Al Direttore - 16 novembre 2017, 12:50

Imperia: quando Olioliva era di là da venire, alcune riflessioni di Pierluigi Casalino

"Ci fu un tempo in cui davvero Imperia era la capitale mondiale dell'olio e senza se e senza ma..."

Imperia: quando Olioliva era di là da venire, alcune riflessioni di Pierluigi Casalino

"OLIOLIVA era ancora di là da venire, ma ci fu un tempo in cui davvero Imperia era la capitale mondiale dell'olio e senza se e senza ma. E il discorso non era soltanto taggiasca, ma organizzazione e potenza del settore olivicolo di questa provincia. Erano i tempi in cui Imperia non era ancora capoluogo,ma anche poco dopo, e pur tuttavia già i segni della crisi erano presenti e chi di olio viveva aveva colto il senso di un declino che poi si sarebbe rivelato inarrestabile. E ciò, nonostante le attuali capacità e, purtroppo, mere speranze che un evento come quello di OLIOLIVA e dintorni suscita. Non mancano, è vero, affermazioni e possibilità, ma ogni anno si impone una seria riflessioni sul futuro di questa nostra risorsa.

Per tornare al passato, ma anche per comprendere l'oggi, non è male citare qualche considerazione passata dell'Istituto Sperimentale per l'Olivicoltura e l'Oleificio di Imperia: 'L'olivo si coltiva nella Liguria di ponente fin da remotissima data: sembra infatti accertato, infatti, attraverso documentazione storica, che l'importazione dell'olivo nella regione ligure sia avvenuta nel settimo secolo: forse anteriormente a tale epoca può datarsi l'atto di nascita dell'olivicoltura ligure, per quanto rimanga il settimo secolo quello precisato dalla documentazione storica aldilà delle alterne vicende, l'organo olivicolo, si intrattiene sulla storia delle coltivazioni che hanno subito nel tempo il capriccio delle popolazioni e delle stesse leggi dell'economia agraria'

Infatti sembra che per tre volte l'olivo abbia ceduto il posto ai cereali, alla vite e persino al bosco ed abbia finito con l'affermarsi sulle altre colture, con l'ultima grande estensione tuttora in piedi, che vuol farsi risalire al 1200-1300. "La storia ha del resto un valore puramente letterario: poco importa a noi se la ricchezza olivicola ci sia stata data da un secolo o da dieci secoli! L'importante si è che l'olivo abbia trasformato in terreno fertile le nude rocce rocce d'un tempo e che ora lo si consideri come principale fonte di benessere agricolo da potenziare e da difendere". "L'olivicoltura in questa provincia è stata creata con immani sacrifici, con lavoro improbo, con sudori senza confronti, da questa sobria e laboriosa popolazione, che con tenacia ha saputo trasformare il suolo montagnoso e brullo in un colossale lavoro di terrazzamento, il solo mezzo per creare e mantenere la terra, per fare della roccia ambiente adatto alla vita delle piante... dalla guerra europea (prima guerra mondiale, cioè) ad oggi (anni Venti e Trenta del XX secolo), l'oliveto ha subito una notevole diminuzione verificandosi il fenomeno della distruzione di oltre quattromila ettari di oliveto, di circa il 17% dell'intera estensione, per produrre legna da ardere... da qualche anno l'olivicoltura della provincia, come quella di altre regioni italiane, è andata deperendo a misura impressionante ed anzi le statistiche ufficiali segnano per la nostra provincia produzioni minime di olive, con rendimenti in olio pure bassi. Le cause dell'attuale crisi degli oliveti nostri vanno seriamente considerate perché debbono guidarci nel suggerire i rimedi per potenziare questa coltura... Si deve alla rinomanza degli olii fini di riviera lo sviluppo raggiunto dal commercio dell'olio di oliva nella nostra provincia e l'affermarsi delle nostre maggiori marche commerciali nei maggiori mercati esteri. L'olivicoltura (nonostante ciò) è realmente in decadenza. Vi sono però lodevolissimi esempi di buona coltivazione e in effetto in qualche Comune della provincia si è raggiunto un certo progresso... le cause dell'improduttività possono essere riassunte in errori dei vecchi impianti degli oliveti e vecchiezza degli olivi, siccità frequente".

Giova, in particolare, ricordare il contenuto di una nota del 28 luglio 1927 della Federazione Industriale Ligure dell'epoca, indirizzata al Prefetto di Imperia:'Poiché siamo informati che gli Olivicoltori appoggiati dalle Associazioni degli Agricoltori insistono presso il Governo Nazionale per la sospensione della temporanea importazione, crediamo bene fare conoscere a V.S., i dati accertati da questa Camera di Commercio, perché veda quale somma di interessi gli Olivicoltori pretenderebbero di scombussolare per rimediare ad una momentanea stasi del mercato oleario dipesa dalla rivalutazione della lira, stasi ormai in via di essere superata, giacché l'approvvigionamento del consumo riprende, il mercato è in via di aumento e prezzi si elevano. Preghiamo pertanto V.S ad insistere nuovamente presso i competenti ministeri a Roma, perché l'attuale assetto doganale non ia turbato in alcun modo, e in occasione delle modifiche delle tariffe ferroviarie, siano trattati come commestibili tutti gli olii d'oliva lampanti o comunque raffinabili. Riferendoci a nostro precedente memoriale riguardante i fusti di ferro vuoti ammessi in temporanea importazione in Ispagna, preghiamo V.S. a nuovamente interessare il Nostro Governo perché ottenga dal Governo Spagnolo il temperamento chiesto nell'esigere l'impressione sui fondi dei fusti di ferro, tanto più che nel prossimo anno prevedesi un buonissimo raccolto in quella nazione e da essa dovremo principalmente dipendere per il rifornimento della nostra esportazione'.

Pierluigi Casalino”

Redazione

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