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Attualità | 18 maggio 2018, 13:22

Ventimiglia: la Venere degli stracci di Pistoletto arriva alle Gianchette, Don Rito "Un simbolo di integrazione, dentro quei vestiti è passato ognuno di noi” (Foto e Video)

Da oggi e fino al 20 giugno alle Gianchette si potrà accedere il venerdì, il sabato e la domenica dalle 10 alle 20 non solo per visitare l’opera, ma anche per vedere le foto e i video che documentano 440 giorni di apertura del centro durante i quali, alla chiesa di Sant’Antonio sono passate e hanno vissuto 13 mila persone.

Ventimiglia: la Venere degli stracci di Pistoletto arriva alle Gianchette, Don Rito "Un simbolo di integrazione, dentro quei vestiti è passato ognuno di noi” (Foto e Video)

E’ arrivata alla chiesa delle Gianchette la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto e ci resterà fino al 20 giugno insieme alla mostra fotografica e video che è stata allestita da tutti i volontari e le associazioni che hanno operato in quel luogo di accoglienza. 

“La Venere guarda verso un mucchi di stracci in cui Pistoletto vede tutti quelli che li hanno indossati - spiega don Rito - dentro quei vestiti hanno viaggiato delle persone e continueranno a farlo, è un simbolo di integrazione perché è proprio dentro quegli abiti che entra ognuno di noi e loro non protestano."

Oggi le Gianchette non accolgono più i migranti, ma non sono vuote e continuano a trasmettere calore umano attraverso i racconti dei suoi volontari, gente alla quale i 440 giorni di apertura del centro hanno cambiato la vita. L’evento di oggi che ha visto una vera e propria apertura dei locali in cui hanno vissuto i migranti passati di lì è stato promosso dalla Caritas diocesana con la collaborazione di Cittadellarte - Fondazione Pistoletto del Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, dell’Associazione Pigna Non Amour di Sanremo e di spazio5 di Bolzano.

Le interviste

Una performance della collettività realizzata grazie all’esemplare extralarge della Venere degli stracci, opera simbolo dell’arte povera e icona della cultura di consumo contemporanea. Negli ultimo anni è stata già accolta in contesti di frontiera e in luoghi simbolo di emergenza sociale, come l’isola di Lampedusa e il Museo dell’Atro e dell’Altrove di Roma. La città di Ventimiglia è già stata caratterizzata dal segno - simbolo del Terzo Paradiso di Pistoletto che campeggia sulla linea di confine italo - francese. 

“Per poter capire quest’opera - continua don Rito -  bisogna conoscere l’artista Michelangelo Pistoletto, ma anche la storia della Venere degli Stracci. Cinquant’anni fa questo artista ha voluto scolpire questa Venere e dargli un significato.

Allo stesso tempo, per conoscere il fenomeno della migrazione bisogna soffermarsi a guardare le persone, conoscere la loro storia e quella dei loro paesi. E’ quello che è successo nella chiesa di Sant’Antonio dove tante persone sono venute a soffermarsi per dare un abbraccio e accoglierne altre. Abbiamo capito che in tutto questo ci siamo riscoperti umani, cosa che oggi manca. 

L’apertura di questa mostra ha un significato molto importante: chi viene può immergersi in quello che hanno vissuto i migranti che arrivavano qua già a partire dal braccialetto che facciamo indossare all’ingresso, lo stesso che avevano gli ospiti e che ci permetteva di avere un controllo e sapere chi era accolto in questo luogo. Per noi è molto importante poter vivere intensamente questo cammino e lasciare un messaggio: che la nostra umanità la possiamo vivere se siamo capaci di soffermarci dinnanzi agli altri.” 

Presente all’inaugurazione di questa mostra che resterà aperta fino al 20 giugno anche il Vescovo della Diocesi Ventimiglia - Sanremo Mons. Antonio Suetta: “La comunità - ha detto - vive questo momento come memoria ma non di qualcosa che è passato, perché il fenomeno dei migranti qui a Ventimiglia è ancora in essere, anche se per la parrocchia un po’ di cose sono cambiate, ma è una memoria viva per quello che di buono in termini di solidarietà, apertura e sensibilità è cresciuto qui. L’avvenimento di oggi continua ad essere una delle tante attività di accoglienza e di formazione, non è solo un ricordare quando qui è finito tutto, ma è una realtà che continua anche se in maniera diversa, credo che questo sia l’aspetto più singolare e significativo.” 

Da oggi e fino al 20 giugno alle Gianchette si potrà accedere il venerdì, il sabato e la domenica dalle 10 alle 20 non solo per visitare l’opera, ma anche per vedere le foto e i video che documentano 440 giorni di apertura del centro durante i quali, alla chiesa di Sant’Antonio sono passate e hanno vissuto 13 mila persone provenienti da 50 paesi diversi e dove sono stati somministrati 150 mila pasti, grazie all’impegno di don Rito Alvarez e dei volontari ai quali quest’esperienza di accoglienza ha cambiato la vita. 

Simona Della Croce

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