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Economia | 24 ottobre 2018, 13:00

Lazio ed Emilia Romagna sono le regioni con la più grande crescita del numero delle imprese. Ma rappresenta un dato confortante anche per il resto d'Italia?

Perché la crescita non è uguale in tutte le regioni? Lo abbiamo chiesto al Presidente Aisom Stefano Vergani.

Lazio ed Emilia Romagna sono le regioni con la più grande crescita del numero delle imprese. Ma  rappresenta un dato confortante anche per il resto d'Italia?

Il Lazio si è aggiudicato il primo posto per la crescita del numero delle imprese e a seguire l'Emilia Romagna. Un dato confortante diffuso nei giorni scorsi da Unioncamere. Ma cosa succede nel resto d'Italia? Perché la crescita non è uguale in tutte le regioni? Lo abbiamo chiesto al Presidente Aisom Stefano Vergani.

In Italia si registra un'accentuata mortalità di imprese nel comparto manifatturiero e nell'ambito delle costruzioni. Come lo spiega?

L'economia italiana da anni è contraddistinta da luci ed ombre. In alcuni momenti tirano alcuni comparti ed altri no e viceversa. Di certo tirano quelle aziende che hanno saputo internazionalizzare e bene, con progetti ben studiati che hanno connotato una continuità. Meno bene le aziende che operano sul territorio nazionale. In primis perchè la crisi economica ancora si sente, il potere di acquisto dei consumatori non è cresciuto ed anche alcuni settori merceologici soffrono di investimenti di committenti ancora non stabili. C'è poi un discorso a parte per il manifatturiero che riguarda un altro aspetto dell' "internazionalizzazione", ovvero: multinazionali che chiudono le filiali italiane per spostare al produzione in paesi dove il costo del lavoro, la fiscalità e la burocrazia non sono ai livelli dell'Italia; enti di attrattività degli investimenti in altri paesi che solleticano l'interesse di piccole aziende italiane ( spesso entro i 100 km dai confini come Slovenia, Svizzera) a saltare il confine ( nella Svizzera Italiana ad esempio dove il “must” è tenere la disoccupazione sotto il 3,5%, per cui in 3 giorni è possibile partire con una azienda con tutti i documenti ed autorizzazioni ). Ma anche i vincoli legati agli embarghi internazionali hanno creato squilibri che hanno portato forti rallentamenti nell'internazionalizzazione di prodotti e servizi e solo negli ultimi mesi sono stati creati "strumenti " alternativi per " bypassare " le opportunità commerciali.

Come AISOM stiamo portando avanti tutta una serie di iniziative – le ultime con il mercato russo e con un recente accordo con la Repubblica del Senegal e la Confederazione degli 8 paesi dell'Africa Occidentale, molto stabili politicamente e religiosamente ( un PIL quest'anno al 7%) e prossimamente con Canada e Cina grazie ai rapporti ottimali innescati da EXPO 2015 con la China Bank of Construction ( 2° gruppo bancario cinese e 4° gruppo bancario a livello mondiale )”.

Questa situazione peggiora i giudizi sulla produzione, sulle scorte, sugli ordini e sull'occupazione anche nell'ambito del commercio al dettaglio. Quale sarà il futuro prossimo delle imprese?

Per il mercato interno le cose sono nettamente diverse. Proprio per questo motivo AISOM cerca giornalmente di creare un effetto “matching” affinchè le aziende possano conoscerci, rispettarsi ( è in vigore un codice etico tra le imprese che ha salvato i rapporti in modo tale che in 9 anni di vita solo 2 volte aziende e società hanno " litigato " tra loro, fermo restando che in un caso su due hanno fatto poi "pace" per tornare a collaborare qualche anno dopo). Stare nel gruppo è come lavorare in sintonia nel branco di lupi. Un lupo da solo fa molta più fatica, in gruppo le opportunità crescono di molto. La cosa bella (cosa anche rara per l'imprenditoria nazionale) è che addirittura alcune imprese si sono unite o (sopratutto nel mondo dell'edilizia pubblica) e non hanno creato reti di imprese, cumulando risorse, esperienze referenze per poter affrontare "commesse" ostiche se cercate da sole o addirittura fusioni di aziende che hanno potuto fare massa critica. Diverso è il profilo del commercio al dettaglio, che vive una forte crisi legata allo sviluppo della GDO e DO. Chi si mette in questa competizione deve attentamente valutare il proprio posizionamento e studiare una forte differenziazione rispetto alla qualità e larghezza di prodotti e servizi dei centri Commerciali, anche se l'erosione dei margini nella GD sta portando sempre più spesso ad abbassare la qualità dei prodotti e ridare fiato al singolo commerciante di una volta”.

Cosa ha reso indenni da questa falcidia le regioni del Lazio e dell'Emilia Romagna?

La differenziazione dell'Emilia Romagna e del Lazio, a mio modesto parere risiede in alcuni elementi caratteristici della storia e consuetudini del tessuto sociale e della imprenditoria locale, per il fatto che sono 2 regioni ben distribuite e nè grosse ( dimensione/nr. di abitanti ) rispetto ad una Lombardia o il Veneto da una parte o regioni più piccole e meno densamente abitate e per la ragione che il sistema finanziario / bancario è stato meno devastato dai grossi gruppi bancari( che si impegnano spesso verso le grandi aziende a discapito delle PMI ) e per le mancate crisi di alcune banche storiche del territorio ( Banca dell'Etruria, Banca delle Marche, Carife, Carige Tercas,...). In quelle zone, banche locali o con un approccio meno legato alla grande industria hanno saputo sostenere la domanda delle PMI facendo un ottimo lavoro, anche perchè CdA e Management sono stati più illuminati dei falsi profili di fiducia misti a farabutti che hanno affondato banche storiche come Veneto Banca, Banca Popolare di Vivenza per esempio o grandi banche che hanno dovuto affrontare importanti necessità di riequilibrio ( Monte dei Paschi di Siena, depredata dalla politica malsana ed anche ora fortemente convalescente o Unicredit colta da una necessità di riorganizzazione che ha pesato sullo sviluppo delle PMI in favore dei soliti noti che riescono ad avere sempre grossi affidamenti e poi spesso non ripagano i debiti a danno delle piccole aziende, secondo il collaudato teorema dello Sceriffo di Nottingham: rubare al povero per donare al ricco)”.

E' prevedibile l'anno prossimo un accenno di crescita delle imprese anche nelle altre regioni?

Una delle variabili sullo sviluppo a partire dal 2019 è legato ad un altro fattore generale: quello politico centrale. Da pochi mesi c'è un nuovo governo in totale antitesi rispetto a quelli precedenti. Purtroppo non vien fatto lavorare, attaccato da ogni parte dai soliti poteri forti che ne vogliono condizionare l'attività pur in un momento di criticità nell'equilibrio di bilancio con il rischio che sotto tensione possa commettere degli errori, cosa che sarebbe più un danno. Mi pare però che una idea di invertire la rotta ci sia. Già l'annuncio di riavviare molti lavori pubblici ( ma che ci auguriamo siano ben distribuiti tra i tanti operatori sani, da anni condannati alle briciole, spesso liquidate a babbo morto, dalle grandi società di “contracting” ed “engineering” che poi tengono per il collo lo Stato con commesse al massimo ribasso e poi con stati di avanzamento lavori che sono missioni di pura pirateria ( l'ANAC ha analizzato diversi progetti ed ha scoperto truffe inimmaginabili), sovente in combutta con funzionari pubblici che dovrebbero controllare - vedasi il recente caso del ponte Morandi a Genova, dove non è ancora ben chiaro dove arriva l'avidità del concessionario e dove la cupola delle prebende dei controllori - o i casi del vecchio progetto MOSE di Venezia ( dove la trasmissione Report ha scoperchiato un assalto a Fort Ap ) o il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, che ha divorato per anni enormi ricchezze per compiacere il "poltronificio" dei favoriti della Politica e del malaffare ( sempre più soventemente ANAC rileva i tentativi di introduzione delle cosche negli affari dei lavori pubblici ). Un rilancio dei Lavori Pubblici porterebbe di sicuro - come fece l'Alta velocità ad esempio - una catena virtuosa per tutti. La domanda però: ci saranno gli spazi finanziari per rilanciare i grandi lavori ? Oppure la UE e le opposizioni riusciranno a dividere il contratto tra Lega e 5 stelle?”.

Maurizio Losorgio

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