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Politica | 20 novembre 2017, 07:11

Non si placa ad Imperia la querelle Amat-Rivieracqua: la partita si gioca anche sul ruolo della Provincia

Barbara Pirero ha più volte sottolineato la mancata vigilanza della Provincia, alla quale, attraverso varie PEC, ha comunicato la situazione, chiedendo altresì quale fosse la capacità economica di Rivieracqua che, ricordiamo, oltre al debito nei confronti di Amat, deve anche acquisire le reti della società, valutate circa 24 milioni di euro

Non si placa ad Imperia la querelle Amat-Rivieracqua: la partita si gioca anche sul ruolo della Provincia

E’ anche sul ruolo della Provincia che si gioca la partita attorno ad Amat e Rivieracqua. Com’è noto la società presieduta da Barbara Pirero lo scorso venerdì ha presentato istanza di fallimento a carico del gestore unico del bacino idrico imperiese, per via del debito da 1,5 milioni di euro relativo alla fornitura di acqua nel dianese.

Il cda di Amat, come atto consequenziale, ha inoltre avanzato alla Regione una richiesta di commissariamento, ad acta, della Provincia, rea di non aver vigilato a sufficienza sulla gestione del servizio idrico integrato. Se accolta, il Commissario Regionale dovrà annullare l’atto di concessione a Rivieracqua e, con molta probabilità bandire una gara a cui potrebbe partecipare il socio privato Iren.

Pirero ha più volte sottolineato la mancata vigilanza della Provincia, alla quale, attraverso varie PEC, ha comunicato la situazione, chiedendo altresì quale fosse la capacità economica di Rivieracqua che, ricordiamo, oltre al debito nei confronti di Amat, deve anche acquisire le reti della società, valutate circa 24 milioni di euro.

La Provincia, a dire di Barbara Pirero non avrebbe risposto alle richieste di spiegazioni, nonostante molti degli organi di indirizzo politico avessero ruoli chiave nella vicenda. A cominciare da Fabio Natta, presidente della Provincia dal maggio 2015, che detiene proprio la delega sull’Ato idrico.

Sui conti di Rivieracqua pesano anche quelli della Provincia e sotto questo aspetto vale la pena di ricordare i ruoli di Domenico Abbo, Consigliere Provinciale con delega al bilancio, e Gianfranca Mezzera, che della Provincia è revisore dei conti dalla fine del 2016, per un compenso di circa 4mila euro annui.

Entrambi fanno parte del Partito Democratico. Abbo è responsabile enti locali all’interno del partito, mentre Gianfranca Mezzera, moglie del revisore dei conti di Carige Fulvio Vassallo (Vassallo ci fa sapere di non essere più revisore dei conti di Carige da circa un anno), oltre che storico uomo di partito, è attualmente capogruppo in Consiglio Comunale.

A seguito degli ultimi sviluppi, il Pd, appoggiato nella sua azione dalla Provincia, ha aperto una forte crisi politica a Imperia, entrando in netto contrasto con l’operato del Sindaco Carlo Capacci, che nella vicenda è un fermo sostenitore di Amat. Capacci, anch’egli membro del Consiglio Provinciale, era stato il primo a chiedere a Rivieracqua la presentazione di un business plan, che potesse chiarire una volta per tutte in che modo la società presieduta da Massimo Donzella, anche lui tesserato Pd, avrebbe potuto prendere in mano la gestione del servizio idrico.

Alla luce dei fatti risulta quantomeno difficile la tesi secondo cui, fino al momento della presentazione dell’istanza da parte di Amat, nessuna delle parti in causa fosse a conoscenza delle intenzioni del cda della società presieduta da Barbara Pirero al cui interno siedono il segretario provinciale Pd Pietro Mannoni (che ha già annunciato le dimissioni) e l’ex segretario cittadino Andreina Puccioni, attuale dirigente del partito con deleghe ad ambiente e acqua.

Mannoni, ricordiamo, era assente al momento del voto, mentre Andreina Puccioni ha votato l’istanza passata all’unanimità. La sua decisione ha scatenato le ire del Pd, e da più parti non sono mancate le voci secondo cui l’ex segretario cittadino avrebbe disubbidito a ordini di scuderia del partito che sono però stati prontamente smentiti, sia dalla stessa Puccioni che da Mannoni. Nella convocazione della riunione del cda, del resto, non era indicato precisamente che si sarebbe votato l’istanza. Questo scagionerebbe i due e il Pd, almeno per quanto riguarda strategie preventive e ordini di scuderia disattesi.

Francesco Li Noce

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