ELEZIONI COMUNE DI SANREMO
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| 25 giugno 2018, 15:00

Elezioni comunali: la vittoria di Claudio Scajola e la sconfitta del modello Toti mal digerito dagli imperiesi. L'analisi

Se si vuole analizzare la vittoria di Claudio Scajola occorre partire dalla sconfitta di Forza Italia e Lega, con il 'Carroccio' che, dato passato quasi inosservato, al primo turno ha racimolato meno voti del Partito Democratico, il cui coordinatore cittadino si è dimesso all’indomani del voto

Elezioni comunali: la vittoria di Claudio Scajola e la sconfitta del modello Toti mal digerito dagli imperiesi. L'analisi

Al di là degli accordi presunti o tali al ballottaggio che hanno permesso a Claudio Scajola di diventare Sindaco di Imperia per la terza volta, ha pesato certamente l’idea di imporre un modello, quello Toti, che, seppur avallato da esponenti locali, come il coordinatore provinciale di Forza Italia Marco Scajola o quello cittadino Antonello Ranise, è apparso subito agli imperiesi distante dall’idea di cambiamento non certo rappresentata da un candidato, Luca Lanteri, scelto dopo numerosi no di altri, a cominciare da Antonio Parolini, colui che sarebbe stato vice Sindaco in caso di vittoria del centrodestra.

Se si vuole analizzare la vittoria di Claudio Scajola occorre partire dalla sconfitta di Forza Italia e Lega, con il 'Carroccio' che, dato passato quasi inosservato, al primo turno ha racimolato meno voti del Partito Democratico, il cui coordinatore cittadino si è dimesso all’indomani del voto. Per tutta la campagna elettorale del primo turno il diktat era far passare il messaggio che Luca Lanteri fosse sostenuto dai partiti. Ricordiamo ancora la lunga diatriba per la paternità del simbolo di Forza Italia, che è diventato Forza Imperia, permettendo così che Scajola potesse definirlo una 'patacca'.

Un altro messaggio che si è cercato di fare arrivare agli elettori, era che nessuna scelta fosse stata imposta dall’alto, che la ‘squadra’ fosse frutto di un accordo tra gli esponenti locali Marco Scajola per FI, Alessandro Piana per la Lega e Massimiliano Iacobucci per Fratelli d’Italia.

Non bisogna però fare un grosso sforzo di memoria per ricordare la conferenza stampa organizzata in fretta e furia dall’onorevole Edoardo Rixi, giunto da Genova a Imperia a sconfessare l’allora segretario provinciale Giulio Ambrosini, reo di aver partecipato – non unico esponente leghista - alla convention alla quale Claudio Scajola ha ufficializzato l’intenzione di volersi candidare.

Due giorni dopo, in un’assemblea da resa dei conti, il partito fu commissariato e affidato a Piana, che nonostante le sue origini locali ha sposato in pieno il modello Toti e in Regione ricopre il prestigioso incarico di presidente del Consiglio.

Come non citare poi le passerelle di politici regionali e nazionali, a voler ribadire il concetto che agli imperiesi sarebbe convenuto votare il centrodestra per evitare l’isolamento da una politica, quella legata al potere romano, in realtà sempre più distante dai cittadini.

Nel frattempo, l’ex Ministro, circondato da uno staff sempre attento, anche nei rapporti con i media locali e nazionali, si era già tuffato in quella che lui stesso ha definito la ‘sfida più importante della sua vita’. Ha girato casa per casa anticipando il rivale di settimane negli incontri con i cittadini, con le associazioni di categoria e con il tessuto economico cittadino.

Sbaglia poi chi critica l’astensionismo al secondo turno. Scajola, nonostante abbia provato, senza neppure troppa convinzione, a celare la sua appartenenza al centrodestra mascherando il suo da movimento civico (sostenuto però da personaggi legati alla destra, su tutti Giuseppe Fossati e Antonio Gagliano, e come non citare il ‘Popolo della Famiglia’) è uno dei fondatori di Forza Italia, ragion per cui nessuno che possa definirsi davvero di sinistra potesse e dovesse sostenerlo alle urne. Il discorso però vale anche per Luca Lanteri, che nel 2015 si era schierato con la candidata Pd Raffaella Paita alle regionali, ma che proviene da una storia legata al centrodestra, e soprattutto, nonostante i tentativi del ‘guru’ Mauro Ferrari di richiamare al civismo, aveva con sé l’appoggio dei partiti tanto rivendicato al primo turno.

Cosa si aspettano gli imperiesi da qui ai prossimi cinque anni, sempre che le sirene Europee non sortiscano effetto, o che il neo Sindaco non si dimetta o decada per effetto della Severino in caso di condanna a Reggio Calabria, è difficile dirlo. Claudio Scajola si è autodefinito l’usato garantito. Tutti sanno quello che vale politicamente, nel bene o nel male. Non ha fatto grandi promesse in campagna elettorale: ieri a chi gli chiedeva quali sarebbero stati i primi provvedimenti rispondeva che avrebbe cominciato dalle piccole cose, come riparare l’orologio del palazzo comunale. Aveva però promesso un’altra cosa, in risposta a Lanteri che aveva presentato il genovese Giovanni Gaggero come assessore all’urbanistica in caso di vittoria: che gli assessori sarebbero stati tutti imperiesi. Ieri a domanda specifica del nostro Lorenzo Bonsignorio ha risposto che lo saranno ‘quasi tutti’, disattendendo di fatto la prima promessa elettorale.

Francesco Li Noce

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