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In Breve

| 19 novembre 2017, 05:30

Un sarto o uno stilista? Walter Dang certamente è entrambi e molto di più

Un uomo che si emoziona di fronte all'arte, un artista egli stesso che sente prepotente dentro di sé il turbamento delle emozioni, della vita

Un sarto o uno stilista? Walter Dang certamente è entrambi e molto di più

Un sarto o uno stilista? Walter Dang certamente è entrambi e molto di più. Un uomo che si emoziona di fronte all'arte, un artista egli stesso che sente prepotente dentro di sé il turbamento delle emozioni, della vita. Un'anima profonda che si approccia al suo lavoro con grande umiltà e serietà, che vede nella donna un essere meraviglioso che va rispettato. Guardare un individuo cercando di scrutarne l'età è una mancanza di rispetto verso quella persona, secondo Walter; per questo motivo i suoi abiti sono pensati per una donna libera dai preconcetti, una donna che non deve necessariamente sedurre, ma solo vivere in equilibrio fra i suoi mille impegni e le sue innumerevoli sfaccettature.

Un essere che va rispettato e che deve avere la possibilità di esprimere se stesso senza maschere.

Venerdì 17 novembre, nel suo atelier in corso Vittorio Emanuele a Torino si è svolta Dialoghi: una discussione condotta da Elena Del Santo, giornalista de La Stampa, incentrata sul confine permeabile tra moda e arte e alla quale sono intervenute le artiste Silvia Beccaria e Chen Li, le cui opere sono attualmente esposte nelle vetrine della boutique, insieme alla nuova collezione Equilibrio di Walter Dang.  

Quando ha capito che avrebbe fatto lo stilista? Che questa era la strada che avrebbe perseguito? Ricorda un episodio o un evento particolare in merito?

Ero molto giovane, adolescente. Mi è stato regalato un libro su Pierre Cardin, i disegni mi hanno commosso e si può dire che ho avuto una vera e propria rivelazione. La mia mamma era contraria alla scelta di questo mestiere ma io sapevo che la mia strada era questa.

Come ha cominciato? Chi l'ha ispirata?

Ho deciso che sarei partito dall’inizio, ovvero dalla sartoria. All’età di 16 anni ho seguito il corso biennale di sartoria e taglio per uscirne con il diploma di Tailleur (esperto in taglio e in sartoria). Ho continuato per 5 anni gli studi nell’industria dell’abbigliamento per essere confermato come tecnico superiore e ho finito in una scuola di stile in Spagna. Questo per dire che la creatività in questo lavoro è importante, ma dietro c’è tanto studio e impegno. In questo posso dire che sono stato ispirato dai sarti più che dagli altri stilisti: prima di tutto un capo deve essere perfetto.

Dell'esperienza con Pierre Cardin cosa le è rimasto? (Quali sono stati i suoi insegnamenti?)

Un maestro non insegna. Siamo noi che dobbiamo essere capaci di assorbire quello che ci serve per crescere. Quando lavori con un maestro sei solo un assistente anche se partecipi alla creazione della collezione.

Che cosa l'ha portata a Torino? Come mai questa scelta?

Torino è una città dove la storia dell’Italia è raccontata ad ogni angolo. Dall’arte ai movimenti sociali, dall’artigianato all’industria. Ho sentito dentro di me che questa città sarebbe stata il luogo ideale per aprire la mia boutique e maison di moda e sono convinto ancora oggi che, dopo tredici anni, questa sia stata la città giusta per me: internazionale ma a misura di persona.

Chi cuce la collezione Walter Dang? E' vero che le grafiche che vediamo sui capi sono realizzati a mano da lei?

La collezione è pensata da me ma ho ovviamente dei collaboratori. Da solo sarebbe impossibile oggi. Tutta la mia produzione è sviluppata internamente nell’azienda e possiamo dire che è 100% Made in Torino! Sì le grafiche sono disegnate da me anche se per lungo periodo non mi è piaciuto disegnare: gli abiti mi piace crearli direttamente con il tessuto in mano. Ma devo dire che i disegni che si ritrovano sulle T-shirt, maglie e camicie mi hanno ridato la voglia di rimettermi a disegnare e dipingere. Per l’estate prossima troveremo sulle maglie le mie pitture perché la pittura è una ricerca di sintesi e di verità.

Quanto tempo dedica al suo lavoro?

Dedico la mia vita. Il mio lavoro fa parte dell’equilibrio della mia esistenza.

Di cosa si sta occupando in questo momento? Quali sono i suoi progetti/programmi futuri?

Prima mi piaceva parlare del futuro ma ora preferisco farlo scoprire, altrimenti che sorpresa è?

[Ride]

Cosa consiglia agli stilisti emergenti? Alcuni di loro pensano di dover essere "strani" a tutti i costi, lei cosa ne pensa?

Strano, mi sento sempre emergente ad ogni collezione: ogni stagione è sempre una nuova avventura... Il mio consiglio ai ragazzi che vogliono intraprendere questo mestiere oggi è di rimanere quelli che sono senza farsi fregare da chi dice che gli stilisti devono essere strani per essere notati, confondendo così l’essere strani con la personalità.

Chi o cosa ispira le sue collezioni?

Tutto. Non mi fermo ad un solo concetto. Sarebbe stupido da parte mia. Mi piace la mia vita e mi piace quello che mi circonda e mi piace approfondire anche alcune problematiche più serie. Le mie collezioni sono dei racconti e faccio in modo che questi siano sempre diversi: in questi 14 anni c’è stata sempre diversità dei temi e degli stili ma sempre con il mio personale modo di interpretarli.

Qual è la sua missione, cosa vuole comunicare col suo lavoro?

Per me non è una missione fare moda. È un mestiere e lo faccio nel mio angolo di corso Vittorio con sincerità.

 

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