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Sanità | 10 dicembre 2017, 10:47

L'uso dei cellulari può causare un tumore al cervello?

Torna l'appuntamento mensile con L'Associazione Italiana Ricerca sul Cancro, con un interessante articolo sulla cancerogenicità dei cellulari

L'uso dei cellulari può causare un tumore al cervello?

No, le prove disponibili non sono sufficienti per affermare che vi sia un nesso, in particolare per quel che riguarda i cellulari di nuova generazione a basse emissioni di onde a radiofrequenza. Un lieve aumento di rischio è stato segnalato da alcuni studi solo per il neurinoma, un tumore benigno del nervo acustico.

In breve

·         Le onde a radiofrequenza non sono in grado di indurre mutazioni ma possono provocare il riscaldamento dei tessuti a diretto contatto con le apparecchiature che le emettono, come i cellulari.

·         Studi di laboratorio in colture cellulari e negli animali hanno mostrato risultati discordanti e, quando mostrano un nesso tra esposizione e tumori, si tratta di intensità e frequenze difficilmente comparabili con un utilizzo normale del cellulare.

·         Gli studi epidemiologici retrospettivi e prospettici non mostrano alcun legame tra uso del cellulare e i tumori cerebrali con l'eccezione del 10 per cento dei soggetti che usano il telefono in modo molto intensivo. Anche gli studi epidemiologici, però, mostrano un possibile incremento di rischio per il neurinoma del nervo acustico.

·         Alla luce delle conoscenze attuali, i cellulari sono ritenuti da tutti gli esperti e dalle agenzie internazionali come sicuri, con la raccomandazione però di utilizzare gli auricolari e di tenere l'apparecchio lontano dal corpo quando è inattivo.

Per approfondire

I telefoni cellulari sono entrati in commercio alla fine degli anni '80 del secolo scorso, ma si sono diffusi in modo esponenziale negli ultimi 20 anni, al punto che è sempre più raro trovare persone che non ne fanno uso. Non solo è aumentato il numero di individui che utilizzano i cellulari (sia adulti, sia bambini) ma anche il tempo che ciascuno passa a contatto con l'apparecchio. 

Perché sono nate le preoccupazioni per l'uso dei cellulari?

Vi sono tre motivi principali per cui è nata la preoccupazione che i telefoni cellulari possano avere effetti nocivi per la salute:

·         sono apparecchi che funzionano utilizzando onde radio (energia a radiofrequenza), un tipo di radiazione non ionizzante (ovvero diversa da quella emessa dalle radiazione ionizzanti come i raggi X e gamma di cui è noto l'effetto mutageno sul DNA). I tessuti a contatto con il cellulare possono a loro volta assorbire questa energia;

·         vi sono sempre più persone che usano i cellulari, inclusi i bambini molto piccoli;

·         il numero di chiamate al cellulare effettuato al giorno e la durata delle chiamate sono aumentati, anche se, parallelamente, è migliorata la tecnologia e i nuovi cellulari emettono energie molto più deboli di quelle dei primi modelli (un aspetto che, come vedremo, è importante per valutare l'eventuale pericolosità di questa tecnologia).

Come funzionano i cellulari?

I telefoni cellulari funzionano ricevendo e inviando segnali ai ripetitori di segnale più vicini. Per questo utilizzano onde a radiofrequenza (RF), una forma di energia elettromagnetica che si situa tra le onde radio a media frequenza e le microonde. Si tratta di una forma di radiazione non ionizzante, quindi incapace di indurre mutazioni cancerogene in maniera diretta (come è invece il caso con i raggi X che si usano per esempio per gli esami diagnostici).

Le onde a radiofrequenza, però, se intense, possono scaldare i tessuti (come accade con le microonde, utilizzate per cucinare). Le onde RF sono generate dall'antenna del cellulare, dove sono più intense, mentre la loro energia decresce man mano che ci si allontana da questo elemento dell'apparecchio. Più l'antenna è vicina alla testa della persona, maggiore è l'esposizione alle onde RF e l'assorbimento di energia da parte dei tessuti: un fenomeno facilmente verificabile utilizzando il cellulare per qualche minuto vicino all'orecchio ma senza appoggiarlo e valutando come i tessuti si scaldano anche in assenza di un contatto diretto. 

Alcuni scienziati hanno ipotizzato che le onde a radiofrequenza possano interferire con il metabolismo del glucosio. Sono stati condotti due piccoli studi sul metabolismo cerebrale del glucosio negli utilizzatori di cellulare che mostrano risultati contradditori: uno di essi mostra un aumentato consumo nella parte di cervello più vicina all'antenna, l'altro mostra una riduzione. Gli stessi autori degli studi hanno segnalato la necessità di ulteriori approfondimenti

Alcuni fattori possono diminuire la quantità di onde RF assorbite dal corpo, per esempio l'uso di auricolari e la vicinanza a un ripetitore  nel momento in cui si usa l'apparecchio. La massima emissione di onde RF avviene infatti quando il cellulare cerca la linea (per esempio durante una chiamata effettuata dal treno o dall'auto, in cui il cellulare deve agganciare diversi ripetitori man mano che il mezzo di trasporto si sposta). 

La quantità di onde RF assorbite da un'unità di tessuto biologico per unità di tempo è nota col nome di "tasso specifico di assorbimento" o SAR (acronimo di specific absorption rate). I diversi modelli di cellulare hanno anche diversi SAR: il limite massimo autorizzato in Europa è di 2 Watt per Kg misurati su 10 grammi di tessuto. Il valore di SAR è in genere indicato sull'apparecchio o sul sito del produttore.

Per saperne di più sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici generati dai ripetitori e da altri strumenti che funzionano in modalità wireless si rimanda all'articolo sui campi elettromagnetici.

I cellulari causano i tumori?

Dato che i cellulari vengono tenuti vicino alla testa, i ricercatori hanno concentrato i loro studi sulla possibile relazione tra il loro utilizzo e la comparsa di tumori cerebrali maligni come i gliomi, tumori cerebrali non maligni come i meningiomi, tumori benigni del nervo che collega l'orecchio al cervello (neurinomi del nervo acustico o schwannomi vestibolari). Altri piccoli studi (non dirimenti) hanno valutato il rapporto con il cancro della pelle, dei testicoli e delle ovaie (per via dell'abitudine di tenere il cellulare nelle tasche dei pantaloni).

Per valutare una eventuale relazione sono stati effettuati sia studi in laboratorio, esponendo colture cellulari o animali a onde RF per osservarne gli effetti, sia studi epidemiologici che hanno quantificato l'utilizzo del cellulare nelle persone che si sono ammalate di uno dei tumori in esame. Ambedue i tipi di studi hanno pregi e difetti: quelli di laboratorio permettono di controllare meglio le variabili sperimentali ma non sempre i risultati possono essere traslati tal quali all'organismo umano nel suo complesso; gli studi epidemiologici sono complessi, richiedono molto tempo e il reclutamento di tantissime persone, devono fare i conti con numerose variabili confondenti (stili di vita, luoghi di abitazione) e, soprattutto, sono nella maggior parte dei casi retrospettivi ed effettuati tramite questionari. In pratica stimano l'utilizzo del cellulare da parte di moltissime persone negli anni precedenti l'indagine, con tutti i limiti di affidabilità dei ricordi.

In un ampio studio condotto dal National Toxicology Program, negli Stati Uniti, un gran numero di roditori è stato esposto a onde a RF per 9 ore al giorno, fin da prima della nascita e per oltre due anni. L'NTP ha verificato gli effetti in relazione allo sviluppo di gliomi e schwannomi del cuore, dimostrando un lieve incremento degli schwannomi (tumori benigni) nei ratti maschi, ma non nelle femmine. Il metodo usato nello studio rende difficile capire se e come i risultati possano essere estesi agli esseri umani, perché sia le dosi di radiazioni sia il tempo di esposizione sono estremi e radicalmente diversi dal normale uso delle persone. La ricerca dimostrerebbe, però, che le onde a RF possono, in condizioni di esposizione intensa ed elevata, interferire in qualche modo con i tessuti. 

Cosa dicono gli studi negli esseri umani?

Nel corso degli anni sono state condotte diverse decine di studi sulla relazione tra cellulari e tumori, in particolare tumori cerebrali. Vediamo quali sono le conclusioni generali:

·         nella maggior parte degli studi i pazienti che si ammalano di tumori al cervello non dichiarano un utilizzo del cellulare più intenso di coloro che non si ammalano, in particolare se si considerano tutti i tumori cerebrali come un unico gruppo e non si distinguono i singoli tipi di cancro al cervello;

·         la maggior parte degli studi non mostra una relazione dose-effetto, cioè non mostra un aumento del rischio legato all'aumento dell'utilizzo del cellulare, il che sarebbe atteso se questi fossero davvero cancerogeni;

·         la maggior parte degli studi non mostra un aumento dei tumori dal lato in cui si usano i cellulari;

·         alcuni studi, in particolare quelli pubblicati da un gruppo di ricerca svedese, mostrano invece un aumento dei tumori dal lato di utilizzo del cellulare soprattutto dopo 10 anni di esposizione. Non è chiaro quanto gli studi svedesi debbano essere considerati, dal momento che l'effetto non compare nelle altre ricerche;

·         quasi tutti gli studi hanno un problema di controllo, dato che è sempre più difficile trovare persone che non posseggono o non usano il telefono cellulare Il confronto è quindi principalmente sulle differenze d'intensità d'uso

Vi sono tre grandi studi che meritano di essere menzionati.
Lo studio INTERPHONE ha coinvolto 13 Paesi e oltre 5.000 persone che hanno sviluppato gliomi o meningiomi. Un nesso con l'uso del cellulare è stato rilevato soltanto nel 10 per cento dei pazienti che facevano un uso davvero intensivo del telefono mobile (molte ore al giorno). Un secondo ramo dello studio INTERPHONE si è concentrato sul neurinoma del nervo acustico, dimostrando un possibile aumento del rischio nel 10 per cento di utilizzatori intensivi del cellulare. Gli stessi autori di INTERPHONE ammettono la difficoltà di interpretare dati raccolti a molti anni di distanza dall'effettivo uso del cellulare. 

Il Danish Cohort Study ha valutato l'incidenza dei tumori in 400.000 possessori di telefonino dal 1982 al 1995 e altrettante persone che non lo possedevano. Lo studio è importante perché fornisce un'indicazione riguardo ai modelli più vecchi, oggi considerati i più a rischio, mentre i modelli più moderni espongono a dosi molto basse di onde a RF. Lo studio danese non ha trovato correlazione tra l'uso del cellulare e la comparsa di tumori cerebrali. Il maggior problema di questo studio sta nel fatto che valuta l'uso del cellulare sulla base del puro possesso e non dell'utilizzo effettivo. 

Infine il Million Women Study è uno studio prospettico, cioè uno studio in cui è stato analizzato ciò che accadeva da un dato momento in poi e non quello che era accaduto nel passato. Ha coinvolto circa 800.000 donne britanniche e ha valutato il rischio di sviluppare un tumore cerebrale in un periodo di sette anni di utilizzo del cellulare. Anche questo studio non ha trovato relazioni di causa ed effetto tra tumori e cellulari, tranne che per un possibile legame con il neurinoma del nervo acustico

Tutti gli studi negli esseri umani, quindi, sono rassicuranti con qualche eccezione, come l'aumentato rischio di neurinomi dell'acustico, e con qualche limite metodologico di cui gli stessi autori sono consapevoli. 

Su che base alcuni tribunali italiani hanno riconosciuto un nesso di causa ed effetto tra l'esposizione ai cellulari e la comparsa di tumori cerebrali?

Nel mese di aprile del 2015 due tribunali italiani hanno riconosciuto un indennizzo a due pazienti che si sono ammalati di neurinoma dell'acustico dopo aver usato per molti anni, in modo intensivo, cellulari di vecchia generazione. In uno dei casi la perizia a favore del paziente è stata compilata da Paolo Crosignani, per molti anni direttore dell'Unità operativa complessa Registro tumori ed epidemiologia ambientale dell'Istituto nazionale tumori di Milano. Come ha più volte ribadito pubblicamente l'esperto, le perizie riguardano un caso singolo e non sono in alcun modo indicative di un rischio generalizzato. Nel caso specifico si trattava di una persona che ha utilizzato i cellulari di prima generazione (che emettevano molte più onde a RF) per ragioni professionali e per molti anni di seguito. Non solo: ha utilizzato il cellulare nell'abitacolo della propria automobile (dove le onde si disperdono poco) e in un periodo storico in cui i ripetitori erano ancora rari (come abbiamo detto, più numerosi sono i ripetitori, minore è la quantità di energia emessa dal cellulare e più sicura risulta la tecnologia).

Il perito ha ritenuto, alla luce della letteratura che dimostra un possibile nesso tra neurinoma dell'acustico e uso intensivo di vecchi cellulari, di poter ravvisare un nesso di causa ed effetto, e di conseguenza il giudice ha stabilito un indennizzo per malattia professionale. È bene ricordare che il neurinoma dell'acustico è un tumore benigno, ma può comunque indurre sordità dal lato in cui insorge. Queste sentenze, quindi, non dicono in alcun modo che i cellulari sono cancerogeni in tutti i casi, ma solo che in un dato preciso individuo e in particolari circostanze è ragionevole ipotizzare che il neurinoma dell'acustico possa essere stato provocato dall'uso di cellulari di vecchia generazione. 

Come deve comportarsi una persona che vuole minimizzare i rischi?

I cellulari di moderna concezione sono molto più sicuri di quelli vecchi e l'aumento dei ripetitori sul territorio rende la tecnologia meno rischiosa.

Nonostante ciò è bene prendere qualche precauzione, come evitare di utilizzare il cellulare per molte ore di seguito a diretto contatto con l'orecchio, preferendo l'uso di auricolari. Inoltre è bene non tenere l'apparecchio sul corpo (per esempio nella tasca dei pantaloni) ma riporlo nella borsa o nella giacca.

Cosa dicono le autorità?

L'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell'OMS (IARC) ha classificato le onde a RF tra i "possibili carcinogeni umani" sulla base delle prove ancora limitate di una relazione con i tumori cerebrali (e della mancanza di prove di un legame con altri tipi di tumori). Altre agenzie statunitensi come l'Environmental Protection Agency (EPA) o il National Toxicology Program (NTP) hanno scelto di non classificare i cellulari tra i carcinogeni potenziali.

Allo stesso modo si comportano finora la Food and Drug Administration (FDA) e i Centers for Disease Control di Atlanta (CDC). Il National Cancer Institute statunitense (NCI) e Cancer Research UK (CRUK) ritengono che ulteriori ricerche siano necessarie per valutare complessivamente gli effetti dei cambiamenti tecnologici e nel frattempo considerano i cellulari sicuri se utilizzati con gli auricolari.

 

                                                                                  A cura di AIRC

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Roberto Pioppo

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