Economia - 21 novembre 2017, 17:56

Rilancio dell'internazionalizzazione delle PMI italiane: intervista a Stefano Vergani, presidente Aisom

Nonostante la crisi abbia generato un deciso sconvolgimento a livello strutturale nel tessuto produttivo italiano, essa rappresenta al tempo stesso l'artefice di un cambiamento che apre a nuovi scenari e a nuove opportunità di rilancio per le piccole e medie imprese.

Rilancio dell'internazionalizzazione delle PMI italiane: intervista a Stefano Vergani, presidente Aisom

Il rilancio dell'internazionalizzazione delle PMI italiane è solo una chimera? Oggi più che mai, l'internazionalizzazione per le imprese italiane è diventata non solo una scelta ma una necessità. E' utopico pensare di poter rimanere ancorati al mercato interno e magari sperare in una crescita. La stagnazione del mercato nel nostro paese, ha messo in ginocchio la maggior parte delle piccole e medie imprese italiane, costringendole a doversi reinventare e a trovare dei nuovi percorsi che permettano di sopravvivere e, se possibile, di crescere in un contesto dove le condizioni ambientali sono mutate profondamente.

Nonostante la crisi abbia generato un deciso sconvolgimento a livello strutturale nel tessuto produttivo italiano, essa rappresenta al tempo stesso l'artefice di un cambiamento che apre a nuovi scenari e a nuove opportunità di rilancio per le piccole e medie imprese. Tra le tante sfide vi è sicuramente l’internazionalizzazione, che consente alle imprese di commercializzare i propri prodotti non solo sul mercato domestico, ma anche sui mercati esteri, cercando nuove opportunità di sopravvivenza. Si tratta di un percorso indubbiamente ostico e impegnativo in termini di risorse, ma la possibilità di esportare il Made in Italy conferisce ai prodotti delle nostre imprese elevata competitività.

Per saperne di più sul percorso che debbano intraprendere le nostre piccole e medie imprese nell'ambito dell'internazionalizzazione, ci spiega l'argomento il Presidente di Aisom (Associazione per le imprese), Stefano Vergani.

Su quali modelli si potrà basare il processo di internazionalizzazione delle PMI? Basilare sarà progettare in ogni PMI un piano per l'internazionalizzazione partendo da alcune domande primarie: 1) perchè vogliamo andare all'estero;2)con quali prodotti/servizi;3)come ci vogliamo andare  e con chi e dove. Partendo da queste prime domande bisogna poi determinare un team di lavoro che costituisca lo zoccolo delle risorse interne ( ed eventualmente sterne ) per la progettazione del piano e la sua messa in esecuzione, compresi i naturali aggiustamenti del caso”.

Esiste una strategia che possa consentire all’impresa di raggiungere e mantenere un posizionamento sui diversi mercati di sbocco? La strategia è la risultante di una strategia iniziale ed un costante adeguamento alle mutevoli condizioni economiche dei paesi nel mondo oltre che delle proprie capacita di aggiornare ormai quotidianamente: obiettivi industriali e commerciali, reti distributive, organizzazione e comunicazione (sempre più  strategica), criteri differenzianti (gli schemi di certificazione) e il più corretto supporto informatico. Non dimentichiamoci poi il supporto finanziario, sia quello 'convenzionale' (banche, istituti di finanza, ecc.), che attraverso i tantissimi fondi nazionali ed UE per l'internazionalizzazione che in questi anni sono stati la vera benzina di sviluppo estero sopratutto delle piccole e medie aziende”.

La scelta di questa strategia sarà condizionata dai mercati geografici, dai fattori economici, politici, culturali e demografici? Embarghi improvvisi, rovesciamenti di sistemi politici, crisi economiche del singolo sistema paese...il tutto fa parte di quelle azioni di monitoraggio che sono doverose per prevenire impreviste e dolorose criticità negli investimenti esteri, oltre poi al costante monitoraggio del posizionamento del proprio prodotto/servizio nel paese di destinazione. Spesso però le PMI guardano a mercati complessi e lontani, quando invece non tutti sanno che la maggior parte delle PMI italiane fa grandi affari nella ns. Europa, dove c'è una stabilità costante e meno mutevole, grande apprezzamento dei nostri prodotti e facilità per via della vicinanza della UE e della moneta unica”.

Quale sarà la modalità di penetrazione estera? “Dipende da azienda ed azienda, dalle proprie capacità economiche e dalla reale possibilità di entrare in un paese. Un piccolo consiglio, partirei da esperienze mirate vicine (UE) e con paesi dove sia facile affinare la macchina organizzativa per l'internazionalizzazione. Per quanto attiene AISOM - dopo diverse esperienze non particolarmente positive di aziende socie con agenzie pubbliche e private - abbiamo deciso di costituire un Comitato per l'Internazionalizzazione che opera una selezione molto forte sulle aziende che si propongo di assistere i nostri soci, che vogliono così essere garantiti da fornitori seri (meglio se soci perchè soggetti a controlli e a clausole di etica comportamentale)”.

Sono previste alleanze strategiche Aisom? “Sono state formalizzate diverse alleanze per favorire l'approccio a mercati esteri. Con Lodi export è attivo un protocollo che possa sostenere tutta la parte burocratica delle imprese verso paesi che hanno dogane e sistemi di ingresso molto selettivi o comunque particolari (in particolare se l'azienda che esporta non ha esperienza e risorse adeguate vero l'estero). Poi ci sono alleanze con chi rappresenta un canale importante istituzionale, come ad esempio la CCB cinese (2° gruppo bancario cinese e 4° gruppo bancario mondiale) con la quale abbiamo attivato un matching costruttivo con aziende loro correntiste di ogni settore, interessate a stabilire rapporti industriali, commerciali e finanziari”.

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