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Politica | 11 febbraio 2018, 18:09

Imperia: la nostra lettrice Roberta Tell interviene sul giorno del ricordo dedicato alle vittime delle foibe

Imperia: la nostra lettrice Roberta Tell interviene sul giorno del ricordo dedicato alle vittime delle foibe

"Egregio direttore,

Le scrivo in merito a quello che ho letto da parte del Segretario di RC di Imperia.

A Macerata si è cantato e inneggiato alle foibe ‘da Trieste in giù’, contro il razzismo e il fascismo. Una vera contraddizione in termini. Poi leggo il Suo giornale e ritrovo un’analisi storica del Segretario di Rifondazione Comunista d'Imperia, che nega dei fatti provati dalla Storia, parlando di foibe come di una revisione fascista. – inizia così la lettera inviata al nostro giornale dalla lettrice Roberta Tell - È vero che 10 febbraio 1947 furono firmati i Trattati di Parigi, che sancirono la pacificazione dell’Europa, ma è pure vero che fino a poco prima Trieste rischiava di passare al Jugoslavia con il bene placido di Togliatti. E con questa visuale il Friuli tutto e l'allora Istria furono oggetto di fatti drammatici per gli Italiani. Esattamente come prima, e ad opera dei fascisti e delle Wehrmacht, fu fatto un eccidio degli Slavi nei campi di Gorizia.

Può un trattato di pace cancellare questi fatti o questi vanno comunque ricordati?

La legge 30 marzo 2004 può anche essere stata  scritta da Roberto Menia, braccio destro di Fini, ma ciò non toglie l'esistenza di una pulizia etnica da parte dei partigiani Titini con il bene placido dei partigiani comunisti italiani.

Vorrei ricordare come il 7 febbraio del ‘45 Guido Pasolini e fratello diciannovenne di Pier Paolo fu ucciso, insieme ad altri 16 partigiani ’bianchi’ della Brigata Osoppo a Porzus, in Friuli, da una milizia di partigiani comunisti. E fu l'eccidio di Porzus nato secondo un piano di Togliatti che scrisse: ‘I partigiani italiani riuniti il 7 novembre in occasione dell'anniversario della Grande Rivoluzione accettano entusiasticamente di dipendere operativamente dal IX Corpus sloveno, consapevoli che ciò potrà rafforzare la lotta contro i nazifascisti, accelerare la liberazione del Paese e instaurare anche in Italia, come già in Jugoslavia, il potere del popolo’. Come già detto si voleva dare l'intero Friuli in mano a Tito, in un disegno più complessivo che riguardava l'intera Italia. Come si capisce bene non c'entrava un bel nulla la repressione o una vendetta sui fascisti e i nazisti.

In questa visione di pulizia etnica perirono nel complesso migliaia di italiani del tutto innocenti. E se il segretario ne conta pochi io dico che ne basterebbero 2. 

Insomma tra Sloveni e Italiani, dal ‘43 al ‘46 fu una mattanza (gli storici parlano da 5.000 a 12.000 vittime) e, ripeto, la stragrande maggioranza furono vittime incolpevoli. Furono i prodromi di ciò che successe molto dopo con la Bosnia. Un obbrobrio. Una totale assenza di umanità.

Da parte propria l'Italia non può rinnegare le sue vittime innocenti e un comunista non dovrebbe negare o giustificare le foibe, perché è come dare senso a un nazista che neghi l'esistenza dei campi di concentramento o a un fascista che neghi i campi di Ferrara o le ciminiere dei forni a San Saba, Trieste. Altro che revisionismo!

Non esiste giustificazione, né ideologia, né senso di giustizia che possa coprire dei simili avvenimenti, che devono essere sempre ricordati con orrore.

In ultimo una grande tristezza per me. È mai possibile che l'Italia non riesca ad essere una nazione nel senso di dimostrare coesione sociale? Tutto deve essere portato ai livelli del tifo da stadio, divisi, e con la mente obnubilata tra destra e sinistra, nord e sud, ricchi e poveri, milanisti e romanisti.

Di fronte a certi fatti tutto un popolo dovrebbe avere solo una voce che dica ‘NO! MAI PIÙ’

Spero egregio direttore che lei voglia pubblicare questa mia, perché non me la sono sentita di stare zitta. Come vede il mio non è un cognome puro italiano e tutta la mia famiglia è un misto di razze e provenienze. Anche slave, provenienti proprio dal Friuli”.

 

C.S.

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