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Al Direttore | 17 settembre 2017, 08:37

La storia della chiesa di Santa Margherita a Poggio di Sanremo raccontata dallo studioso Andrea Gandolfo

"Separata dalla chiesa di San Siro per diventare parrocchia autonoma nel 1452, la chiesa di Santa Margherita, venne consacrata solennemente dal vescovo di Albenga Leonardo Marchese il 10 settembre 1488..."

La storia della chiesa di Santa Margherita a Poggio di Sanremo raccontata dallo studioso Andrea Gandolfo

"Egregio Signor Direttore,

separata dalla chiesa di San Siro per diventare parrocchia autonoma nel 1452, la chiesa di Santa Margherita, a Poggio di Sanremo, venne consacrata solennemente dal vescovo di Albenga Leonardo Marchese il 10 settembre 1488. Notevolmente ingrandito nel corso del XVII secolo, l’edificio sacro conserva una serie di pregevoli dipinti della scuola ligure del Settecento, tra cui uno attribuibile a un pittore formatosi nella cerchia di Maurizio Carrega. Per riassumerne le vicende storiche e artistiche, Le invio questo mio breve contributo:

L’attuale chiesa di Poggio non conserva alcuna traccia della cappella medievale originaria, che doveva essere contraddistinta da un’agreste semplicità in sintonia con la modesta struttura architettonica che ancor oggi costituisce un elemento qualificante dell’antico nucleo abitato del paese. A causa della lontananza da Sanremo, nel 1452 gli abitanti di Poggio chiesero ufficialmente al vescovo di Albenga, dal quale dipendeva allora il territorio sanremese, l’autorizzazione a staccare la loro chiesa succursale da quella di San Siro.

Il 9 novembre dello stesso anno, ricevuto il consenso alla scissione da parte del preposito di San Siro, i tre arbitri eletti per risolvere la questione della separazione nelle persone di Leonardo De Stadiani, Giovanni De Camporati e Lazzaro Guidario, decretarono solennemente - con atto rogato dal notaio Luca Corso di Albenga - che la chiesa di Santa Margherita di Poggio fosse separata, con i suoi proventi e diritti di decime, dalla matrice di San Siro, esonerando contestualmente gli abitanti di Poggio dal pagamento generale delle decime a San Siro, ma obbligandoli a corrispondere un censo annuale di dieci fiorini al prevosto di Sanremo.

L’elevazione alla dignità parrocchiale della chiesa poggese attesta comunque in modo inconfutabile la particolare rilevanza assunta dal borgo dell’entroterra sanremese in ambito locale, soprattutto in considerazione dell’importanza delle vie di comunicazione verso Ceriana e Baiardo, oltreché verso le principali direttrici della transumanza.

Nello stesso anno dell’assunzione del titolo parrocchiale, l’edificio venne sottoposto ad un primo rifacimento con notevole ampliamento della struttura architettonica della chiesa, che fu solennemente consacrata dal vescovo di Albenga Leonardo Marchese il 10 settembre 1488.

Le condizioni strutturali dell’edificio rimasero tuttavia ancora alquanto precarie, come chiaramente attestato dalle disposizioni emanate nel 1586 dal visitatore apostolico Nicolò Mascardi, il quale prescrisse che le pareti fossero imbiancate di calce e che il suolo connesso di lastre tombali venisse lastricato con pietre.

Nel 1590 furono eseguiti altri lavori di restauro, mentre tra il 1639 e il 1645 venne portato a termine un intervento più massiccio con la realizzazione del nuovo coro, il rafforzamento dei muri a levante, l’ampliamento della sacrestia e soprattutto l’allungamento del corpo della chiesa fino ad occupare i sedimenti di case situati nella parte retrostante dell’edificio, scavalcando in tal modo la strada attigua che però è rimasta tuttora agibile sebbene sia coperta da una serie di archivolti.

Il 31 dicembre 1638 i consoli di Poggio avevano intanto chiesto al Comune di Sanremo dei sussidi per effettuare alcuni restauri nella canonica che risultava pericolante, ma solo il 22 agosto 1692 il Consiglio comunale sanremese esaminò i disegni per il ripristino della chiesa poggese, concedendo quindi cinque anni dopo un finanziamento di 75 lire per l’esecuzione dei lavori di consolidamento della struttura architettonica dell’edificio. Soltanto a partire dal Settecento la chiesa divenne però oggetto di un profondo rinnovamento con la realizzazione di un’abbondante decorazione plastica in stucco e dei dipinti delle cappelle laterali.

Attualmente la chiesa si presenta come un edificio a navata unica secondo le tradizionali forme dell’età barocca, con sei cappelle laterali, tre per lato, ciascuna dotata di un altare, anticamente sottoposto alla giurisdizione delle compagnie. Gli altari laterali presentano il muro di fondo ancora decorato a stucco, con cornici parzialmente dorate e sormontate da putti, al cui interno sono collocati dipinti del Sei-Settecento, mentre le mense sono state parzialmente cambiate o integrate. Anche il portale d’ingresso, recentemente recuperato, rappresenta un cospicuo esempio della produzione lignea della seconda metà del Settecento.

Tra le tele più significative si annoverano quella raffigurante Santa Caterina e l’Angelo Custode in adorazione della Madonna del Buon Consiglio, opera realizzata da un ignoto pittore della Liguria occidentale nel XVIII secolo alla maniera di Maurizio Carrega, collocata sopra l’altare della prima cappella sul lato sinistro della navata centrale; il dipinto Ritrovamento della Croce, realizzato da uno sconosciuto pittore ligure del Seicento, fissato sopra l’altare della seconda cappella e recentemente restaurato; La morte di san Giuseppe, opera della seconda metà del Settecento di ignoto artista del Ponente ligure, ubicata nella terza cappella sul lato destro della navata; la Madonna con Gesù Bambino, san Giuseppe, san Paolo e san Giacomo, eseguita da uno sconosciuto pittore della Liguria occidentale nella seconda metà del XVII secolo, situata sulla parete di fondo della prima cappella, e San Giovanni Battista, realizzato da un anonimo pittore ligure del Novecento e posto sul lato destro della prima cappella.

L’area presbiteriale è occupata invece da un altare marmoreo di epoca settecentesca, sul quale è posto un prezioso Crocifisso ligneo. La zona del retrostante spazio riservato ai cantori è arricchito da un artistico coro settecentesco in legno di noce decorato nelle cimase scolpite da piccoli tondi con stampe di santi. Sul muro di fondo è riprodotta l’effigie della santa titolare della chiesa, La gloria di santa Margherita, realizzata nell’ultimo quarto del Settecento da un pittore formatosi nella cerchia di Maurizio Carrega, e racchiusa in una cornice a stucco parzialmente dorata e ornata con figure angeliche, collocabile nell’ambito del completamento della decorazione settecentesca della chiesa, con evidente riferimento ad un linguaggio influenzato dal classicismo barocco di matrice romana. 

Nella sacrestia, ricavata all’interno di una stanza sul fianco destro dell’edificio, sono inoltre collocate due opere di notevole interesse: un San Vincenzo de’ Paoli, realizzato da un ignoto pittore ligure della prima metà del XVIII secolo, e un Angelo Custode e santo cardinale, eseguito da un anonimo artista ligure nella prima metà del Seicento.

Nella chiesa sono custodite anche una statua della Vergine del Rosario, quasi sicuramente commissionata dalla locale Compagnia del Rosario e realizzata nella seconda metà del XVII secolo da un ignoto artista genovese per essere collocata nella nicchia sopra l’altare della terza cappella sul lato sinistro della navata centrale, e una scultura raffigurante la Madonna Immacolata, eseguita in una bottega genovese nel corso del Settecento e posta in una nicchia al di sopra dell’altare della seconda cappella sul lato destro della navata. In controfacciata, all’interno di una cantoria lignea, è posto infine un organo fabbricato nel gennaio del 1884 dagli organari di Novara Paolo e Luigi Mentasti, autori di almeno altri otto strumenti, tra esistenti e noti soltanto tramite le fonti documentarie, sparsi in vari edifici sacri della diocesi intemelia.

Dott. Andrea Gandolfo - Sanremo".

Redazione

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