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Economia | 16 febbraio 2018, 10:00

Debutta il 20 febbraio alle 20.30 al Teatro della Corte lo spettacolo Filumena Marturano, con Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses, per la regia di Liliana Cavani

n scena anche Nunzia Schiano, Mimmo Mignemi, Ylenia Oliviero, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone, Gregorio De Paola, Adriano Falivene, Fabio Pappacena. La scena e i costumi sono di Raimonda Gaetani, le musiche di Teo Teardo, le luci di Luigi Ascione.

Debutta il 20 febbraio alle 20.30 al Teatro della Corte lo spettacolo Filumena Marturano, con Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses, per la regia di Liliana Cavani

In scena anche Nunzia Schiano, Mimmo Mignemi, Ylenia Oliviero, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone, Gregorio De Paola, Adriano Falivene, Fabio Pappacena. La scena e i costumi sono di Raimonda Gaetani, le musiche di Teo Teardo, le luci di Luigi Ascione.


Per l’occasione abbiamo intervistato in anteprima la protagonista, Mariangela D’abbraccio.

Cosa significa confrontarsi con un personaggio colossale come Filumena, ma fortemente voluto, visto che ne ha chiesto i diritti a Luca De Filippo?

Sì i diritti sono stati chiesti da me e dati generosamente da Luca. È un grande incontro quello con Filumena, perché significa avere la possibilità di parlare con le parole di un capolavoro scritto con perfezione, e perché ci sono il rischio e insieme la meraviglia di mettere in scena e incarnare un personaggio che tutti conoscono profondamente. Per cui è una prova di condivisione col pubblico, perché se la tua Filumena arriva a tutti, significa essere all’altezza del mito. Non consiste nell’interpretare un ruolo difficilissimo o meno, ma un ruolo familiare e fare affezionare tutti in due ore alla mia Filumena.


Per lei, che già ha interpretato “La rosa tatuata”, che fu per la Magnani, quanto nella propria carriera ha desiderato essere anche Filumena?

Da ragazza ho fatto la parte dell’amante, mentre Filumena era Valeria Moriconi, grande attrice, non napoletana, ed è stato un grande successo. Questo è un ruolo che da un certo punto in poi ho pensato di interpretare, specie dopo che mi ha chiamato Luca De Filippo per Napoli Milionaria, perché è un passaggio piuttosto naturale che l’attrice che fa questo passi a Filumena Marturano. Da ragazzina ci pensavo, ma è una prova di grande maturità personale, perché ti devi mettere in gioco con la tua intelligenza, sei più scoperta perché parli di qualcuno conosciuto molto bene, e il pubblico ti riconosce subito nel tuo pensiero e, magari, nei tuoi errori.


Cosa vuol dire recitare, dopo quella che fu una parte per Titina e poi interpretata da attrici come Loren e Melato? Si sente il peso del confronto?

Non ci penso mai e scherzo sempre dicendo che dopo la prova Magnani niente più mi spaventa, anche se nel caso della Rosa Tatuata ero più giovane e avrei dovuto avere ancor più paura. Invece le opere della Magnani sono state le mie migliori dal punto di vista delle recensioni. I grandi ruoli sono sempre già stati interpretati e il confronto è un rischio che si corre. Se, piuttosto, non senti giusto per te un ruolo, allora ti puoi spaventare. Invece i grandi esempi, i veri maestri, possono servire da spunto, anche se ognuno ha la propria personalità.


Liliana Cavani dice del testo drammaturgico: “E’ un’opera di grande impegno morale in anticipo sui tempi”. Quanto è attuale oggi?

Sono d’accordo con la regista e penso che Filumena Marturano sia un testo civile e politico. Lei è Donna con la “d” maiuscola, che si fa da sola, partendo svantaggiata come donna del popolo e che invece dopo venticinque anni ha dimostrato grandi qualità pratiche e umane. Rappresenta la lotta della donna nella società, che continua a lottare per la parità e il vero riconoscimento del talento. È amata perché è un inno alla donna ed è una richiesta di rispetto, dignità e giustizia dell’essere femminile.


Di fronte al protagonista maschile come esce da teatro lo spettatore maschio?

Escono commossi, anche se forse qui l’uomo è disegnato negativamente, sebbene Soriano diventi maturo e compia un bel percorso personale. Gli uomini partecipano emotivamente come le donne. Filumena è trasversale, arriva a tutti.


Una regia femminile, soprattutto come quella della Cavani, dà un tocco diverso?

Sì, soprattutto quello di una persona che viene da un altro mondo, apportando piccole innovazioni che hanno fatto grande lo spettacolo. Innovazioni anche ritmiche, dal momento che lo spettacolo dura due ore senza intervallo, come un film, con dettagli curatissimi, in cui nessun personaggio è secondario, e con un cast scelto in modo perfetto. Inoltre la regista, non essendo napoletana, ha scelto di lavorare molto sul testo, facendo sì che Eduardo venga fuori moltissimo, perché usiamo le sue parole e perfino le sue virgole, senza che nulla sia scontato, ma tutto esaltato.




Medea Garrone

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