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Attualità | 22 aprile 2018, 18:28

La vittoria dei balneari sulla Bolkestein passa anche da Arma di Taggia, intervista a Patrizia Lerda (Donnedamare)

Patrizia Lerda imprenditrice balneare e in questo caso rappresentante territoriale e socia fondatrice di Donnedamare, spiega che cosa significa questa vittoria anche da un punto di vista locale.

Patrizia Lerda

Patrizia Lerda

Nasce dalla Liguria la vittoria degli stabilimenti balneari sulla errata interpretazione della direttiva Bolkestein ed una parte del merito si deve ad Arma di Taggia.

Qui troviamo Patrizia Lerda, imprenditrice balneare e in questo caso rappresentante territoriale e socia fondatrice di Donnedamare. Questa è l’associazione che da diversi anni porta avanti strenuamente una battaglia contro il famigerato provvedimento europeo, arrivato in Italia nel 2006 e da allora incubo per questa e altre categorie. 

Nei giorni scorsi, a Roma, la presidente di Donnedamare, Bettina Bolla, ha assestato l’ultimo colpo sulla questione. In un incontro organizzato presso la Camera dei Deputati, è stato lo stesso padre del provvedimento europeo, Frits Bolkestein, a confermare che le spiagge non erano contemplate quando ha dato vita alla direttiva. Patrizia Lerda ha partecipato alle fasi organizzative del convegno ed era lì per ascoltare le attese parole ed oggi commenta: "Questa è una grande vittoria che dà ossigeno a tutte le 30mila aziende balneari, aprendo a nuove possibilità per il futuro. Da questo incontro si svilupperanno delle trattative con il nuovo governo che si andrà ad insediare. Questo vuol dire poter anche pensare di tornare ad investire sulle nostre attività senza avere una spada di Damocle sulla testa”.

Quanto emerso nella Capitale ha una doppia valenza, sia per quanto detto dallo stesso Bolkestein quanto per il fatto che ad ascoltare non c’erano soltanto i balneari ma anche la politica. “E’ vero. - conferma Patrizia Lerda - All’incontro erano presenti i rappresentanti di tutti gli schieramenti. Sono venuti anche diversi leader nazionali. Tutta la politica ha sentito quanto dichiarato da Bolkestein, quindi adesso non potranno far finta di nulla. Lui ci ha detto la verità quella che abbiamo presunto per anni ed ha confermato che avevamo ragione. Crediamo che sia il legislatore italiano ad aver mal interpretato il provvedimento. Gli stabilimenti sono dei beni e non dei servizi proprio come abbiamo sempre sostenuto”.

"Le affermazioni di Mister Bolkestein - continua Lerda - saranno di impulso per una riforma sia della Direttiva Bolkestein sia del settore, dovendo essere tutelati da Unione Europea, Stato e Regioni i diritti fondamentali degli imprenditori balneari, le cui imprese sono sorte anteriormente alla data di scadenza del termine di trasposizione della Direttiva Servizi (28 dicembre 2009)".

Se la direttiva Bolkestein venisse applicata quale sarebbe il rischio? "Il rischio concreto è che tutti noi con le nostre concessioni si vada ad evidenza pubblica, in un Paese come l’Italia dove l’iter burocratico con le sue tempistiche, tra assegnazioni e ricorsi, rischiando di bloccare un intero comparto ed il turismo del mare. La paura più grossa è di perdere la natura di uno stabilimento balneare, ovvero l’accoglienza fatta dalle famiglie per le famiglie. Se venisse una multinazionale, noi non potremmo opporci e tutto quello che abbiamo fatto fino ad oggi verrebbe vanificato".

"Il nostro turismo balneare è un modello copiato in tutto il mondo, questo perchè siamo stati bravi a fare accoglienza, creando un lavoro dove non c’era, mettendo a disposizione i nostri beni.
- aggiunge Patrizia Lerda - La Liguria adesso è un brand e non c’è più solo il mugugno ma tanta voglia di fare. Donnedamare è forte in questa regione, la nostra presidente è ligure e qui abbiamo pesato di più. La nostra fortuna è di avere anche un’amministrazione regionale che ha capito il senso di preservare le imprese turistiche e la peculiarità che rappresentano, attraverso una legge che ci viene invidiata dai balneari delle altre regioni”.

In questa battaglia Arma di Taggia è stata in prima linea. Gli stabilimenti del comune di Taggia vantano una tradizione imprenditoriale duratura, tramandata di generazione in generazione. Oggi, la maggior parte di queste imprese sono riunite nell’associazione Spiagge Armesi, rappresentata dalla presidente Raffaella Panizzi. Tra questo organo e Donnedamare è nata una liaison per fare fronte comune sulla questione Bolkestein. Il punto di incontro è l’eccellenza rappresentata da questi imprenditori del mare ed il rischio di dover rinunciare a tutto questo. 

 "Arma di Taggia è fiore all’occhiello in questo panorama. - analizza Patrizia Lerda - Pensiamo a quanto fatto per l’abbassamento dell’impatto ambientale e la tutela delle nostre coste. Qui seguiamo i parametri di Legambiente e osserviamo la Carta del Mare. Siamo un punto di riferimento per il settore. I balneari armesi stanno lavorando come imprenditori ma soprattutto come guardiani delle spiagge e dell’ambiente. Cerchiamo di portare un turismo che sia ecosostenibile ed esperienziale. Vogliamo far vivere il mare facendo comprendere che cosa sia questa sconfinata risorsa che caratterizza il nostro territorio".

Stefano Michero

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