Primo indovinello
Vedo una bella vetrina. Entro nel negozio: sono le 12.20 di domenica.
Il titolare, anziché guardarmi storto e chiudere le luci - un cliente all’ora di pranzo? Che rompiscatole! - si prodiga in accostamenti di colori e tessuti che infine mi portano ad acquistare non solo il maglione che avevo notato da fuori, ma anche un altro maglione e un paio di pantaloni.
Dove siamo? Ad Alassio, Sanremo magari, o Milano?
No, a Pieve di Teco.
Secondo indovinello
Passeggiata postprandiale della medesima domenica (indizio: siamo sempre nell’entroterra, località discretamente umida e foriera di abbuffate in tipica locanda). Conosco per caso due olandesi, spilungoni iperattivi, un lui e una lei, che stanno ristrutturando un ex mulino molto grande, di pietra sul fiume, da trasformare in abitazione e alloggio turistico. Sembra di entrare in una rivista del country chic, rustico elegante, contaminato da elementi postindustriali e accenni barocchi.
Dove siamo? A Dolceacqua, Borgomaro, sulle colline dei Cotswolds inglesi, in Provenza?
No, a Lavina.
Conclusioni
Quando si parla del connubio Imperia-turismo, mi viene da ridere. A Imperia di domenica ti puoi anche sparare in un piede, tranne quando c’è OlioOliva, naturalmente.
Se i paesi dell’entroterra fossero curati con un decimo della passione che ci stanno mettendo quei due olandesi, evidentemente innamorati dei nostri luoghi, i Cotswolds ci farebbero un baffo.
Se per fare acquisti di domenica devo andare a Pieve di Teco, vuol dire che 1) le vie dello shopping sono più mutevoli di un Alien e 2) ci sono dei borghi con un potenziale economico, culturale e turistico talmente inespresso, da rasentare l’incredibilmente sottovalutato.