplendere il sorriso
che era la viva luce del mio giorno
e disperatamente
volgero' gli occhi intorno per vedere
se mai potesse il mare
disperdere il dolore,
ma non è dato e vano è lo sperare.

Sospeso in cielo, là sopra quei monti
l'astro riluce in mezzo al suo cammino
e scintillando vaga
sull'ultimo orizzonte
e la luce s'accende nel silenzio
e mi rivedo insieme a te sognare
il distendersi innanzi del futuro
che ci illudeva allora
dell'eterno durar dei nostri giorni.

Ben presto tramontò la chiara Luna
dietro al lontano monte;
fluì il ricordo, al suono d'acqua lieve:
si sciolse il giorno come fosse neve
e son di nuovo qui, su questa riva
a cercar di te l'anima silente.
Pallido amore tu qui più non sei
e non c'è nulla intorno,
non sento la carezza delle dita:
e tanto mi rimane del vissuto,
quieto dolor sul mio ricordo muto.

Redazione

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