Sanità - 26 novembre 2017, 06:00

Lo stress provoca il cancro?

Ritornano i consigli dell'AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro), che impreziosiscono la nostra rubrica

Lo stress provoca il cancro?

 

Ritornano i consigli dell'AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro), che impreziosiscono  la nostra rubrica .

Buona lettura!! Roberto.

 

Lo stress provoca il cancro?

NO, anche se alcune ricerche di base suggeriscono che l'esposizione ad alti livelli di stress cronico possa modificare i vasi linfatici e l'angiogenesi, favorendo la diffusione di metastasi.

In sintesi

·         Gli studi epidemiologici disponibili sono pochi e di scarsa qualità ma al momento non hanno riscontrato una relazione tra stress cronico e rischio di ammalarsi di tumore.

·         Alcuni studi in cellule isolate e in animali di laboratorio dimostrano che lo stress cronico modifica la permeabilità dei vasi linfatici e favorisce l'angiogenesi, rendendo più facile la disseminazione di metastasi.

·         Malgrado questi dati biologici, gli studi epidemiologici disponibili non mostrano un impatto dello stress sulla prognosi della malattia.

·         Vi sono invece prove che dimostrano che lo stress favorisce comportamenti non salutari e può, in alcuni casi, incidere sulla qualità di vita del malato.

Per approfondire

Da tempo si sospetta che lo stress, soprattutto quando raggiunge livelli insolitamente alti per periodi molto prolungati, contribuisca ad aggravare il cancro e a peggiorare la prognosi, mentre appaiono tuttora infondate le ipotesi secondo cui esso avrebbe anche un ruolo nel causare la malattia o nel favorire le ricadute.

Quali sono gli effetti dello stress?

Lo stress è un'esperienza tra le più comuni e quando non raggiunge il livello di guardia può avere un'importante valenza positiva sulla vita di ciascuno di noi, poiché accresce i livelli di attenzione e consente di migliorare le proprie performance, per esempio sul lavoro. L'effetto positivo delle "piccole dosi" di stress, tuttavia, può annullarsi e anzi diventare negativo quando lo stress cresce e permane a lungo senza consentire all'individuo di tirare adeguatamente il fiato. In questo caso, quando cioè lo stress diventa "cronico" e i livelli di adrenalina e noradrenalina rilasciati sono costantemente elevati, si possono alterare altri mediatori metabolici, come gli ormoni in circolazione, contribuendo a far salire la pressione arteriosa e portando alla comparsa di disturbi come ansia e depressione, disturbi gastrointestinali e persino infertilità. E anche il sistema immunitario può risentirne.

Quale ruolo ha nell'insorgenza del tumore?

Per quanto riguarda il cancro, allo stato attuale non c'è alcuna ricerca che abbia dimostrato in maniera convincente un legame tra esposizione allo stress - per quanto intenso e prolungato - e l'insorgenza di una neoplasia. In passato alcuni studi, condotti in piccoli gruppi di donne con una metodologia non molto affidabile (che consisteva per esempio nel chiedere a posteriori, a donne già malate, se ricordavano di aver sofferto di stress prima della diagnosi) avevano suggerito una relazione, che però non è stata confermata: numerose ricerche condotte in campioni più ampi, con l'uso di metodologie statistiche assai più affidabili e convincenti, non hanno mostrato alcun rapporto tra stress e rischio di cancro. Per esempio nel 2013 un'ampia metanalisi (che prende in esame tutte le ricerche di buona qualità pubblicate sull'argomento e rianalizza tutti i dati ottenendo una risposta molto più affidabile, perché basata su un numero molto grande di soggetti) ha verificato l'effetto dello stress in più di 116.000 uomini e donne residenti in vari Paesi europei, che sono stati seguiti per oltre 12 anni. Il risultato indica che non c'è nesso tra lo stress e il rischio di tumore a intestino, polmone, seno o prostata.

Quale ruolo ha nella diffusione di metastasi e nelle ricadute?

Nella primavera del 2016 la rivista Nature Communications ha pubblicato un importante studio sulla relazione tra stress e cancro. In esperimenti che hanno coinvolto animali di laboratorio, un gruppo di ricercatori australiani ha scoperto un meccanismo biologico attraverso cui lo stress incide sul sistema linfatico dei topi colpiti da tumore, favorendo una più rapida diffusione delle cellule metastatiche. Si tratta però di uno studio di base, su modello animale, e non di uno studio epidemiologico sui malati. Un ampio studio epidemiologico sugli esseri umani, che ha sistematicamente analizzato gli studi sulla relazione tra stress e ricadute, pubblicato nel 2014 su Cancer Nursing, ha concluso che il nesso non c'è, almeno se si vanno a guardare i grandi numeri.

Esistono effetti indiretti da cui guardarsi?

Ci sono tuttavia da considerare altri aspetti per cui è importante fare il possibile per limitare e lo stress e imparare a gestirlo al meglio. E questo vale se si è sani, ma ancor più se si è malati di tumore. Infatti lo stress è spesso corresponsabile di comportamenti poco salutari - come l'abuso di alcolici, il fumo di sigarette o gli eccessi alimentari - che sono a loro volta associati in modo più o meno diretto con il rischio di cancro. Inoltre gli studi di laboratorio, negli animali, segnalano un effetto negativo dello stress sulla prognosi, con un aumento del rischio di metastasi. Anche numerosi esperimenti condotti in cellule umane isolate hanno dimostrato che l'adrenalina -prodotta dall'organismo in situazioni di stress - promuove l'angiogenesi , ovvero lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni che rendono possibile la crescita del tumore e la comparsa di metastasi. Ovviamente anche la malattia, con i problemi che comporta sul piano fisico, psicologico e sociale, è un fattore di stress in sé, sia per chi ne è colpito sia per chi assiste e condivide le giornate dei pazienti. Adottare le contromisure per limitare lo stress diventa quindi determinante.

Anche se le dimostrazioni di un eventuale effetto negativo dello stress nel peggiorare l'andamento della malattia non sono ancora del tutto convincenti, alcuni studi segnalano il rischio che i malati soggetti a stress eccessivo finiscano per perdere la speranza e si sentano abbandonati a se stessi. Questa situazione a sua volta appare associata a un aumento del rischio di morte, attraverso un meccanismo ancora poco compreso, che potrebbe dipendere dall'abbandono parziale o totale delle terapie. D'altra parte mancano anche sufficienti prove (soprattutto perché mancano gli studi) che nei malati di tumore una gestione efficace dello stress migliori anche la prognosi e la sopravvivenza, o abbia effetti sul rischio di ricadute a distanza di tempo.

Come gestire lo stress in pratica?

Se i dati sulla relazione biologica tra stress e tumore sono ancora poco chiari, sono invece molto chiari quelli degli studi sulla qualità di vita delle persone e soprattutto dei malati. Contrastare lo stress con gli strumenti psicologici e farmacologici (quando necessario) migliora sicuramente il benessere generale. Tra gli interventi di tipo psicoterapeutico efficaci sullo stress ci sono le terapie cognitivo-comportamentali e alcune tecniche di rilassamento come il training autogeno e la mindfulness (una sorta di meditazione basata su presupposti neuroscientifici). Il medico può anche prescrivere, per brevi periodi e in presenza di stress intenso, farmaci ansiolitici come le benzodiazepine.

Infine, nei casi più lievi, lo stress può anche essere gestito con interventi non medici: lo yoga e il tai chi-chuan sono discipline che aiutano a controllare lo stress, ma anche attività come il canto e, in generale, la socializzazione, riducono i livelli di ormoni dello stress nell'organismo.

 

                                                                                                              a cura di  AIRC

 

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Roberto Pioppo

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