- 07 agosto 2018, 09:57

Sanremo: al Forte di Santa Tecla la Mostra ‘Sanremo e l’Europa’ entra nella terza settimana

E’ la prima mostra in cui molti oggetti esposti sono riprodotti (album, guide e giornali d’epoca per essere letti e consultati dai visitatori. Martedì 7 presentazione del catalogo e mercoledì 8 giornata della COOP Liguria con visite guidate.

Sanremo: al Forte di Santa Tecla la Mostra ‘Sanremo e l’Europa’ entra nella terza settimana

A Santa Tecla, dal giorno dell’apertura, l’interesse per i materiali esposti continua essere contagioso perché molti ritornano a visitare la Mostra sulla nascita della Sanremo turistica. Presentata dal Club per l’UNESCO di Sanremo, si avvale del Patrocinio del Polo Museale Ligure, del contributo del Comune di Sanremo, del prezioso aiuto degli Sponsor  Banca di Caraglio, COOP Liguria, C.N.A. Imperia, UNOGAS e Impresa Marino Sanremo.

La 'colpa' delle ripetute visite ricade interamente sulla quantità del materiale esposto e sulla necessità di approfondire i temi proposti dalle quattrocento immagini variamente assemblate nelle tre sale ed in gran parte maneggiabili in quella di lettura. Lungo le pareti dell’ex carcere sporgono aspetti, caratteri, storie della Sanremo otto\novecentesca,  rivelando  avventure, imprese, aspettative, biografie di personaggi famosi e non che realizzarono la rivoluzione avvenuta tra Capo Nero e Capo Verde nel 1872: quando Sanremo conobbe il pieno contatto con il resto del Mondo all’arrivo del primo treno. Le fotografie di autori già importanti, alla pari di quelle di ignoti dilettanti, emerse da archivi personali e da quello Moreschi, sono aiutate da brani di testi tratti dalle più importanti pubblicazioni che descrivevano la Sanremo incontrata dai primi visitatori; queste inconsuete didascalie accrescono il fascino e le conoscenze suggerite dagli austeri ritratti d’epoca e dalle vaste vedute d’ambiente. 

Nella sala uno, curata da Loretta Marchi si presentano alcune delle più importanti famiglie della nascente Sanremo turistica assieme a ritratti ufficiali di imprenditori, sindaci, professionisti  che vi hanno lavorato per idearla e costruirne i destini; non mancano famosi regnanti e personalità del mondo artistico e scientifico che furono graditi ospiti di questa lontana e fortunata epoca pionieristica. Nella sala 2 allestita da Letizia Lodi sono state disposte teche con dipinti e disegni di grande pregio e rarità che ritraggono angoli scomparsi, e per questo interessanti, descrivono le impressioni d’epoca di oscuri e valenti artisti. Nelle due sale fanno bella mostra di se antichi abiti da signora gentilmente concessi dal Museo Daphne di via Matteotti in rappresentanza del numeroso insieme di costumi che segnano il perenne fluttuare della Moda, allora come oggi.

Proseguono anche le Manifestazioni collaterali; oggi pomeriggio alle 18 la curatrice Letizia Lodi presenterà al pubblico ed alla stampa il Catalogo della Mostra stampato dalla Casa editrice  Scalpendi di Milano. Domani l’intera giornata sarà dedicata alla COOP Liguria con visite guidate ed illustrazione specifica dei principali filoni tematici in cui si articola il materiale esposto. Molte delle immagini esibite le hanno prodotte i proto-fotografi ottocenteschi locali, i cartolinisti ed i professionisti italiani o stranieri impegnati nell’illustrazione;  anch’essi erano giunti in Riviera al seguito dei flussi crescenti di residenti invernali.  Benché non si trattasse ancora di reportage, inteso nelle forme attuali, ne di fotografia di indagine sociale, esse riportano una precisa documentazione di costumi, ambienti, attività della Liguria di allora.

La cospicua ed elegante produzione del nizzardo Jean Giletta, le vedute del sanremese Domenico Mansuino o quelle esposte negli atelier di Scotto padre e figlio, dei nascenti archivi nazionali di  Alinari o Brogi, rispondono alla richiesta crescente di icone-ricordo, a volte rilegate in pesanti album, che gli stranieri intendevano portare a casa per prolungare la memoria del soggiorno. A questi nomi vanno aggiunti quelli altri autori, solo per sottolineare il loro maggiore impegno e maturità nella descrizione delle popolazioni e delle situazioni locali.  Sono Alfred Noack, autore di serie dedicate ai pescatori di Arziglia a Bordighera, oppure Pietro Guidi che ricostruisce nel suo studio aspetti ed attività di popolani e dà vita, in collaborazione con il Dottor Francesco Panizzi, al primo erbario fotografico della storia, dedicato alle “piante più peregrine del luogo”.

Il periodo della formazione del nome di Sanremo e della nascita del turismo coincide, inoltre, con gli anni in cui la macchina fotografica, resa tecnicamente accessibile a tutti, si sostituiva ai pennelli o alle matite colorate, al blocchetto di fogli da disegno nel ritrarre i luoghi della vacanza da ricordare. Il tutto insaporito dalle pagine di cronache scritte da ardimentosi viaggiatori come Tobias Smollett, le vicende di Lucy e del Dottor Antonio con le tardive riconsiderazioni, redatte da Giovanni Ruffini, i testi medici e comportamentali di Onetti, Panizzi ed Hassal, il saggio sociologico-naturalistico di Comeford Casey, intitolato Riviera Nature notes (Agrestia ligustica); tutte queste, pubblicazioni di rilievo utili per inquadrare il fenomeno sotto gli aspetti climatici e di rigenerante occupazione del tempo libero dei soggiornanti. Si aggiunga, ma si faccia anche precedere, la marea di guide in diverse lingue a far da specchio ai cambiamenti ambientali ed economici della zona in pieno e rapido risveglio; mentre si apre totalmente ad un mondo che aveva  cominciato a viaggiare in massa e non solo per spirito d’avventura o di commercio.

Sanremo, scattata in grande ritardo rispetto all’ex Italia sabauda commutata dai trattati in Francia meridionale, e limitatamente al periodo iniziale che esamina la Mostra, compì uno straordinario balzo in avanti per inserirsi nel gruppo di testa delle località al passo coi tempi nella nuova filiera del turismo residenziale. Le immagini fotografiche originali assieme a quelle recuperate ed ottimizzate elettronicamente, offrono il loro importante contributo per comprendere lo svolgersi di quel periodo fecondo, E lo fanno proprio nel momento in cui la fotografia perde valore, importanza, considerazione, soffocata dal parossismo che la sta dilagando soprattutto sulla rete; infatti, l’uomo non è mai stato così illustrato e connesso, ma incapace di veder se stesso e di connettere.

La presenza in una ex prigione di tante immagini, provenienti da una lontana serie di ieri, vuole proporre il simbolico invito a conservare, fra spesse mura,  il prodotto della più democratica delle invenzioni: quella scoperta del 1839, battezzata Fotografia.

Redazione

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