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In Breve

| 16 ottobre 2017, 17:00

A proposito di Nizza

Il Mamac di Nizza

Il Mamac di Nizza

A proposito di Nizza, ho visto quattro soldati pattugliare la Promenade des Anglais in uno splendido sabato autunnale che pareva di luglio; sullo sfondo, un blu così intenso da ricordare la tonalità oltremare dei monocromi dipinti da Yves Klein, blu molto profondo e brillante perché l’artista voleva annullare i confini tra cielo e acqua, tra lo spazio reale e quello percepito, voleva tendere alla purezza dell’infinito.

À propos de Nice: 1947-1977 è il titolo della mostra che terminerà il 22 ottobre al Mamac, Museo d’arte moderna e contemporanea, da non perdere per gli appassionati del genere, siete ancora in tempo per una gita fuori porta in Costa Azzurra (mi sono trovato al Mamac quasi per caso: una di quelle divagazioni culturali non pianificate, capaci di risvegliare la nostra curiosità con installazioni, pitture, video, provocazioni).

Così ho scoperto che Nizza, verso la fine degli anni ’50, ha originato una corrente artistica - École de Nice - in perenne dialogo satirico-distruttivo con la cultura di massa del tempo, una scuola che traeva spunto dai colori, dalle luci, dalle consuetudini del turismo sulla French Riviera, si nutriva delle contraddizioni espresse dalla società opulenta, abbronzata, super-consumista, finendo per travolgerla, interpretarla, deriderla.

Potrete vedere diversi accumuli di oggetti: le fiche del casinò in una teca di plexiglas, una venere trasparente riempita di mani di manichini, rifiuti plastici colorati, riuniti in sculture improbabili, ex voto con rosari, madonnine, ritagli di pin-up, foto di famiglia, souvenir e bocce di neve, tributo laico e irriverente alle domande sul senso dell’esperienza artistica e sull’utilità/inutilità delle cose che ci circondano.

Le carrozzerie di automobili sfasciate e compresse, il blu speciale di un orizzonte che non è un orizzonte, tele incatramate, la ricostruzione di una spiaggia immaginaria vagamente kitsch, pannelli di legno scolpito con profili d’alberi e seni nudi, cianfrusaglie incollate su dei pannelli-bersaglio che l’artista colpiva ripetutamente con i pallini di una carabina, facendo esplodere sacchetti di vernice, i resti confusi ma non troppo di una stanza distrutta a colpi d’accetta…

Sono tanti gli autori di cui ho sommariamente descritto le gesta epiche o assurde o divertenti o deliranti, da Cèsar a Niki de Saint Phalle, passando da Arman, Claude Gilli, Martial Raysse e altri, di cui non ricordo più né il nome né i contorni delle rispettive opere o pseudo tali. Di certo, non avrei mai immaginato che una salubre passeggiata sotto il sole di Nizza, settant’anni fa, potesse ispirare una simile concatenazione di visioni ossessive.

Luca Re

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