Infermiere e salute - 15 luglio 2018, 07:05

Torna l'appuntamento con la psicologa: il rapporto con gli animali, come dobbiamo comportarci?

Appuntamento mensile con la Dottoressa Irene Barbruni, che ringraziamo per la cortesia e competenza con la quale puntualmente ci illustra le problematiche ed i risvolti psicologici del vivere quotidiano.

Torna l'appuntamento con la psicologa: il rapporto con gli animali, come dobbiamo comportarci?

Torna l’appuntamento mensile con la nostra psicologa, la Dottoressa Irene Barbruni, che ringraziamo per la cortesia e competenza con la quale puntualmente ci illustra le problematiche ed i risvolti psicologici del vivere quotidiano.

Il rapporto tra uomo e animale ha origini molto antiche: mentre in passato esso era nella maggior parte dei casi legato soprattutto da una utilità del rapporto (come aiuto nel lavoro agricolo o come risorsa alimentare) oggi esso è legato, per lo meno nella vita cittadina, principalmente da valore affettivo-relazionale. Si stima che in Italia siano almeno 60 milioni gli animali domestici: i più numerosi sono pesci ed uccellini, cani, gatti e altri piccoli animali come i roditori. A partire dagli anni sessanta molti sono gli studi che hanno riguardato gli effetti sull’uomo del contatto con l’animale. Nello specifico è stato confermato che nei soggetti con difficoltà di relazione, attraverso il contatto con un animale, veniva migliorata la propria apertura verso gli altri. Da questi studi è poi nata la pet-terapy, ossia l’utilizzo dell’animale nell’assistenza di  persone con diverse difficoltà. Quindi il contatto con l’animale ha un beneficio per la salute fisica e psicologica.

Riflettendo sulla vita quotidiana nelle città, il bisogno di avere un animale vicino soddisfa la necessità che l’uomo ha del contatto con la natura. In un ambiente cittadino, in cui vi sono poche aree verdi, emerge forte l’esigenza di contatto con la natura, quindi questo viene compensato dall’avere piante e animali in casa.

Attraverso il rapporto con l’animale, nel rispetto delle sue caratteristiche, si impara ad entrare in rapporto con il principio di realtà, ossia con la logica naturale della vita. Spesso il malessere psicologico può nascere proprio dall’incapacità di accettare i dettami della vita. Gli animali invece hanno una grande capacità di adattarsi. Quindi, attraverso una non manipolazione sull’animale possiamo avere quel contatto con la vita così importante per il nostro benessere. Ci sono animali che sono da millenni con l’uomo e che sono quindi abituati a tale rapporto (come ad esempio cani e gatti) e altri meno.

Importante è considerare le esigenze per cui una persona si avvicina all’animale, a volte oltre al bisogno di contatto con la natura, di cui abbiamo parlato, esiste anche il bisogno di scambio affettivo. In alcuni casi essi colmano un vuoto di rapporto. Il cane per esempio è paziente, ha un affetto incondizionato per il padrone cioè egli non considera lo status sociale, entra in rapporto affettivo al di là di tutto e questo è terapeutico di per sé.

Il legame con l’animale, quindi, ci fornisce quel contatto con la natura di cui, soprattutto  in un’architettura cittadina fatta di cemento e macchine, abbiamo profondamente bisogno. 

Essere gentili per vivere meglio: diversi studi hanno dimostrato che la gentilezza ha un effetto sulla qualità della vita delle persone; essere gentili ci rende meno stressati e addirittura più longevi. In particolare uno studio realizzato da due psicologhe sociali, Jennifer L. Trew e Lynn E. Alden, ha dimostrato che i comportamenti generosi alleviano l’ansia in particolar modo quella sociale definita anche “fobia sociale” (la paura intensa e pervasiva legata ai contesti sociali). Infatti il gruppo di persone che hanno aumentato le azioni gentili nei confronti di amici e parenti hanno avuto un beneficio sulla propria ansia e di conseguenza la loro vita sociale è migliorata. Ma se tutto si riduce ad un atto esteriore la cosa non può dare esiti favorevoli. Solo se la gentilezza è emanazione di una visione della vita più serena, attraverso cui si è capaci di accettare le diverse difficoltà che incontriamo, allora ciò può aiutare a vivere meglio. La ricerca delle due studiose citate, non mette in evidenza questa differenza, quindi è bene specificarlo. In molte ricerche la psicologia tende ad osservare il visibile, cioè il comportamento, e a trascurare  la valutazione dell’invisibile, cioè i vissuti profondi che animano il comportamento.

La vera ricetta per vivere meglio non è tanto essere gentili, come atto esteriore,  ma trovare la capacità di vedere con gentilezza la realtà che ci circonda, diventare più saggi, capaci di accettare e trasformare le varie situazioni in occasioni autentiche per la propria evoluzione personale ed interpersonale. Ma solo se siamo capaci di conoscere il nostro mondo interiore ciò diviene possibile. “Conosci te stesso” ammoniva Socrate. Cominciare quindi da se stessi, dal conoscersi e dal modificare ciò che ci porta alla contrapposizione con gli altri, dalla quale sviluppiamo una visione persecutoria. Poiché abbiamo bisogno di essere rispettati, ma anche di rispettare, così come abbiamo necessità di essere trattati in modo giusto e a nostra volta di trattare gli altri in modo giusto: in altri termini l’esercizio delle capacità etiche contribuisce a farci stare bene perché sentiamo di aver fatto le cose che si accordano alla nostra profonda esigenza di contribuire a costruire un mondo più giusto. Alla fine l’essere umano è una creatura etica, cioè sente il bisogno di fare il bene e di riceverlo: ciò è la fonte del ben-essere.

                                                                               Dottoressa Irene Barbruni

Roberto Pioppo

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